Rimanere in Europa? Ma a quali condizioni?

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
09 Aprile 2020 22:49
Rimanere in Europa? Ma a quali condizioni?

Nelle ultime settimane stiamo vivendo forse il momento più drammatico degli ultimi settant’anni di storia. La pandemia da Covid-19 ha messo in ginocchio i sistemi sanitari e l’intera economia europea e mondiale. Tanti paesi, tra cui l’Italia,  hanno deciso di combattere il coronavirus ricorrendo al c.d. lockdown. Ad oggi le conseguenze economiche della pandemia sono  particolarmente gravi per il nostro paese in tutti i settori. L’Italia, infatti, si trova a vivere una situazione emergenziale mai vista prima.

In un tale scenario il convitato di pietra è sicuramente l’Unione europea. È da sottolineare che secondo le intenzioni dei padri fondatori la comunità europea doveva far nascere una nuova coscienza europea che fosse garanzia di pace e sviluppo per tutti  i popoli al di là di rivendicazioni ed egoismi dei singoli stati membri. In realtà proprio in questi giorni stiamo vivendo l’Unione europea sempre meno come una “madre” ma piuttosto come una “matrigna “. Sta sempre più venendo meno la solidarietà, la sussidiarietà e la fratellanza tra i popoli europei.

Alcuni stati nord europei (Germania, Olanda, Svezia, Finlandia) anche in un momento tanto drammatico stanno cercando di far prevalere i propri “piccoli interessi di bottega” a discapito di quelli  di tutti gli altri paesi. Occorre organizzare al più presto un grande piano europeo volto al sostegno e al rilancio delle economie dei singoli stati europei. Bisogna iniettare liquidità sui mercati. Se non si intenderà fare ciò, se ancora qualcuno non l’avesse capito, l’Unione europea si può considerare finita.

Per alcuni stati europei, l’Italia in primis, accedere ai fondi del MES, con tutte le condizionalità previste dal relativo trattato, vorrebbe dire cadere tra le braccia della “Troika". Per chi non lo sapesse il Meccanismo europeo di stabilità (MES), detto anche Fondo salva-Stati, è un'organizzazione internazionale a carattere regionale nata come fondo finanziario europeo per la stabilità finanziaria della zona euro, istituita dalle modifiche al Trattato di Lisbona approvate il 23 marzo 2011 dal Parlamento europeo e ratificate dal Consiglio europeo a Bruxelles il 25 marzo 2011.

Esso ha assunto però la veste di autorità intergovernativa sul modello del FMI capace di imporre scelte di politica macroeconomica ai paesi aderenti al c. d. fondo-organizzazione. La Troika invece è un organo composto da rappresentanti della Banca centrale europea, del Fondo monetario internazionale e della Commissione europea. Compito precipuo della Troika è quello di monitorare i piani di assistenza finanziaria previsti per gli Stati dell'Eurozona che si ritrovano in una situazione di crisi del debito sovrano, per scongiurare l’insolvenza ed evitare quindi il default.

La Troika si occupa di stilare e far applicare piani di salvataggio ai Paesi in difficoltà, concedendo prestiti ed esigendo però in cambio riforme e politiche di totale austerità. Italia e Spagna chiedono ai partners europei  l’emissione di titoli del debito comuni (c.d. eurobond o coronabond) e un Mes senza condizionalità. I paesi più rigoristi, con a capo i Paesi Bassi e la Germania, bocciano l’idea degli eurobond e rimangono contrari a un Fondo salva-Stati senza condizioni tranne l’utilizzo dei soldi per coprire i costi sanitari.

La Germania, addirittura, nel corso dell'Eurogruppo potrebbe chiedere una sorta di “Troika mascherata” ai paesi che necessitano dei soldi del Mes che in cambio dovrebbero firmare un Memorandum per rispettare le regole del Patto con il possibile coinvolgimento del Fmi.  Anche questa soluzione potrebbe tramutarsi in una arguta trappola perché i Paesi che accederebbero ai fondi del Mes oltreché a politiche di austerità potrebbero subire profonde  “ingerenze” nelle loro politiche interne.

I soci del Mes sono sostanzialmente i paesi dell’Eurozona, il cui potere di influenza all’interno dell’organizzazione dipende dalle diverse quote di partecipazione possedute. In testa vi sono Germania e Francia, cui seguono Italia e Spagna e via via gli altri. Chi ha più potere finanziario dunque conta di più. Allora perché il Governo italiano per una buona volta non batte i pugni sul tavolo chiedendo ciò che spetta per diritto? Perché il Premier Conte e il Ministro dell’economia Gualtieri non fanno sentire ai partners europei il peso politico ed economico del nostro paese su scelte tanto importanti? Da questa Europa l’Italia può trarre giovamento o viceversa è L’Europa a trarre beneficio dallo sfruttamento dell’Italia? Antonino Asaro

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