Salvino Catania, i colori dell’anima. Il saluto della città all’artista

Redazione Prima Pagina Mazara
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16 Dicembre 2013 16:08
Salvino Catania, i colori dell’anima. Il saluto della città all’artista

"I veri artisti non muoiono ma si eternizzano con la loro arte, per Salvino sarà la stessa cosa". Così don Orazio Placenti ha iniziato la sua omelia nel corso del funerale, celebrato questo pomeriggio in Cattedrale, del

pittore mazarese Salvino Catania la cui tragica morte ha destato parecchio scalpore in città. Che Salvino Catania fosse conosciuto, ed amato, da persone di ogni età lo si è visto anche nella funzione funebre. In molti hanno voluto dare l'estremo saluto all'artista che aveva deciso di vivere al margine ed in quella sua vecchia casa, un nobile palazzo in piena decadenza, dove ha trovato la morte a seguito di un incendio.

L'ultima sua mostra. Una trentina di amici e conoscenti hanno voluto omaggiarlo portando in chiesa e poggiandoli davanti all'altare, dietro il feretro, i loro quadri firmati dall'artista: fantasie cromatiche, crocifissi, fiori e figure partorite dal genio delle sue pennellate; "spontaneista" si definì nell'unica intervista concessa alle telecamere.

"Mettiamo di fronte a Dio le nostre opere, certamente Salvino Catania –ha detto don Orazio Placenti- è riuscito meglio di tutti noi. Ci ha costretto ad amare la bellezza attraverso le sue tele, nella sua vita dilaniata dal genio: un distillato di gioia ed ansia di fronte all'esistenza. Un pezzetto della sua persona rimarrà in quanti conservano, adesso con maggiore gelosia, nelle proprie case una delle sue opere".

Don Placenti ha espresso il suo pensiero in merito al sentimento che l'artista nutriva per la fede: "la sua fede è rappresentata dagli innumerevoli dipinti dedicati al crocifisso: invidio Salvino perché è stato più bravo del sottoscritto a descrivere la bellezza della figura di Gesù Cristo. Pertanto vi invito –ha concluso il prete- ad un virtuoso complotto affinchè la sua arte possa essere ricordata per sempre, immagino un catalogo completo delle sue opere, una mostra che celebri questo genio generoso che la vita ci ha concesso di conoscere".

Dopo il rito, un lungo applauso ha accompagnato il feretro fino all'uscita della Cattedrale; tanti sorrisi, forse Salvino avrebbe voluto così, hanno salutato per l'ultima volta l'artista".

Un pensiero su Salvino Catania ci è stato concesso da un suo vecchio amico, il prof. Michele Nastasi: "con Salvino abbiamo frequentato a Roma l'Accademia delle Belle Arti, eravamo nel '64 o '65. La pittura era l'unica gioia di Salvino, sia addormentava e si svegliava con le sue tele. La sua arte, la sua pittura non è assimilabile a nessun artista, era se stesso e basta; solo i mediocri sono assimilabili. Salvino era la sua arte, unica, irripetibile".

16-12-2013 17,00

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