Mazara, rimozione delle cornici simil-Consagra dal “palazzaccio”. Ecco cosa successo. Ma ci sono altri interrogativi…

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
26 Novembre 2019 10:15
Mazara, rimozione delle cornici simil-Consagra dal “palazzaccio”. Ecco cosa successo. Ma ci sono altri interrogativi…

In questi giorni è scoppiata una polemica, alimentata attraverso facebook, circa la rimozione delle cornici decorative, stile Consagra, dal palazzaccio comunale di Piazza della Repubblica; continuiamo a chiamarlo “palazzaccio”, nonostante il suo restyling, per una questione di affetto essendo divenuto, considerate le intrigate e complesse vicende relative ad esso, lo specchio della politica mazarese degli ultimi decenni. Prima nel gruppo facebook “Mazara in Linea” e poi attraverso un video dell’ex consigliere comunale Giampaolo Caruso, delfino dell’ex sindaco Nicola Cristaldi, è stata criticata la decisione dell’attuale Amministrazione comunale di rimuovere, nel luglio della scorsa estate, le suddette decorazioni che, ricordiamo, furono collocate dalla precedente Amministrazione in prossimità del Natale 2018 per abbellire, insieme ad altri arredi scenografici, la stessa piazza della Repubblica; d’altronde bisognava lasciare una bella immagine agli occhi dei mazaresi anche in prospettiva delle elezioni Amministrative della successive elezioni, quelle della scorsa primavera.

Nonostante rimanesse chiuso nonostante la fine dei lavori avvenuta due anni prima (e di questo parleremo più avanti) in quel periodo fra il Natale 2018 e l’Epifania il palazzaccio, arredato a festa con delle luci led attorno alle suddette cornici simil-Consagra, fu immortalato dai telefonini, anche con selfie, da tantissimi cittadini. Adesso, giustamente, in prossimità delle nuove festività di fine 2019 ed inizio 2020, in molti si chiedono perché lo stesso palazzaccio non sia più arredato con cornici e luci.

La verità sembra più semplice delle tante ipotesi avanzate sui social. Sembra infatti che l’Assessorato regionale ai Beni Culturali, attraverso la Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Trapani, abbia rigettato la proposta della precedente Amministrazione comunale per la modifica del progetto dello stesso “palazzaccio” che a quanto sembra prevedeva il suo abbellimento con quelle cornici le quali però furono collocate lo stesso. Così, probabilmente a seguito di diversi solleciti da parte della stessa Soprintendenza, la nuova Amministrazione Quinci sarebbe stata costretta a rimuovere quei manufatti perché –secondo il parere della stessa Soprintendenza, sarebbero in contrasto con il contesto della piazza ove presenti la storica Cattedrale, il Palazzo Vescovile ed il caratteristico Seminario con il suo porticato.

Pertanto la presente Amministrazione sarebbe stata “costretta” a procedere alla rimozione di quei manufatti. (in foto collage di copertina la stessa facciata con e senza le cornici decorative). Personalmente credo, convintamente, che quelle cornici avevano certamente arricchito e abbellito la nuova facciata del palazzaccio. Pertanto mi chiedo: come è possibile che la stessa Soprintendenza per le stesse motivazioni (vedi sopra) non abbia bloccato la realizzazione del progetto di restyling? Allora mi sorge un dubbio: forse la richiesta di rimozione di quelle cornici è stata presa perché richiamavano l’originale progetto della facciata che il grande Pietro Consagra donò alla Città? La stessa Soprintendenza ai Beni Culturali non osteggiò diversi anni fa il progetto della facciata di Consagra (ne parleremo successivamente)? Forse un’ulteriore diniego all’opera del più grande artista mazarese che donò peraltro alla sua Città anche la fontana-scultura di piazza Mokarta che ad oggi è lasciata in uno stato di abbandono e degrado dalla stessa Soprintendenza? Ritornando alla nuova facciata del palazzaccio di Piazza della Repubblica vogliamo ricordare, ancora una volta, che nel 2011 l’Amministrazione comunale acquistò, pagandolo circa 15.000 euro, il progetto del giovane architetto Elena Calafato che aveva realizzato uno studio ad hoc nella sua tesi con la cattedra di Disegno Industriale presso l’Università di Palermo.

Il progetto dell’arch. Calafato fu la base di partenza per il progetto esecutivo (modificato e ridotto rispetto a quello dell’arch. Calafato) per questioni tecniche e finanziarie realizzato dall’Ufficio tecnico comunale. I lavori di restyling del palazzaccio erano rimasti per alcuni anni, almeno dal 2010, nel piano Annuale delle Opere Pubbliche (come del resto avviene negli ultimi anni per molte opere). Alla base del ritardo dell’inizio dei lavori vi sarebbero stati “riaggiustamenti” in corso d’opera del progetto esecutivo elaborato dagli architetti, e funzionari comunali, Alberto Ditta (allora dirigente del III Settore), Bianca Asaro e Tatiana Perzia.

