Ultime della sera: “a Fanny Targioni Tozzetti”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
22 Giugno 2020 18:51
Ultime della sera: “a Fanny Targioni Tozzetti”

Cara Fanny, voglio esprimerti la mia profonda stima per la cultura e per la  vivacità intellettuale con la quale hai intrattenuto uomini illustri, ospiti della tua casa fiorentina, quali  Massimo D’Azeglio, Pietro Giordani e il caro Giacomo Leopardi. Donna di gran fascino,  fosti protagonista assoluta della vita sociale e culturale di Firenze. Il noto matematico Mario Pieri ti definì l’unica eccezione nello scoraggiante scenario di bruttezza delle signore fiorentine. A mio avviso, scoraggiante, per quelle signore, doveva essere stato l’averlo conosciuto! Ma tornando a te..

Sicuramente lo considerasti un complimento importante al quale tu comunque eri abituata! Eri molto brava nei rapporti interpersonali , sapevi come gestire le situazioni che ti si presentavano. Eri anche una moglie in grado di sostenere pubblicamente l’attività professionale del marito medico e ti distinguesti proprio durante l’epidemia del colera, impegnandoti in attività filantropiche. Le fonti dell’epoca ti ritraggono anche come madre amorevole, attenta e presente. Saresti passata alla storia come donna perfetta se non fosse stato per Giacomo Leopardi che si innamorò perdutamente di te.

Purtroppo il suo amore non corrisposto ha generato nel corso dei secoli  molte critiche, che hanno gettato delle lunghe ombre sulla tua vita e ne hanno incrinato l’immagine eccellente. Così egli si esprimeva parlando di te: “ Angelica beltade! Parmi ogni più bel volto, ovunque io miro, quasi una finta imago il tuo voto imitar. Tu sola fonte d’ogni altra leggiadria, sola vera beltà parmi che sia” ( dal Ciclo di Aspasia) Una donna meno famosa e meno attraente di te si sarebbe sentita lusingata  e onorata, tu invece volevi soltanto non esserne coinvolta e affermasti vigorosamente di non essere la destinataria di questi versi magnifici.

Siamo in tanti a pensare che sono il  frutto dell’amore che il grande poeta aveva nutrito per te, ma uno studio condotto nel secolo scorso asseconda la tua smentita, asserendo che probabilmente la donna alla quale  Leopardi si riferisse  non eri tu. Se quest’ultima fonte fosse vera, nessuno potrebbe  più ritenerti  la causa della sua sofferenza. Ma anche se non fosse vera, tu ugualmente  non ne saresti responsabile, perché non ci si può innamorare di una persona volontariamente e tu eri comunque un amore impossibile per lui, perché sposata e anche perché innamorata dell’uomo che con Leopardi aveva un profondo rapporto di amicizia, Antonio Ranieri.  Così il tuo rifiuto lo  lasciò all’unico amore presente nella sua vita, la poesia.

Dal dolore del sentimento non corrisposto scaturirono versi di una bellezza immensa che ancora oggi ci riempiono il cuore. In essi si coglie l’amarezza, il disinganno davanti ad una realtà troppo vera e troppo chiara per poter essere fraintesa e lasciare spazio ad una seppur minima illusione. Quindi Il poeta guardando  se stesso  chiede al suo cuore di non battere e in qualche modo consiglia a  tutti gli uomini di fare altrettanto. Di fronte allo svelamento dell’inganno, l’uomo non può più  sperare guardando l’infinito.

Non gli è più concessa la dolcezza del naufragar nel mare dei pensieri d’amore, anzi l’amore si rivela per quello che è realmente, la più grossa delle menzogne. “Or poserai per sempre stanco mio cor. Perì l’inganno estremo Ch'eterno io mi credei. Perì. Ben sento In noi di cari inganni Non che la speme, il desiderio è spento.” ( da Il canto di Aspasia) Ma tu sai cara Fanny che siamo condannati ad amare, perché l’amore  è quella parte d’infinito che ci appartiene.

Per cui nonostante le delusioni della vita, non possiamo chiedere al nostro cuore di non battere. Anche tu, anche Giacomo Leopardi, anche noi uomini del secondo millennio. Ci sono aspetti della vita che non cambiano nel tempo in quanto  non si evolvono nella loro essenza e uno di questi è l’amore. Josepha Billardello

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