I colloqui politici sul futuro della Libia in corso in Tunisia “hanno raggiunto una svolta” con un accordo sulle “elezioni entro 18 mesi”. Lo ha detto ieri sera l’inviato delle Nazioni Unite per la Libia, Stephanie Williams, in una conferenza stampa a Tunisi, dove da lunedì è in corso il Foro di dialogo politico libico. I 75 partecipanti alla conferenza organizzata dalla Missione di sostegno delle Nazioni Unite (Unsmil) hanno raggiunto “un accordo preliminare su una tabella di marcia” per arrivare a “elezioni parlamentari e presidenziali libere, eque, inclusive e credibili”, ha aggiunto la diplomatica statunitense. La “road map” preliminare, composta da 18 articoli, prevede in particolare l’istituzione di una nuova autorità esecutiva transitoria, con un mandato di massimo 18 mesi, estendibile per altri sei nel caso in cui le condizioni legali e di sicurezza non consentano di andare al urne; l’unificazione delle istituzioni statali; la fine dello stato di guerra e la fine del conflitto armato; una solida base costituzionale per il sistema di governo.
Questo accordo, che ha visto presente anche l’Italia, potrebbe essere foriero anche di positivi sviluppi per quanto riguarda la vicenda dei 18 pescatori (otto italiani, sei tunisini, due indonesiani e due senegalesi) e dei pescherecci di Mazara del Vallo, Antartide e Medinea, sequestrati a Bengasi lo scorso primo settembre. I familiari attendono con ansia e preoccupazione la liberazione dei marittimi che dall’8 settembre sono detenuti nel carcere di el Kuefia, a 15 km da Bengasi, controllato dai fedelissimi del generale Khalifa Haftar, l’uomo che comanda in Libia Cirenaica in contrapposizione al governo di Tripoli guidato da Fayez Al Serraj, finora il solo riconosciuto dalla comunità internazionale.
Francesco Mezzapelle