Olocausto e aborto, ancora commenti sulle parole di padre Bruno de Cristofaro

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
15 Febbraio 2021 16:24
Olocausto e aborto, ancora commenti sulle parole di padre Bruno de Cristofaro

Ancora commenti e riflessioni sul caso di Padre Bruno De Cristofaro, parroco del santuario di Birgi, a Marsala, e il suo paragone shock tra l'olocausto e l'aborto (leggi qui) giunto alle cronache nazionali, che ha visto dar vita sul web ad un vero e proprio botta e risposta tra chi esprimeva la propria solidarietà al parroco marsalese e chi invece riteneva offensive e inadeguate le sue dichiarazioni.

Della vicenda si è discusso anche durante la seduta di martedì del consiglio comunale di Marsala. In quell’occasione il presidente d’aula, Enzo Sturiano, ha difeso le posizioni di Padre Bruno per la frase in cui paragonava la scelta delle donne di interrompere la gravidanza ai crimini di Auschwitz. Secondo Sturiano il diritto alla vita va tutelato e il pensiero di Padre Bruno è stato interpretato in maniera errata. Sturiano, inoltre, ha espresso la propria solidarietà al parroco per essere stato bersaglio di critiche sui social.

Solo un commento contrario dall’aula, quello del consigliere Rino Passalacqua che ha dichiarato: «Il prete ha sbagliato, offeso e umiliato le vittime dei campi di sterminio, non si può permettere di dire quello che vuole». Nessun commento sulla vicenda da parte del Vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo, Mons. Domenico Mogavero. Sul caso, però, giunto alla ribalta delle cronache nazionali, si è espresso il vescovo di Sanremo e Ventimiglia, Antonio Suetta, affermando: «Il cattolico è sempre chiamato a dare testimonianza con la disponibilità di dare anche la vita, ma anche laddove non si raggiungano questi fenomeni di persecuzione fisica e cruenta, la persecuzione ideologica è una sorta di ostracismo assoluto nei confronti dei cristiani da parte dell’intellighenzia e dei media.

Credo che la vicenda di padre De Cristofaro, a cui va la mia solidarietà, la mia comprensione e la mia condivisione, sia emblematica di questa situazione. Il suo – prosegue Mons. Suetta- è stato un paragone, non significa negare una tragedia, non significa dire che una tragedia è peggiore di un'altra, ma è un sottolineare come la diversità delle modalità o del contesto non possano essere mai un’attenuante rispetto all’aggressione della vita umana. Il ragionamento di De Cristofaro era giusto, ha fatto riferimento alla barbarie di Mengele, il quale aveva tracciato una linea sul muro e usava quella linea come criterio di selezione.

Non ha avallato in nessun modo, né ha attenuato la tragedia dell’Olocausto, che, ribadisco anche io in tutta la sua gravità e la sua vergogna. Ma la stessa cosa va detta anche oggi: l’aborto c’è e, pur nella diversità di contesto, ha lo stesso valore in gioco, la stessa responsabilità». A sostegno di padre Bruno anche Donatella Isca, referente Responsabile Dipartimento Pari Opportunità Famiglia e Valori non negoziabili della Provincia di Pisa che ha affermato: «L’unica vera tesi della denuncia del padre è stata la seguente: il criterio umano e quindi arbitrario, di decidere cosa è vita e cosa no, chi deve vivere e chi invece no.

Il dottor Mengele aveva arbitrariamente deciso che al di sotto dei 150 cm di altezza non si era destinati alla vita ma alle camere a gas, oggi c’è una Legge della Repubblica (la 194/1978) che di fatto decide che al di sotto delle 12 settimane un essere umano non è tale. Vi è chiaro il parallelo? «Il religioso- prosegue- del tutto coerentemente agli insegnamenti della Chiesa e al Magistero dei Papi, non ultimo Papa Francesco, ha voluto denunciare questa ipocrisia. Fa specie dover registrare ancora una volta interventi che mirano falsamente a prender le parti delle donne “in questo momento grave della vita”, quando gli autori degli stessi non denunciano, per esempio, che si fa ben poco per rimuovere le situazioni di disagio che spingono le donne gravide ad abortire.

Il più delle volte si tratta di cause economiche, e chi finge di non saperlo, ora sta gridando ipocritamente allo scandalo». C.P.

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