“Se non ti sposi mia figlia, ti ammazzo!”. Partannese condannato a 5 mesi di reclusione

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
26 Novembre 2015 15:07
“Se non ti sposi mia figlia, ti ammazzo!”. Partannese condannato a 5 mesi di reclusione

Agnese, sedici anni, viene sedotta dal fidanzato della sorella Matilde. Il babbo pretende le nozze riparatrici, ma il seduttore nicchia. Costretto con le maniere forti, quando l'uomo accetta è Agnese a rifiutare. Il genitore non demorde e la giovane minaccia di rinchiudersi in convento.

Questa è la trama del noto film “Sedotta e abbandonata” del grande regista italiano Pietro Germi ed interpretato da Aldo Puglisi, Lando Buzzanca ed una giovanissima Stefania Sandrelli. La pellicola del 1963 che ha come tema l'allora consueta pratica delle “nozze riparatrici” era ambientata in Sicilia. (in foto una scena del film)

Sempre in Sicilia è ambientato il reale fatto di cronaca avvenuto però il 5 marzo 2008. Secondo l’accusa, il 67enne partannese Antonino Gioia “subdolamente” invitò un giovane Turano ad un incontro “per mezzo della figlia Tania” e poi, puntandogli contro la pistola, gli intimò “Se non ti sposi mia figlia, ti ammazzo!”. Il giovane castelvetranese Salvatore Turano (che all’epoca dei fatti aveva 20 anni, 14 invece la figlia dell’accusato) non sapeva di essere minacciato con un’arma giocattolo, fu afferrato al collo e costretto ad entrare nell’abitazione di contrada Fontana a Partanna; per questo scattata anche l’accusa di sequestro di persona.

Qui, Gioia gli intimò, senza successo, le “nozze riparatrici” perchè a quanto pare il giovane aveva avuto rapporti sessuali con la figlia. La minaccia, secondo l’accusa, fu accompagnata da colpi di pistola esplosi in aria per intimidire il giovane (si scoprirà solo dopo che l’arma era una “scacciacani”) e pugni in faccia.

Finito sotto processo, Antonino Gioia, adesso, è stato condannato a cinque mesi di reclusione per sequestro di persona e lesioni. E’ stato, invece, assolto dall’accusa di detenzione illegale di arma giocattolo. La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico di Marsala Matteo Giacalone. A difendere Gioia l’avvocato Ileana Cannia, mentre ad assistere legalmente Turano, costituitosi parte civile, è stato l’avvocato Diego Tranchida. L’imputato è stato, inoltre, condannato a pagare un risarcimento danni di 500 euro alla parte civile, più le spese legali da questa sostenute (1200 euro).

Francesco Mezzapelle

26-11-2015 16,00

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