Pescatori sequestrati, spostati dal carcere di el Kuefia al porto di Bengasi? Svolta per la liberazione?

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
16 Dicembre 2020 09:22
Pescatori sequestrati, spostati dal carcere di el Kuefia al porto di Bengasi? Svolta per la liberazione?

I 18 pescatori (8 italiani, 6 tunisini, 2 indonesiani e 2 senegalesi) sequestrati lo scorso primo settembre a 35 miglia dalle coste libiche si troverebbero in un palazzina a circa 500 metri dal porto di Bengasi (in copertina vedi posizione attraverso googlemaps) ove ormeggiati i due pescherecci “Medinea” e “Antartide” fermati quella stessa sera da una motovedetta e da un gommone delle autorità marittime cirenaiche. La notizia è stata appresa nelle scorse ore attraverso un articolo di Lorenzo Cremonesi pubblicato su Corriere.

it. “Secondo un collaboratore locale del Corriere, che è stato al porto militare ieri –si legge nell’articolo di Cremonesi- i prigionieri sono relegati in un grande stanzone al secondo piano. Il cibo viene servito regolarmente: una dieta a base di pasta, pesce e verdura. Trascorrono il tempo guardando la televisione, hanno servizi igienici sempre accessibili. Sin dall’inizio del sequestro, e come già nei numerosi casi simili nel passato, le autorità italiane hanno chiesto che i marinai non venissero chiusi in un carcere con altri prigionieri.

Alcune settimane fa era girata la notizia che fossero stati spostati nel carcere civile di El Kuefia, una quindicina di chilometri da Bengasi. Ma dal campo testimoniano il contrario. Si tratta però di prigionia a pieno titolo. Non hanno alcuna libertà di movimento. L’intera area è circondata da un muro di cemento. Vi si accede dal centro città soltanto da un posto di blocco controllato dalle teste di cuoio con l’uniforme blu dei commando della marina di Haftar, addestrati dai consiglieri militari russi ed egiziani.

Quattro o cinque sentinelle stazionano notte e giorno all’entrata della palazzina. Ma l’intera area mostra ancora i danni dei conflitti che hanno interessato la Libia dalla caduta del regime di Gheddafi nel 2011 ad oggi. I più gravi sono quelli causati dai gravissimi combattimenti tra le truppe di Haftar e le milizie legate al fronte jihadista nel 2014. Allora l’intero centro storico di Bengasi venne ridotto in macerie. La stessa palazzina dell’amministrazione del porto fu colpita ripetutamente dai mortai e le mitragliatrici pesanti.

Alcuni squarci sono tutt’ora aperti”. “A sentire gli ufficiali di Haftar sul posto –scrive sempre Cremonesi-  sembra ci siano poche speranze che gli italiani possano venire liberati per Natale. «La prossima settimana inizierà il processo agli italiani qui nel tribunale di Bengasi. Attendiamo il verdetto. E dobbiamo valutare se il governo di Roma è disposto a scambiare i calciatori libici condannati a 30 anni di carcere dai tribunali italiani», spiega un alto graduato che comanda la difesa del porto, riferendosi al caso dei quattro giovani libici accusati nel 2015 dal tribunale di Catania di essere trafficanti di esseri umani e di aver causato la morte di 49 migranti. Fonti locali spiegano inoltre la differenza del caso italiano con quello dei 17 marinai turchi a bordo del mercantile «Mabruka» fermati dai guardiacoste di Haftar il 5 dicembre e liberati solo 5 giorni dopo su pagamento di una cauzione da parte di Ankara.

Dicono: «La nave turca è stata ispezionata. Non trasportava armi o merce illegale. Gli italiani stavano invece gettando le reti nella zona esclusiva libica di pesca. Sapevano di contravvenire le nostre leggi e non era la prima volta”. La notizia, qualora venisse confermata ufficialmente dalla Farnesina e dal Governo Italiano, potrebbe rappresentare una svolta della vicenda che da 107 giorni tiene con il fiato sospeso le famiglie dei marittimi che occupano pacificamente l’aula consiliare di Mazara del Vallo e che hanno promosso diverse iniziative al fine di tenere alta l’attenzione; non ultimo il sit-in sotto la casa mazarese del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, dopo la liberazione, in soli 5 giorni, del cargo turco “Mabruka”da parte del generale Khalifa Haftar.

Una ipotesi, quella da tutti auspicata, potrebbe essere quella dello spostamento dei marittimi dal carcere di el Kuefia nella palazzina vicino al porto nell’imminenza di una liberazione a seguito di trattative condotte dall’intelligence italiana. Nel frattempo attraverso un nostro contatto abbiamo appreso che ieri mattina ancora una volta un Falcon 900LX è atterrato intorno alle ore 9 a Bengasi facendo poco dopo rientro a Roma. Altra ipotesi potrebbe essere quella della imminenza di un processo agli stessi pescatori (con l’accusa di violazione delle cosiddetta ZEE libica).

Leonardo Gancitano, armatore del peschereccio Antartide, qualche mese fa ha avviato un’iniziativa affidandosi all’avvocato piemontese Carola Matta e a un legale libico, di Bengasi, per una “co-difesa” internazionale. Una prima udienza potrebbe svolgersi entro la fine di questa settimana presso il tribunale militare di Bengasi; ma di questo non vi è ancora nessuna certezza. Nel frattempo  ieri sera Matteo Renzi a "Cartabianca", il programma in onda in prima serata su Rai3 condotto da Bianca Berlinguer ha parlato della vicenda dei 18 pescatori sequestrati a Bengasi.

Il leader di Italia Viva, all'inizio dell'intervista ha dichiarato di non esser d'accordo sul fatto che il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, detenga la delega ai "Servizi Segreti", portando l'esempio del suo Governo nel quale quella stessa delega era detenuta dall'allora ministro degli Interni, Marco Minniti. “Ci sono 18 pescatori di Mazara del Vallo –ha detto Renzi- rapiti in Libia e da 106 giorni siamo tutti zitti. Noi nel 2015, in un caso simile, di un peschereccio di Mazara del Vallo sequestrato, liberammo 7 pescatori in poche ore.

Queste sono le istituzioni, non è un gioco”. Stasera, intorno alle ore 19.45, i familiari dei pescatori riceveranno la visita, presso l'aula consiliare mazarese, del deputato nazionale Lorenzo Viviani,  responsabile Dipartimento Pesca della Lega-Matteo Salvini. Francesco Mezzapelle

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