Mazara, Vicenda cagnolina uccisa a Tonnarella. Controreplica alla nota dell’Enpa

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
15 Settembre 2020 10:28
Mazara, Vicenda cagnolina uccisa a Tonnarella. Controreplica alla nota dell’Enpa

Torniamo ad occuparci del caso della cagnolina uccisa, a morsi,  nella via Restivo (nel quartiere di Tonnarella) nella notte fra il 9 ed il 10 settembre. Qualche giorno fa abbiamo pubblicato la nota parte dalla sezione locale dell’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali) firmata dal suo presidente Loredana Zummo, che ha in affidamento i 4 cani indicati, all’inizio della vicenda, da Walter Genna, un cittadino residente in quella stessa via come i probabili aggressori della cagnolina. A seguito della nota dell’ENPA ecco come ha contro replicato lo stesso Genna: “Mi ero ripromesso di non rispondere ad alcun commento scritto dagli utenti sotto al post pubblicato pochi giorni fa dal giornale, per diversi motivi.

In primis, il fatto che non è di mio gradimento il dibattito tramite commenti Facebook. Oggigiorno tuttavia se vuoi dare importanza ad una vicenda, i giornali online come PrimaPagina, in un territorio come quello di Mazara del Vallo, rappresentato la miglior via da seguire, dato che con altri metodi, anche forse più consoni ma meno altisonanti, non si riesce ad ottenere praticamente nulla. Ed è esclusivamente questo il motivo per cui ho deciso di far pubblicare la notizia via social, in questo caso specifico tramite il giornale PrimaPagina, e darle quindi tanta "visibilità".

Tuttavia, il comunicato da parte della signora Zummo, presidente dell'ENPA Mazara, pubblicato dal giornale, così come è stato pubblicato il mio racconto, mi costringe a fare delle dovute precisazioni, date le varie accuse lanciate, e a farlo di conseguenza, ancora una volta, in maniera pubblica. Questo soprattutto perché ci tengo a tutelare l'immagine della mia persona, visto ciò che è stato scritto. Inizio col dire che troppe falsità sono state dette in queste poche righe, e ciò non può essere, da parte mia, assolutamente tollerato.

Nella mia segnalazione, pubblicata da PrimaPagina, mi sono limitato a raccontare i fatti, che ho vissuto in prima persona, perché presente sul luogo e soprattutto perché, è stato il sottoscritto ad aver ritrovato il corpo della cagnolina. Inizio col dirle, signora Zummo, che desidero sapere da dove vengano queste "voci" circa la padronalità della cagnolina. Penso che lei sappia bene che lanciare pubblicamente un'accusa del genere basata su "voci" sia una cosa che non le è consentito fare. Così come, ritengo sia, veramente ignobile scrivere, che la cagnolina "non è stata protetta", parole che feriscono e allo stesso tempo mi lasciano veramente sbigottito.

Ripeto a tal proposito, come scritto esattamente nella mia prima nota, che si trattava di una cagnolina indifesa, randagia e per questo motivo senza alcun microchip, che passava, la gran parte del tempo, di fronte la strada di casa mia (poco distante dalla via Restivo) e che, solo e soltanto per questo motivo conoscevo. Quella cagnolina era trattata allo stesso modo di come voi trattate i cani di quel branco, con la sola differenza che il sottoscritto non è un volontario ENPA, che la cagnolina era un singolo esemplare, e che ciò che facevo io e altri, era fatto solo per semplice empatia verso l'animale, e non vi era dietro alcun interesse, se non quello di garantire la vita ad un povero cane randagio.

