Ruspa abusiva nella riserva protetta di Capo Feto. Bloccata grazie ad un attivista Wwf

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
14 Agosto 2013 08:32
Ruspa abusiva nella riserva protetta di Capo Feto. Bloccata grazie ad un attivista Wwf

Nel territorio mazarese i casi di abusivismo ambientale da parte dei privati, anche grazie ai mancati controlli, sembrano non aver fine. Allora è spesso l'azione di singoli cittadini, sensibili alla salvaguardia dell'ambiente,

a segnalare tali casi. Questo è quanto avvenuto anche la mattinata del 13 agosto e come si evince dal racconto del cittadino Andrea De Simone, attivista del Wwf. "Trovandomi ieri mattina presso la località Capo Feto, durante l'attività di sorveglianza del litorale mi sono accorto della presenza di una ruspa in prossimità di un magazzino rurale vicino al faro (vedi foto). Il mezzo era impegnato nell'attività di spianamento del terreno e abbattimento della vegetazione presente, ho subito pertanto allertato le autorità di competenza: guardia costiera, Corpo Forestale del distaccamento di Castelvetrano e la locale Polizia Municipale e ciò per evitare l'illecito ambientale.

Le autorità sono intervenute prontamente sul posto bloccando i lavori ed identificando le persone presenti, hanno sottoposto l'area ad un controllo per verificare gli illeciti ambientali e l'esistenza di autorizzazioni ai lavori. Tengo presente –ha affermato De Simone- che il sito, ricadente nel territorio di Mazara del Vallo e Petrosino, è di grande interesse ambientale designato con decreto del 28 giugno 2011, e precedenti, come una delle poche aree totalmente protette rimaste in Sicilia e definita, vista l'importanza comunitaria, come zona Ramsar".

Ha così continuato: "mi fa piacere che i vigili, con due pattuglie, ed altri organi siano intervenuti, si siano "sporcate le mani". E' stato diffidato il proprietario del caseggiato a fermare i lavori. Probabilmente erano già stati spianati circa 8000mq di terreno abbattendo la vegetazione presente".

De Simone ha sottolineato che "nell'area, estesa circa 400 ettari (200 su territorio di Mazara ed altrettanti su Petrosino), negli interventi finanziati dalla Regione Sicilia, attraverso fondi europei, la Provincia di Trapani ha usufruito negli ultimi anni sino al 2009, nell'ambito del Progetto "Life" ed altri progetti, di una cifra prossima ai 4 milioni di euro per lo smaltimento di rifiuti pericolosi (300.000 euro), per i piani di gestione dell'area (250.000 euro) ed il resto per il rispristino dell'area di grande interesse faunistico ed ambientale, vedi la presenza nel sito di molte specie migratorie che si fermano nella zona umida che caratterizza il sito comunitario.

"Con il progetto "Life" –ha aggiunto De Simone- alcuni terreni ricadenti nella zona dovevano essere acquisiti ma i proprietari si lamentano per non aver ricevuto nessuna somma per gli espropri ed alcuni di questi proprietari hanno provveduto a reimpiantare i terreni con vigne ed altre colture. Inoltre qualche anno fa vi è stato un intervento della Soprintendenza ai Beni Culturali di Trapani, settore Ambiente e Territorio, che ha realizzato dei lavori nella parte nord-ovest della palude, lato Petrosino, ricavando due stagni, ma terminate le somme sono stati lasciati cumuli di terra.

In generale la zona è totalmente abbandonata e spesso teatro di incendi. Si fa presente che l'organo di controllo e vigilanza sul posto è in primis il distaccamento di Castelvetrano del Corpo Forestale, nonché tutte le forze di polizia che dovrebbero intervenire a chiamata sul posto e ciò a norma della legge regionale n.33 del 1997. Qualora un ispettore dell'XI Dipartimento della Commissione Ambiente dell'UE venisse a fare un'ispezione su Capo Feto e su altri siti Zps (zona protezione speciale) potrebbe scattare una procedura ammnistrativa di infrazione nei confronti dell'Italia".

Infine De Simone ha annunciato: "dopo Ferragosto ci riuniremo al Comune o alla Capitaneria di Porto per organizzare un'attività di prevenzione sugli illeciti ambientali ricadenti sul territorio".

Probabilmente è la prima volta che viene beccato in flagranza di reato un privato intento a "ripulire" abusivamente un'area protetta. Purtroppo nella stessa area protetta si registrano altri illeciti ambientali in primis l'abbandono indiscriminato, e ciò è evidente basta farsi un giro per notare cumuli di sfabbriciti, eternit, elettrodomestici e quanto altro. Per non parlare di sbarchi di migranti o della presenza di spacciatori ed altre persone alquanto losche nella stessa area. Chi controlla?

14-08-2013 10,00

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