Tunisia, scontri fra giovani e l’esercito in varie città. Covid e rischio fondamentalismo

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
19 Gennaio 2021 10:43
Tunisia, scontri fra giovani e l’esercito in varie città. Covid e rischio fondamentalismo

Dieci anni dopo la “Rivoluzione dei gelsomini”, che portò alla caduta del dittatore Ben Ali, una grave crisi politica ed economica affligge la Tunisia nella quale si registrano pesanti ritardi nel fronteggiare l’emergenza Covid. Da alcuni giorni si susseguono scontri e disordini che vedono fronteggiarsi giovani manifestanti e l'esercito dispiegato nelle strade di varie città della Tunisia. Anche l'altra notte sono state registrate a Cité Ettadhamen, Mnihla e al Intilaka, sobborghi popolari della capitale, ma anche a Sbeitla, Nabeul, Beja, Kasserine, Jelma, Menzel Bouzalfa, Sousse, Gafsa, Biserta, Sidi Bouzid, Korba, Tebourba, le stesse scene di violenza, saccheggi, incendi di pneumatici, sassaiole e attacchi alle forze dell'ordine.

Le forze dell'ordine hanno fatto largo uso di lacrimogeni e le autorità hanno deciso di dispiegare l'esercito in diversi governatorati del Paese "al fine di proteggere le istituzioni e prevenire qualsiasi atto di caos", come ha spiegato il portavoce del ministero della Difesa, Mohamed Zekri. Durante la notte lo stesso presidente della Repubblica, Kaies Saied, ha supervisionato le operazioni di controllo di ordine pubblico alla centrale del Ministero dell'Interno della capitale. Protagonisti dei disordini di queste notti convulse, giovani e giovanissimi, in gran parte minori, definiti "saccheggiatori" dalle autorità, arrestati a centinaia (oltre 600 in base all'ultimo bilancio) ma che in qualche post sui social definiscono queste azioni come una rivoluzione degli “affamati” dal Covid e urlano slogan contro i governanti.

L'Associazione tunisina dei giovani avvocati in un comunicato annuncia il proprio sostegno ai movimenti sociali ma chiede che siano evitati i saccheggi e che le proteste rimangano pacifiche. L'Associazione accusa le tre presidenze (Governo, Parlamento e Repubblica) di non aver fatto quanto dovuto per fronteggiare la crisi. A favore delle proteste anche l'Unione Generale degli Studenti universitari della Tunisia (Uget). Scrive il Daily Muslim, il giornale dei musulmani d’Italia: “Emarginazione, povertà, assenza di lavoro e lockdown, hanno portato a tutto questo e il governo sembra non avere il polso della situazione ed essersi dimenticato completamente dei suoi cittadini, specialmente se, intervistati dai media stranierei arabi, una buona parte dei parlanti, il 60% circa, ha giurato che si trovava meglio e di voler tornare ai tempi di Ben Ali”. Il presidente ha però messo in guardia contro la "strumentalizzazione" della situazione economica e sanitaria.

La Tunisia ha registrato dall’inizio dell’epidemia quasi 180mila contagi oltre 5500 decessi. Il presidente Saied,  che ha sostituito anche il ministro della Sanità, ha assicurato che la Tunisia “avrà il vaccino contro il coronavirus il più presto possibile, che sarà gratis per tutti”. Il rischio è però che dietro agli scontri, e a fomentare i molti giovani protagonisti dei disordini, vi sia una regia occulta per far cadere il Paese nel caos favorendo l’ascesa del fondamentalismo probabilmente alimentato dall’esterno.

Francesco Mezzapelle  

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