Lei era in strada così come lo sono i vostri. D'altronde non era di certo l'unico cane randagio della zona, basta andare pochi metri più avanti (e in tutto il quartiere) per trovarne di altri, nella sua stessa condizione, e sono molteplici i cittadini che mossi soltanto dal senso di pietà lasciano del cibo per strada per sfamarli. Lei ha comunque trovato il coraggio di scrivere la frase "la cagnetta non è stata protetta". E ciò a mio avviso è soltanto un tentativo di attacco nei miei confronti, oltre ad essere un accusa priva di qualsiasi fondamento volta soltanto a distogliere l'attenzione sul tema principale dell'argomento che è quello relativo alla presenza del "branco" in quella via pubblica.

Il sottoscritto possiede un cane, da ben 11 anni, quella frase lì, buttata a casaccio nel suo discorso non posso accettarla. Non può permettersi di scrivere una frase del genere pubblicamente, senza neanche conoscere il diretto interessato. Vengo accusato da lei di non aver "protetto" un cane randagio, quando gli stessi cani, che lei stessa ha in affidamento (come ha scritto) hanno presumibilmente sbranato tale cagnolina perché riposti in branco in una strada pubblica. Un vero e proprio paradosso.

Le chiedo inoltre: avrei dovuto proteggerla da cosa? Dal branco? Con ciò vuole forse affermare che anche il più docile dei cani se posto all'interno di un branco può diventare pericoloso? È veramente un affermazione grottesca la sua, e la considero una grossa caduta di stile, che d'altronde spiega molte altre cose. Lei, inoltre, continua il suo intervento affermando che si sta cercando un capro espiatorio sulla "pelle" di altri cani innocenti. A tal proposito voglio dirle che: -Lei non può assolutamente dire e sostenere che quei cani siano innocenti.

Innanzitutto deve rendere pubblico, dato il suo intervento, che lei non era presente sul luogo del ritrovamento, perché, chi è estraneo alla vicenda, leggendo le sue parole, potrebbe pensare che, quel giorno, sul posto ci fosse anche lei, e non è così. Sul posto oltre al me, erano presenti, la madre del sottoscritto, e due volontarie ENPA. Che ci tengo a precisare, sono state chiamate, tramite telefono cellulare, direttamente dalla madre del sottoscritto. (E a tal proposito, signora Zummo, avrei un ulteriore aneddoto da raccontare circa la veridicità di alcune dichiarazioni che una delle due volontarie ha fatto su alcune circostanze relative al ritrovamento del cane, ma preferirei comunque raccontarle tale aneddoto attraverso un normale colloquio interpersonale e non di certo tramite continui comunicati attraverso un giornale online).

Riguardo, invece, il discorso relativo alle tracce ematiche che dovevano nel caso essere presenti sui cani aggressori, può essere (e d'altronde è già stato) velocemente smentito... A detta anche del veterinario, con cui abbiamo avuto un colloquio il giorno dopo l'accaduto. Inoltre il giorno seguente al fatto, ho fotografato un evidente segno di morso (segno che è ancora presente e di cui possiedo prova fotografica), presente su uno dei cani del branco, che può non essere stato altro che (in maniera molto plausibile) un tentativo da parte di quella povera cagnolina di difendersi dall'attacco del branco.

Voi stessi escludete che i cani siano aggressivi tra loro (andando contro alle testimonianze di chi risiede a due passi da quel branco, che parla di liti notturne tra cani stessi, udibili sin dentro casa). Vista la vostra sicurezza nell'affermare ciò, escludo che il cane in questione si sia potuto procurare tale segno scontrandosi con un esemplare del branco stesso. Continuo ancora dicendo, che guardando le foto del ritrovamento, è ben evidente come a causare la morte dell'animale siano stati diversi morsi al collo, e dato che oltre questi erano presenti tanti altri morsi, dati in diverse zone del corpo ciò fa evincere che si sia trattato, sempre molto presumibilmente, di un attacco da parte di più cani.

