Progetto chiesa San Lorenzo, presunta truffa, chiesta archiviazione per i Vescovi Mogavero e La Piana

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
13 Gennaio 2018 08:40
Progetto chiesa San Lorenzo, presunta truffa, chiesta archiviazione per i Vescovi Mogavero e La Piana

Era prevedibile, lo scalpore che aveva destato il caso, finendo anche sulle prime pagine dei principali quotidiani e periodici nazionali, si sta spegnendo come una bolla di sapone. Ci riferiamo alle indagini che vedono coinvolto in prima persona il Vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo, mons. Domenico Mogavero.

Infatti la Procura di Marsala ha chiesto l’archiviazione per l’alto prelato e per il suo predecessore, Calogero La Piana, nel procedimento penale che li vede indagati, con altre sei persone, per truffa in concorso nell’ambito dei finanziamenti chiesti alla Cei e alla Regione per la realizzazione del complesso parrocchiale di San Lorenzo, la nuova chiesa costruita nella zona di Miragliano per accogliere una buona parte di fedeli residenti nel Transmazaro. (vedi foto progetto Chiesa San Lorenzo di Mazara)

Ricordiamo che l’inchiesta è stata svolta dalla Guardia di finanza di Trapani. Mogavero e La Piana erano stati indagati insieme a Bartolomeo Fontana, progettista e direttore dei lavori, Francesco Scarpitta, progettista, Antonino Gaudente, titolare dell’impresa che si aggiudicò l’appalto, e Gaetano Stradella, responsabile del procedimento relativo al bando di gara mediante licitazione privata.

"Non sono un esperto in materia di appalti. Mi fidavo dei tecnici e firmavo le carte che questi mi portavano". Così che il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, si era difeso nell'interrogatorio davanti al pm di Marsala Antonella Trainito, titolare del procedimento.

A chiedere che il Vescovo Mogavero fosse ascoltato dalla Procura di Marsala erano stati lo scorso marzo i legali dello stesso Mogavero, gli avvocati Stefano Pellegrino di Marsala e Nino Caleca di Palermo, dopo che la stessa Procura aveva notificato l’avviso di conclusione delle indagini durate quasi due anni. Sono due le accuse mosse nei confronti del Vescovo: la prima per truffa e l’altra per appropriazione indebita e vedeva il Vescovo Mogavero e don Franco Caruso, ex economo della Diocesi di Mazara del Vallo, poi parroco a Santa Ninfa, accusati di appropriazione indebita (e don Franco Caruso anche di malversazione). Ma anche per questo procedimento è stata chiesta l’archiviazione.

“La prima vicenda – spiegarono i legali – ha avuto inizio con la richiesta e l’ottenimento dei finanziamenti alla Regione Siciliana e alla Cei da parte del Vescovo Calogero La Piana. I fatti risalgono al 2005, allorquando la Regione Siciliana concesse il contributo di 1.363.415 euro e, nel febbraio 2007, la Diocesi ottenne il finanziamento di 1.474.000 euro da parte della Conferenza Episcopale Italiana per la realizzazione del complesso parrocchiale San Lorenzo a Mazara del Vallo.

In particolare, secondo l’accusa, il Vescovo La Piana prima e, successivamente, nel corso della realizzazione dell’opera il Vescovo Mogavero, non avrebbero comunicato alla Cei il contemporaneo finanziamento della Regione. Ancora, secondo l’accusa, tutto ciò avrebbe determinato la sospensione, o comunque la riduzione, dell’importo finanziato. Però – ribadirono sempre i due avvocati – la Cei non è stata mai tratta in inganno perché, anche se fosse stata portata a conoscenza del contestualmente contributo regionale, avrebbe ugualmente concesso l’ulteriore finanziamento.

Peraltro, la stessa Procura da atto, per averlo accertato, che nessuna somma è stata oggetto di appropriazione da parte del Vescovo Mogavero o degli altri indagati, dato che tutte le somme erogate, sia quelle regionali che della Cei, sono state impiegate regolarmente nella realizzazione dell’opera”.

Per quanto riguarda il secondo filone d’indagine, sempre nell’ambito dello stesso procedimento, Pellegrino e Caleca così spiegarono: “il reato di appropriazione indebita, invece, viene contestato perché il Vescovo si sarebbe appropriato di 185 mila 600 euro, vicenda per la quale già in una prima fase sono stati prodotti documenti e relazioni a difesa – sottolinearono i due legali – in particolare, in relazione alla vicenda meno chiara relativa a un bonifico di 100 mila euro, del quale il Vescovo contabilmente sarebbe stato il beneficiario, è stato provato, accertato e documentato tramite il codice Iban che il suddetto bonifico risulta addebitato sul conto diocesano acceso presso la Banca Prossima e accreditato regolarmente a Ernesto La Magna (artista che ha realizzato le opere sacre nella nuova chiesa madre di Pantelleria, ndr) sul conto corrente dallo stesso aperto presso la Banca Monte Paschi di Siena – e non su quello del Vescovo come dice l’accusa – quale acconto per le spettanze dovute per le opere realizzate per la chiesa di Pantelleria.

Si è trattato di un mero errore di redazione della scrittura contabile effettuata da altri”. Gli avvocati Pellegrino e Caleca conclusero la loro difesa: “E’ risultato provato, accertato e documentato da una relazione dettagliatissima che mai il Vescovo si sia appropriato o abbia sottratto, a qualsiasi titolo, alcuna somma di denaro o di altre utilità”.

Non si può nascondere che in entrambi i procedimenti vi fu un certo accanimento sui fatti da parte di alcuni ambienti politico-mediatici che non perdonarono mai le dure prese di posizione di Mogavero sulla questione migranti all'epoca del Governo Berlusconi e successivamente sul suo operato di "ispettore" della Santa Sede volto ad accertare una serie di fatti poco chiari presso la Diocesi di Trapani durante la reggenza del Vescovo Francesco Miccicchè. 

Francesco Mezzapelle

13-01-2018 9,30

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