Operai morti allo Stadio “Vaccara”, dopo 20 anni nessun ricordo e riconoscimento?

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
20 Settembre 2015 20:36
Operai morti allo Stadio “Vaccara”, dopo 20 anni nessun ricordo e riconoscimento?

Spesso abbiamo scritto sulla memoria abbastanza corta o sulle dimenticanze, talvolta volute, rispetto a degli episodi o fatti che hanno segnato la vita della Città. Uno di questi è certamente la tragedia consumatasi il 21 settembre 1995 presso lo stadio “Nino Vaccara” nella quale trovarono la morte due operai mazaresi Pietro Gangitano, 38 anni, e Piero Foggia, 49 anni.

I due operai erano impegnati a smontare il ponteggio e sostegno servito per realizzare un cordolo in cemento, lungo 60 metri, che circondava le mura di via Diodoro Siculo dello stadio comunale. Erano circa le ore 14 tutto ad un tratto, quando quasi smontato il ponteggio, è ceduto l’intero cordolo schiacciando i due operai rimasti uccisi in quell’istante. (vedi foto n.1 dall’archivio del Corriere della Sera, l’articolo pubblicato apagina 13 del 22 settembre 1995)

A raccontare quella tragica giornata è stato lo storico magazziniere dello Stadio “Vaccara”, e cioè l’ormai anziano Antonio Mangiapane. Lo abbiamo incontrato e gli abbiamo chiesto cosa ricordasse di quell’incidente: “a quell’ora di pranzo –ha raccontato Mastr’Antonio- non ero ancora tornato al campo, ad un certo punto ricevetti la chiamata di mio figlio Roberto che in quel periodo era il magazziniere ufficiale della prima squadra.

Roberto aveva una voce strana, capii subito che era successo qualcosa, mi disse: papà vieni che qui è un successo un macello. Arrivai allo stadio dopo pochi minuti e vidi quanto accaduto, la pensilina caduta e nel tratto fra l’ingresso degli spogliatoi e la cabina elettrica i corpi dei due uomini senza vita, nel frattempo arrivavano politici locali e tecnici del Comune, una bruttissima atmosfera. La tragedia –ha aggiunto Mangiapane mostrandoci il punto dove morti i due operai (vedi foto n.2)- poteva essere ancor più grande, infatti lo stesso mio figlio ed un custode del comune erano più volte passati in quei minuti sotto la pensilina, per non parlare dei ragazzi del Mazara 2000 che poco prima si erano lì radunati per prendere un pulmino per andare a giocare in trasferta.

Quella pensilina era mal bilanciata, ad accorgersene era stato perfino un mio amico “scarparo” che era venuto a trovarmi qualche giorno prima”.

Infine Antonio Mangiapane ci rivela: “uno dei due operai era stato un mio giocatore quando avevo l’Aurora Calcio, forse dovrei avere un suo cartellino”. Così Mastr’Antonio prende un grosso portadocumenti ed insieme lo aiuto a cercare fin quando, fra i molti cartellini di giocatori che avevano militato in quella squadra, troviamo quello dell’allora giovane, allora 21enne, Pietro Foggia (vedi foto n.3). Infine Mastr’Antonio visibilmente emozionato ci chiede di far avere il cartellino ai familiari del suo giovane attaccante.

Riusciamo a contattare Antonella Foggia, primogenita di Pietro Foggia, che all’epoca del tragico fatto aveva 20 anni, non ancora maggiorenni altri suo fratelli, Salvatore e Gaspare. Antonella Foggia ricorda bene quel giorno, trattiene le lacrime quando gli consegniamo, per contro di Antonio Mangiapane, il cartellino di suo padre giocatore dell’Aurora. “La morte di mio padre –ha detto- ha cambiato la vita a me ed ai miei fratelli e mia madre.

Era inoltre l’unico che lavorava in famiglia, io studiavo all’Università ed in poco tempo dovetti cambiare i miei programmi. Come se non bastasse abbiamo dovuto fare i conti con una giustizia lenta e garantista, non voglio entrare in merito a questo discorso, ci sarebbe tanto da dire. Quello che invece voglio sottolineare è che a distanza di 20 anni nessuna Amministrazione ha pensato di sua spontanea volontà ad un riconoscimento, una targa, insomma qualcosa che ricordasse mio padre ed il suo collega ed amico Pietro Gancitano.

Pensate che lo scorso 7 agosto è partita da noi familiari un’iniziativa per chiedere al Comune, con formale richiesta protocollata, di potere porre una targa, anche a nostre spese, su quel muro dello Stadio Vaccara dove hanno trovato la morte mio padre e Gancitano”.

Tramite la stessa Antonella Foggia siamo riusciti a contattare un familiare di Pietro Gancitano, il figlio Vito, oggi geometra ed all’epoca dei fatti 17enne , era più piccola invece la sorella Mariella. Vito Gancitano ci mostra la foto del padre (foto n.4). “Purtroppo -ha sottolineato Gancitano- quando ripenso a quanto avvenuto mi coglie un forte senso di tristezza ma anche di rabbia. E’ vero in molti oggi non ricordano più quei due operai che hanno perso la vita per eseguire un lavoro per la loro Città e che oggi giacciono uno accanto all’altro presso il cimitero comunale. Non voglio parlare del processo e della giustizia in generale, ma quella credo che sia stata una delle pagine della Città per cui non andar certamente fieri”.  

Il fine di questo nostro articolo non è certamente quello di rinvangare il lungo iter giudiziario (vedi foto n.5 dell’articolo scritto da Salvatore Giacalone sul gdS e datato 1 giugno 2001) che, a seguito di un’inchiesta della magistratura, coordinata dall’allora sostituto procuratore della Repubblica di Marsala Filippo Messana, dall’Ispettorato provinciale del Lavoro, portò all’incriminazione del progettista e direttore dei lavori, il dirigente del settore Lavori Pubblici ed i responsabili della ditta appaltatrice; in pratica alla fine i familiari non ricevettero l’adeguato riconoscimento considerata la grave perdita.

Vogliamo invece sottolineare, come del resto hanno fatto i rispettivi primogeniti dei due operai , che ad oggi, a distanza di 20 anni, il Comune di Mazara del Vallo non ha mai posto una targa o ricordato in alcun modo la morte di quei due uomini. Solo mera, seppur grave, dimenticanza? Ad ogni modo, speriamo che l’attuale Amministrazione del sindaco Nicola Cristaldi possa distinguersi rispetto alle altre dedicando una parte dello stesso impianto sportivo (come del resto fatto per altri personaggi mazaresi) alla memoria dei due lavoratori vittime di un errore sulla carta.          

Francesco Mezzapelle

21-09- 2015

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