MisteridiCittà/Ancora nessun pannello commemorativo per i cittadini che salvarono giovani a causa dello speronamento vecchia chiatta.

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
20 Maggio 2018 16:37
MisteridiCittà/Ancora nessun pannello commemorativo per i cittadini che salvarono giovani a causa dello speronamento vecchia chiatta.

47 anni fa salvarono più di una decina di ragazze da sicuro annegamento a seguito dello speronamento dell’antica chiatta da parte di un peschereccio. Ancora però, nonostante l’approvazione del Consiglio comunale, non è stata affissa la targa celebrativa di quel gesto eroico. Torniamo indietro nel tempo a parlare della vecchia chiatta che attraversava il fiume Mazaro. “Da attendibili fonti orali –racconta nel suo blog 'Mazara Forever' il dott. Giuseppe Catalano-  ho appreso che venne costruita nella seconda metà dell'ottocento.

Essa serviva per collegare le due sponde del fiume ed è stata per molti anni per gli abitanti del rione Transmazaro, quelli di ‘addrabbanna la chiatta’, un ponte mobile di grande utilità che consentiva di bypassare gli altri lunghi percorsi alternativi. Realizzata con lo stesso legno usato per le imbarcazioni, al suo interno –racconta Catalano- aveva delle camere d'aria che ne consentivano un sicuro galleggiamento e una spedita navigazione. Essendo sprovvista di un motore, per la traversata, era necessario tirare una robusta fune le cui estremità erano fissate a due strutture collocate ad hoc e stabilmente fissate a terra nelle due sponde.

(immagine di copertina e foto interna dal blog "Mazara Forever") La chiatta sopravvisse fino agli inizi degli anni ’70 dello scorso secolo e cioè fino alla tragedia che avvenne la mattina del 30 Aprile 1971, almeno questa è la data che riportano le cronache del tempo. Alle ore 8.10 la chiatta fu speronata dal peschereccio “Graziella Mangiaracina” (che a causa di un’avaria entrò a grande velocità all’interno del porto canale). L’urto fece ribaltare in acqua diverse bambini, giovani studentesse, ed anche qualche adulto.

Per fortuna tutti rimasero incolumi e se la cavarono con molto spavento ed un bagno fuori stagione. Ciò fu possibile grazie al tempestivo intervento di un sei-sette persone che videro la scena della banchina dalla piazzetta dello scalo, là dove si svolgeva la folkloristica vendita del pesce. Più di una decina di giovani furono salvate dall’intervento dei mazaresi Antonino Giacalone, Francesco Asaro, Vito Asaro e Andrea Giacalone. Si dice che ci furono problemi con i ‘dispersi’ perché alcuni di quei bimbi, una volta riguadagnata la riva a nuoto, se ne andarono tranquillamente a scuola, bagnati com’erano, altri tempi quelli.

La notizia finì nelle prime pagine del Giornale di Sicilia e pure sul telegiornale del "Primo canale", come si diceva allora. I protagonisti del salvataggio furono poi premiati dalle autorità con degli attestati di benemerenza.  A seguito dell’incidente però il Prefetto di Trapani ordinò l’abolizione totale del servizio di traghettamento e così l’ultima e vecchia chiatta scomparve per sempre, pur restando sempre viva nel ricordo collettivo e di quell’allora ragazzo di nome Nicolò Cristaldi che una volta divenuto Sindaco nel 2009 volle a tutti i costi creare una nuova chiatta a motore che facesse spola fra i punti più vicini delle due sponde del Mazaro.

Quel gesto eroico compiuto da quel gruppo di persone in questi decenni non è stato però mai celebrato come si deve. A ricordarsene sono stati qualche anno fa i consiglieri di opposizione Giorgio Randazzo ed il compianto Giacomo Cangemi che presentarono il 2 agosto scorso una mozione (indirizzata al sindaco Cristaldi, e per conoscenza al presidente del Consiglio Comunale, Vito Gancitano, e alla Commissione Toponomastica del Comune) per l’installazione di un pannello commemorativo in piazza dello Scalo.

Nella mozione si legge che il grande gesto di solidarietà umana è stato compiuto il 5 maggio 1971, e non il 30 aprile come riportavano le cronache. Al di là della data, la mozione di Randazzo e Cangemi venne iscritta all’ordine del giorno del Consiglio comunale. La mozione è stata discussa in consiglio comunale il 28 febbraio scorso e letta dal consigliere Randazzo, che, dopo aver ricordato l’episodio, aggiunse con un pizzico d’ironia: “CONSIDERATO estremamente importante in una Città come Mazara del Vallo piena di storia e tradizioni, rendere "viva" la memoria di chi si è distinto per atti dall'enorme significato civico e umano, convinto che non vi può essere futuro senza essere "consapevoli" e memori del passato di questo territorio, soprattutto in caso di gesti eroici del genere, che hanno permesso a dodici ragazze, oggi donne, di poter continuare a vivere la loro vita e contribuire al progresso di questa Città; DATA la riconosciuta sensibilità di questa amministrazione nell'onorare la memoria di concittadini illustri distintisi in svariati campi della società civile; SI IMPEGNA l’Amministrazione Comunale, affinchè venga installato apposito pannello commemorativo lungo la parete del mercato ittico comunale sito in Piazzetta dello Scalo , attivando la commissione toponomastica per le procedure di rito”. La mozione venne approvata all’unanimità dei presenti, anche da parte di diversi consiglieri comunali della maggioranza (sarebbe stato a dir poco impopolare il contrario): Randazzo, Giovanni Iacono Fullone,  Giacomo Mauro, Valeria Alestra, Antonino Gaiazzo, Luigi Firenze, Sara Provenzano, Pasquale Safina, Antonio Colicchia (subentrato a Giacomo Cangemi deceduto pochi giorni prima), Antonino Arena, Joselita D’Annibale, Giampaolo Caruso, Antonino Zizzo, Vito Foderà, Nicola Norrito, Nicola La Grutta, Giuseppe Di Gregorio, Tonia Pernice, Pietro Ingargiola ed il presidente Vito Gancitano.

A distanza di mesi, la nostra redazione si chiede, il perché l’Amministrazione Cristaldi, così solerte a conferire incarichi a consulenti (seppur gratuitamente), onorificenze a destra e manca, intitolazioni di luoghi pubblici e strade a vari personaggi, perfino a “Mago Zurlì” (che forse non è mai stato a Mazara del Vallo), non sia ancora stata in grado di apporre un pannello commemorativo (anche in ceramica) a quei cittadini  eroi che consentirono con il loro gesto a quelle ragazze di continuare a vivere e diventare mamme.

Forse perché la proposta arrivata dall’opposizione? E’ così difficile celebrare la ‘normalità’? Francesco Mezzapelle

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