Inoltre abbiamo potuto constatare come dei 4 cani presenti, due siano femmine e due siano maschi, e mentre uno dei due maschi non presenta più i testicoli (prova evidente che sia stato castrato), l'altro li ha ancora. Bisogna adesso capire se abbia subito un intervento differente (cosa molto improbabile) o se in realtà non sia affatto sterilizzato. Se lei provasse ad analizzare in maniera oggettiva la vicenda capirebbe, seguendo ciò che ho appena scritto, che se il sottoscritto trova, a pochi metri, e ribadisco, a pochi, pochissimi metri dal branco un cane in quelle condizioni è assolutamente legittimato a pensare che i colpevoli siano proprio loro.

Lei si chiede chi ha veramente ucciso la cagnolina o dove è effettivamente morta, con la stessa sicurezza con cui io sostengo invece che è stata uccisa dal branco ( tenga ben ben presente, che il luogo del ritrovamento rappresenta una prova non confutabile). Lei inoltre sostiene che tale branco "non ha mai aggredito nessuno". A tal proposito la invito a leggere la moltitudine di commenti, sotto al post relativo al mio primo appello, di testimonianze di cittadini residenti nella zona e non, che con quel branco di problemi ne ha avuti eccome, per i più disparati motivi (e non si tratta di uno o due persone, ma molte di più, anche turisti).

Tuttavia sono comunque convinto, che per lei quel branco non possa, mai e in alcun caso rappresentare un pericolo, anche nel momento in cui lei possa essere smentita dall'evidenza dei fatti. Ho capito che basta nascondersi dietro la frase "reimmessi nel territorio di appartenenza dopo averne verificato la non aggressività" per far sparire qualsiasi tipo di problema e negare qualsiasi tipo di attacco. - Voglio inoltre capire cosa intende quando usa la frase "sulla pelle di altri cani innocenti".

Creda forse che il sottoscritto abbia mai sostenuto che i cani di quel branco siano da eliminare? Da sopprimere o giustiziare? Crede che sia questo l'obiettivo di questa mia iniziativa? Se pensa questo, la invito a riflettere ed a usare meno parole "ad affetto" ed a raccontare i fatti così per come sono,senza fare accuse pubbliche prive di fondamento. Io credo che lei abbia completamente perso il senso dell'appello iniziale, e per questo la invito a leggerlo, se non lo avesse ancora fatto, e/o a rileggerlo qualora invece lo avesse già fatto.

Il punto del discorso è che il branco, in un paese civile non può esistere. Mai, in nessuna condizione. Siamo essi cani reimessi sul territorio, siano essi semplici cani randagi. La mia richiesta era proprio questa, la rimozione del branco, e non l'eliminazione dei cani. Quando lei parla di cani "notoriamente buoni" ignora totalmente tutte le testimonianze presenti nei commenti sotto al post e anche tutte le testimonianze che può ottenere se chiede alla stragrande maggioranza dei residenti della zona.

Il branco è una condizione pericolosa, che esalta l'aggressività dell'animale, e ciò è innegabile. Il problema, come ho sempre ripetuto fin dal principio, è la gestione di quel branco e non gli animali stessi. Non può esistere, ad oggi, che solo i più "coraggiosi" possano permettersi di percorrere quella strada. Rimuovere un branco, non significa necessariamente eliminare gli animali. Bisogna rimuovere i cani da quel posto e porli in un ambiente adeguato, al chiuso o all'aperto che sia, ma non di certo in una strada pubblica, e con il cibo gettato in ogni dove, lunga la strada stessa.

E ciò non vale solo per i cani in Via Restivo, ma anche per il branco presente alla fine del lungomare Fata Morgana (di fronte la ormai famosa "calaspaghetti"). È voglio anche precisare che questo non è neanche un attacco ai volontari delle associazioni che riforniscono di cibo questi cani, ma credo, che in questa specifica situazione i metodi siano completamente sbagliati. Non voglio la testa di nessuno, chiedo soltanto senso di civiltà, e quindi un intervento mirato che risolva la questione branco.

