Mazara,la Chiesa pagherà le utenze delle famiglie dei pescatori sequestrati a Bengasi da 33 giorni

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
04 Ottobre 2020 09:57
Mazara,la Chiesa pagherà le utenze delle famiglie dei pescatori sequestrati a Bengasi da 33 giorni

Vicinanza ma anche aiuto concreto della Chiesa mazarese alle famiglie. Il Vescovo della Diocesi, mons. Domenico Mogavero ha incontrato, nel tardo pomeriggio di ieri, i familiari dei 18 marittimi che si trovano ancora in stato di fermo in Libia, dopo che i loro motopescherecci – “Antartide” e “Medinea” sono stati fermati dalle milizie del generale Haftar. Le famiglie dei pescatori (mazaresi e tunisini) da tre giorni occupano l’aula consiliare del Comune di Mazara del Vallo, con l’intento di non far scemare l’attenzione sulla questione che vede coinvolti i loro cari.

La preoccupazione maggiore dei familiari è ora quella di sapere le condizioni di salute dei marittimi: “Da 16 giorni non abbiamo la possibilità di poterli sentire al telefono – hanno detto al Vescovo – a noi basta anche che parli uno solo a nome di tutti e ci dicano che stanno bene”. “La risoluzione della vicenda non dipende da noi. Abbiamo notizia che la Farnesina è impegnata nella trattativa, della quale non conosciamo i particolari”, ha detto Mogavero. Il Vescovo è in contatto con un funzionario del Ministero degli Esteri.

Durante l’incontro – presente il Presidente del Consiglio comunale Vito Gancitano – il Vescovo alle famiglie ha assicurato la vicinanza della Chiesa locale, anche con segni concreti laddove c’è la necessità. Monsignor Mogavero ha chiarito che la Chiesa è disponibile anche al pagamento di utenze: “Nessuno lo consideri come un’intrusione nella vita privata, ma solo come l’offerta di disponibilità per la soluzione di eventuali difficoltà. Noi vogliamo essere al vostro fianco sino a quando i nostri fratelli marittimi non torneranno a Mazara del Vallo”, ha detto Mogavero.

(in foto copertina un momento dell’incontro tra il Vescovo Mogavero ed i familiari dei marittimi detenuti da 33 giorni a Bengasi). L’incontro si è concluso con un minuto di silenzio, una modalità per ognuno dei presenti, cristiani e musulmani, di fare una preghiera secondo il proprio credo religioso.

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