Ultime della sera: “A Francesca Morvillo”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
28 Maggio 2020 17:51
Ultime della sera: “A Francesca Morvillo”

Cara Francesca, sono trascorsi alcuni giorni dall’anniversario della strage di Capaci in cui hai perso la vita insieme al tuo amato giudice Falcone. Quel giorno tutto si è fermato alle ore 17:58. Eravate appena tornati da Roma e i vostri assassini lo sapevano. Erano stati ben informati sui vostri movimenti e avevano programmato e preparato tutto. Così erano lì, ad aspettare il passaggio della Croma bianca in quel tratto di autostrada, pronti a far esplodere 500 Kg. di tritolo. Purtroppo non ci sono stati imprevisti, tutto è andato come si aspettavano i sicari e in un attimo… l’esplosione e il nulla.

Una fine tante volte annunciata  da continue minacce che vi facevano vivere sotto scorta, ma che non avevano in nessun modo determinato la  rinuncia a combattere per una società libera dalla mafia. Un fenomeno umano la mafia, come aveva affermato Falcone, destinata ad avere un inizio e una fine e magari l’avevate anche immaginata la fine, con un processo che finalmente avrebbe portato tutto a galla e condannato i colpevoli. Possibilmente immaginavate un giorno di festa, di gioia, di vittoria, nel quale essere grati a Dio e alla vita per avercela fatta.

Forse, invece, avevate una visione meno ottimistica del futuro, più verosimile, ma fino a quel momento c’era stata almeno la speranza, la possibilità che tutte le minacce alla fine non si concretizzassero. Quando si convive con la paura, come avete fatto voi per tanti anni, resta sempre un angolino libero dall’angoscia. Quest’angolino resta intatto a ricordarci che andrà tutto bene, che i cattivi verranno fermati prima di poterci fare del male. In quell’angolo riusciamo a sentirci al sicuro e a far prevalere la nostra razionalità che non vuole arrendersi all’illogico prevalere del male.

Ma per quanto foste preparati a questa eventualità, il momento vi ha sicuramente colto di sorpresa. Probabilmente non pensavate di venire uccisi proprio in cammino verso Palermo, verso casa. Purtroppo avete avuto il tempo per capire quello che stava accadendo, per rendervi conto che il momento tanto temuto era giunto, nell’ora di quegli attimi tragici. Le previsioni si erano avverate e non vi restava più tempo. Un tempo  vissuto intensamente il tuo, con una laurea in legge e un concorso in magistratura.

Una  vita spesa in difesa della giustizia e della legalità, un lavoro a fianco dei minori, i più emarginati e soli, vittime di famiglie tormentate e di un sistema sociale complesso e difficile. Poi l’abbraccio totale alla causa della giustizia e la vita a fianco di  un combattente in prima linea. E’ stato un grande amore il vostro, un amore raro che non capita a tutti. Vi siete conosciuti nel 1979 e  quell’incontro è stato tale da farvi decidere di cominciare una vita insieme e di lottare insieme con determinazione e fiducia, nonostante le infinite difficoltà e i numerosi momenti di solitudine.

Sapevate infatti che non sareste stati supportati sufficientemente dallo Stato, né protetti efficacemente. Per quanto ce lo potremmo aspettare, non si è mai pronti a morire, soprattutto se si è ancora giovani e con dei progetti da portare a termine , sui quali abbiamo profuso fatica e impegno. Non si può essere pronti a morire mentre si è in viaggio accanto alla persona amata e si ha soltanto voglia di arrivare a casa. Dicono che appena prima di morire  la nostra vita ci appaia innanzi come il susseguirsi delle scene di un film lasciandoci la possibilità di vedere tutto quello che abbiamo vissuto e trasformandoci, in quel preciso momento, in spettatori impotenti della propria vita, che non possono più fare o cambiare nulla.

E’ il momento in cui arriva inevitabile il fischio dell’arbitro, senza tempi di recupero e, se abbiamo vinto o perso, non conta più. L’anima, per chi ci crede, continua a vivere in un’altra dimensione, ma mi piace pensare che trovi il modo di farci visita, di tanto in tanto e di seguire il cammino di quanti portano  avanti  le idee che sono state la sua ragione di vita. “Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini.” ( Giovanni Falcone)   Josepha Billardello

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