Quella povera cagnolina è stata ridotta in condizioni pietose e questo non è accettabile. Tanti, tantissimi, sono costretti a rinunciare a passeggiate, in bici o a piedi, da soli o in compagnia dei propri figli o dei propri cani. Tralasciando il fatto che alcuni dichiarano anche di essere stati aggrediti personalmente, al contrario di come lei sostiene nella sua nota. Signora Zummo, le chiedo: vale la pena continuare a far finta di niente, illudendosi che i cani siano innocui,solo perché reimmessi sul territorio dal comune? È davvero convinta che la pericolosità di un animale non sia un fattore variabile, e che sia garantita nel tempo? Se è davvero convinta, la invito nuovamente a riflettere.

Quando l'animale è posto in branco non esiste alcuna "legge" se non quella dettata dall'istinto. Io non penso sia necessario correre tale rischio, ciò che è successo ora e prima è già abbastanza. Tutto il resto è arrampicarsi sugli specchi o difendere qualcosa che va oltre il semplice affetto verso i cani. Riguardo le frasi finali del suo intervento, bhè, c'è anche in questo caso da rimanere meravigliati, sbalorditi direi. In merito a ciò che ha scritto, è mio dovere, a questo punto, precisare, che il giorno dopo l'accaduto, dopo essermi recato al rifugio sanitario, di via Ballatore, ho provato ad avere un colloquio con lei, signora Zummo, dato che era presente.

Mi ha dato la possibilità di parlare forse per soli due minuti, dopo di ché mi ha liquidato affermando che fosse impegnata, dicendomi testuali parole :"mi dia soli 5 minuti e ne riparliamo". Dopodiché è sparita, seppur io abbia, successivamente, avuto un lunga conversazione con un dipendente del rifugio per circa 30 minuti, ma di lei comunque nessuna traccia. Le chiedo quindi cortesemente, in maniera pubblica, di trovare del tempo per incontrarmi, in modo da avere un dialogo civile con il sottoscritto, perché desidero, con molta curiosità, sapere quali sono questi aspetti "diversi" che la vicenda possa adesso prendere.

Anche se mi sto ancora chiedendo, dopo cosa, dato che scrive "adesso". Crede forse di aver "risolto" il caso? Le sue ultime parole sono "troppo facile accusare cani notoriamente buoni", facile!?  Mi chiedo quale sia il senso il tale affermazione, vorrei gentilmente sapere a cosa allude. Finisco questo mio intervento, signora Zummo, dicendole che il sottoscritto di "responsabilità" se n'è prese pure parecchie, più di quante gliene siano dovute, e data la situazione, credo che anche lei debba prendersene qualcuna in più, iniziando magari a non negare il dialogo a chi il dialogo lo ha dapprima cercato nelle sedi e nei modi più opportuni.

Questa non è la battaglia del Signor Genna contro la Signora Zummo, ma qualcosa di ben diverso. Le dico che questo sarà il mio ultimo intervento pubblico, qualora decidesse di rispondermi ulteriormente, con le stesse modalità, e a prescindere da ciò che andrà a scrivere, qualora dovesse farlo. Ho sempre auspicato al dialogo diretto, qualunque sia la circostanza. Se vuole andare a fondo nella vicenda, faccia pure, d'altronde é proprio quello che ha intenzione di fare anche il sottoscritto”. Al di là del caso, e della polemica che ne è scaturita, vogliamo però tenere alta l’attenzione su un problema mai risolto in questi anni e cioè il randagismo imperversante in diverse zone della Città (vedi foto copertina di repertorio di un gruppo di randagi vaganti presso la spiaggia di Tonnarella) .

Ad esso connesso quello della burocrazia e cioè della non tempestività di intervento di alcuni servizi comunali addetti alla problematica. Per non parlare anche dell'esoso servizio (circa 200mila euro annui) pagato da anni dal Comune di Mazara al canile Ri.Ca.Ra di Caltanissetta, ma su tale questione torneremo... Francesco Mezzapelle

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