Misteridicittà/ Fummo più beduini di quel che credevamo?

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
20 Settembre 2015 11:00
Misteridicittà/ Fummo più beduini di quel che credevamo?

Il mistero che Vi racconteremo oggi vedrà protagonista un intero gruppo...di vacche. Ci fu un tempo, intorno agli anni '50 in cui nella zona delle campagne del mazarese, specie al confine ovest che si mischia con quello marsalese, accadevano vere e proprie sparizioni di intere mandrie che avrebbero lasciato di stucco anche Houdinì!

Cittadini omertosi per quanto si può immaginare, come è possibile che le forze dell'ordine, impegnate in gran forza nelle ricerche non riescano a trovare capi di bestiame.Neanche in natura le mucche risultano più veloci delle gazzelle, eppure non si trovava nessuna traccia delle bestie.

Il reato prende il nome di "abigeato", e forse è uno dei pochissimi casi se non l'unico che in Sicilia prevedeva una pena più severa rispetto al resto d'Italia, tanto era noto e frequente.Uno di coloro che contribuì a ridimensionare il fenomeno, anche se con scarsi risultati fu Cesare Primo Mori, conosciuto anche come “Il prefetto di ferro”, che fra i tanti provvedimenti che attuò per risolvere la dura questione siciliana ci fu anche quello della marchiatura a fuoco dei capi di bestiame con un marchio diverso per ogni proprietario, per meglio riconoscere i propri animali.

Addirittura i ladri risultavano essere dei veri e propri professionisti del settore, abili com'erano a far cambiare pelo, marchiature e anche abitudini agli animali.Molti erano specializzati negli spostamenti, noto fu un caso di una mandria rubata nelle campagne di Mazara di cui poi si ebbe notizia nella zona di Milazzo.

Questi reati trovano motivazione nel fatto che i proprietari di mandrie e greggi utilizzavano terreni altrui per il pascolo, il curatolo delle mandrie aveva a fido un appezzamento ed era il responsabile di entrambi, il custode del terreno era il guardiano, per i terreni vicino al mare e il curatolo per quelli nell'entroterra, sono loro a detta dello scrittore e poliziotto Giuseppe Alongi che rappresentavano l'anello che legava il mondo della pastorizia alla malavita organizzata, era proprio in quei fondi che si consumava il nostro mistero.Il custode con i complici avvisavano il proprietario della sua perdita dopo essersi assicurati che gli animali fossero già lontani o nascosti, ma resta sempre un mistero come e quali tecniche usassero per far sparire anche mille capi di mucche o pecore.

I traffici poi durante le fiere vedevano la perfetta applicazione dell'abigeato, si acquistava a piede, un quarto cioè dell'animale, in varie mandrie così in caso di furto avrebbe perso solo un quarto dell'acquisto.

Ciò che rimanda la questione al mondo dei beduini è proprio il modus operandi di questi particolari ladri, quando le bestie sono al pascolo arrivano a cavallo stringendo a cerchio la mandria e urlandogli contro per farla avanzare verso la direzione dell'allontanamento, proprio come le razzie africane. Alongi vede la cosa come una normale eredità lasciata da due secoli di dominazione araba, così come tantissime altre cose alle quali ormai non facciamo più caso tanto sono comuni e quotidiane, molte delle quali hanno magari perso il vero significato o lo si è attribuito ad altre motivazioni, come quello che a Mazara è visibile ancora oggi specie nelle zone periferiche, nel nostro periodo arabo, le case dei mazaresi per essere distinguibili da quelle degli arabi dovevano essere costruite, per ordine del califfo, con una croce ben visibile, di solito al vertice del colmo tra le falde del tetto, tradizione che è rimasta poi a lungo.

E anche di provenienza araba sembrano essere molte specie animali come il cavallo siciliano e i muli particolarmente resistenti, tanto che ne furono requisiti tantissimi circa quaranta mila durante la guerra in Etiopia, senza ovvio rimborso per i legittimi proprietari.

Ma sul fatto che questo mistero sia o meno di derivazione comportamentale beduina si scontrano le penne sia di Alongi che dello storico Michele Amari che, forse per aver tanto studiato e scritto sui vespri, poco accettava l'idea di un'eredità morale e comportamentale come strascico di una dominazione.

Forse non sapremo mai fino a che profondità ha messo radici il legame e se c'è o meno, tra i siciliani e i beduini o gli arabi in genere, ma poi ovunque si vada trovare una popolazione autoctona originale è geneticamente impossibile, le influenze potrebbero essere più il risultato di convivialità, integrazione, addirittura imitazione, che da sempre hanno lasciato il loro segno proprio come un punto esclamativo alla fine di una frase felice!

Maria Rosa Alfieri

20-09-2015 12,30

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