A quanto pare ci sarebbero stati problemi riscontrati nel corso dei lavori di sondaggio intrapresi nel dicembre 2013 a seguito dei saggi strutturali. I lavori iniziarono effettivamente a partire dai primi del gennaio 2015 e ultimati a fine settembre 2016, a realizzarli l’impresa mazarese Cassano srl che si era aggiudicata la relativa gara di appalto con il ribasso del 28,143% sull’importo a base d’asta di 290.933,77 euro. Appena ultimata, nell’autunno 2016, la nuova facciata richiamava per certi versi ad uno stile “impero”; almeno si sperava che avesse la stessa capacità di resistere dei tantissimi edifici del “ventennio” realizzati, a partire da Roma, in molte parti d’Italia.

La nuova facciata, prodotto dei lunghi lavori di restyling, non riscosse molto successo fra la cittadinanza che si aspettava qualcosa di più bello (diciamo la verità) ed in linea stilisticamente con l’architettura della bella piazza (vedi la Cattedrale, il Seminario Vescovile e la sede vescovile); inoltre, scontato, non somigliava certamente a quella del vecchio palazzo abbattuto alla fine degli anni ’60, e tanto amato dai mazaresi, per far posto alla “mostruosità” precedente. Alla vista della attuale opera prevalse fra i mazaresi la frase “…però megghiu ri prima ”.

Probabilmente la nuova facciata (per la quale non si prese minimamente in considerazione l’indizione di un concorso di idee) non doveva piacere così tanto neanche allo stesso sindaco Nicola Cristaldi che dopo pochi mesi volle arricchire la stessa con l’apposizione di alcuni pannelli realizzati dal maestro Disma Tumminello. Forse cominciava a rimpiangere il progetto di Consagra…? Si, avete capito bene, perché, qualora qualcuno non lo sapesse, per la nuova facciata del “palazzaccio” vi era da anni un progetto di Pietro Consagra, il più grande artista nato a Mazara del Vallo (il prossimo anno ricorre il centenario della nascita) ed universalmente riconosciuto come uno dei più grandi artisti polivalenti del ‘900, progetto realizzato di sua spontanea volontà e gratuitamente ma che fu osteggiato negli anni successivi, oltre che da tecnici, da una certa "intellighentia" culturale e religiosa mazarese.

Così il progetto, un modello su scala, fu relegato in qualche stanza di proprietà comunale ed abbandonato per poi esser tirato fuori ed esposto (merito a dir la verità della stessa Amministrazione Cristaldi) in una sala dell’ex Collegio dei Gesuiti dedicata proprio a Consagra. Ritornando alla nuova facciata di piazza della Repubblica, l’ex sindaco Nicola Cristaldi proprio in occasione delle festività di fine 2017, avendo già disposizione migliaia di metri di luci a led (12 km acquistate nel 2016 per ben 35.000 euro) e non volendo certamente più permettere al cosiddetto “Gruppo Attila”, come avvenuto l’anno precedente, il rivestimento con quelle luci delle ringhiere di uno dei due ponti sul fiume Mazaro (sembrava uno scenario da videogioco anni ’80), pensò, genialmente (bisogna dirlo) e probabilmente colto dal nuovo ardore futurista, di ridisegnare le cornici delle finestre del palazzo di piazza della Repubblica secondo lo stile del progetto di Pietro Consagra.

Il risultato? Lodevole come colpo d’occhio e che certamente non dispiacque i mazaresi, nostalgici nell’animo e di professione. Il problema del nuovo palazzaccio comunale ad oggi non però solo estetico ma anche “funzionale”. L’edificio è una struttura vuota al suo interno, manca tutto, a quanto pare anche alcuni muri interni per separare gli ambienti; insomma un contenitore vuoto! Sembra che per renderlo nuovamente funzionale (destinandovi nuovamente gli uffici comunali  del settore Politiche Sociali e dell’Urbanistica oppure aprendolo ad una nuova funzione e cioè quello di potere ospitare l’Assessorato alla Cultura e al Turismo e magari organizzandovi qualche mostra periodicamente) servano almeno 500.000 euro.

La speranza è quella che la nuova Amministrazione possa intercettare qualche finanziamento regionale o nazionale per riaprire la struttura all’usufruizione pubblica. Francesco Mezzapelle  

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