Ultime della sera: “Antologia di Spoon River”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
02 Marzo 2021 20:08
Ultime della sera: “Antologia di Spoon River”

di Danilo MARINO Tutti sappiamo che una delle difficoltà nell’apprendimento delle lingue straniere sono i cosiddetti ‘falsi amici’. Si tratta di quei vocaboli che mostrano assonanza con termini italiani, ma hanno un significato diverso, a volte addirittura opposto: per esempio l’inglese ‘cold’, od il corrispondente tedesco ‘kalt’, che significano il contrario dell’italiano ‘caldo’. D’altro canto, i maggiori problemi s’incontrano non tanto negli idiomi di diverso ceppo, ancorché parzialmente contaminati dal latino, come l’inglese, bensì proprio con le lingue neo-latine, in particolare il castillano, generalmente conosciuto, ancorché impropriamente, come ‘spagnolo’: non esiste lo spagnolo, in Ispagna si parlano almeno 4 lingue, anche molto diverse fra di loro: oltre al castillano, abbiamo il poco noto gallegano assieme ai più famosi, ed alquanto differenti, catalano e basco.

Tuttavia, il castillano, oggi, è la lingua più diffusa al mondo; non la più parlata, che quella è, probabilmente, ancora il mandarino cinese, ma senz’altro la più capillarmente cosparsa sul pianeta, non essendoci angolo ove, per trarsi d’impaccio, non si possa chiedere ‘habla usted espanol?” (al mio PC no: gli manca la ‘egne’ giusta). Per tale motivo nessuno vorrà mai sapere da un sudamericano, un filippino, un californiano, financo da un centro-africano della Guinea equatoriale se parla castillano: lo metterebbe in confusione; vada per lo spagnolo! Ad ogni modo, è proprio cercando di parlarlo, nell’illusione che basti aggiungere la ‘s’ in fine alle parole continuando a parlare italiano, che si prendono gli abbagli più divertenti: una donna ‘embarazada”, per esempio, non sarà a disagio, magari per qualcosa che le hai detto, ma è in dolce attesa.

Al ristorante, poi, possono scoppiare tragedie fin dall’oliera, che cercherete invano, nonostante sia lì, in bella mostra, con la sua bella scritta: “aceite”, (dall’arabo zayt); quindi se è aceto quello che vorrete versare sull’insalata dovrete usare l’altra boccetta, quella con la scritta ‘vinagre’; del resto, se compare solo l’iniziale, la ‘v‘ , con quella andrete sul sicuro per l’aceto anche in inglese e francese (vinegar e vinaigre, rispettivamente). E non vi venga in mente di chiedere del burro a colazione, perché, anche se lo spezzatino d’asino, una specialità piemontese, è squisito, sarà meglio spalmare di mantequilla le fette biscottate che accompagneranno il vostro caffè anche in Ispagna.

Con lo spagnolo potremmo continuare all’infinito; ma il problema dei falsi amici si pone pure in siciliano che, del resto, dal castillano, ma anche dal catalano, ha preso parecchio. Ma per me resterà sempre un mistero l’etimologia di una parola, in particolare, tanto più che ogni tentativo di approfondimento al riguardo non ha sortito, finora, alcunché Qui sono costretto, e me ne scuso con voi, ad una piccola digressione personale: a casa mia non si parlava il dialetto, anche perché, se mia madre avesse usato il suo, sarebbe stato il veneto.

Quindi comprenderete il mio disagio infantile quella volta che mia nonna paterna mi mandò a prendere ‘lu scannaturi’: perché mai s’incaricava un bambino per recuperare un aggeggio tanto inquietante e, sicuramente, pericoloso? Per quanto la prospettiva di un banchetto a base di carne, in quella calda giornata di fine estate, nella campagna di famiglia ove eravamo tutti convenuti per la vendemmia, di certo non mi contrariava, anzi! Poi qualcuno, credo una pietosa e comprensiva zia, mi disse che per la nonna era arrivato il giorno in cui, come da tempo immemorabile avveniva a scadenze più o meno regolari (o per occasioni particolari), avrebbe preparato ‘li maccaruna busiati’, e che lo scannaturi altro non era che il tavolaccio che, all’uopo, si sarebbe appoggiato sulle ginocchia per lavorarvi sopra la pasta fresca mediante l’uso, sapiente, del giunco su cui l’avrebbe arrotolata Tanti, ma veramente tanti anni dopo ricevemmo dal mio amico Salvo, un graditissimo invito per una mangiata all’antica, ossia una spaghettata collettiva con rigoroso divieto di uso di piatti: la pasta, infatti, fu scodellata direttamente su un paio di scannaturi, recuperati chissà dove, e, sapientemente condita con salsa, melenzane e ricotta salata, fu tosto assalita da una torma di affamati di ogni sesso e nazionalità (non sto a dilungarmi su compagnia e contesto), che veramente, dalla foga e decisione palesata nel tentar d’inforcare cotanta prelibatezza, avresti giurato disposti a scannare qualcuno! Sì, certo, fu prima del COVID.

Perché poi il COVID s’è portato via Salvo. In memoria sua e di chi c’è stato prima.   La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna. Per contatti, suggerimenti, articoli e altro scrivete a: amicidipenna2020@gmail.com

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