Mazara, la politica rottama i pescherecci e pure i pescatori. La storia di Tea Bocina e del marito, ormai ex pescatori.

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
28 Gennaio 2015 17:20
Mazara, la politica rottama i pescherecci e pure i pescatori. La storia di Tea Bocina e del marito, ormai ex pescatori.

Neanche un anno fa incontrai Tea Bocina insieme a suo marito, erano impegnati a sistemare le reti in vista di una imminente battuta di pesca con il loro piccolo peschereccio, “Il Nuova Angelica”, allora ormeggiato presso la banchina di via Molo com. Caito, nel porto canale di Mazara del Vallo. Abbiamo rincontrato questa mattina Tea Bocina e suo marito, Matteo Denaro, e mi hanno detto di aver demolito il loro peschereccio e di aver riconsegnato il loro tesserino di pescatori; una scelta non proprio volontaria la loro ma dettata da necessità.

Tea Bocina, 51 anni, è stata l’unica, e forse lo sarà per sempre, donna pescatrice della storia della marineria mazarese. Nel raccontare gli ultimi risvolti della sua attività ventennale di pescatrice al fianco del marito Matteo Denaro, già pescatore da più di trent’anni, Tea (vedi in foto, insieme al marito, scattata stamani nel porto canale) ha ricordato come ha deciso di intraprendere un mestiere che è già pesante per gli uomini.

“Ho deciso di fare il pescatore –ha raccontato Tea- quasi per scommessa con me stessa; mio figlio il grande aveva iniziato a lavorare con mio marito ma non ha visto futuro in questo settore ed ha cambiato lavoro. Così nel 1993 ho preso il libretto di navigazione ed ho iniziato ad andare a pesca insieme a mio marito Matteo con la barca che abbiamo costruito, “La nuova Angelica”. La nostra era una pesca costiera, entro le sei miglia. Quando il tempo era buono uscivamo, di solito intorno alle due di notte e tornavamo all’ora di pranzo.

Questo lavoro è duro ma lo è per tutti non solo per me, non è stato facile andare in mare. Certo come madre di due figli ho fatto dei sacrifici ma mi ero organizzata con il lavoro casalingo”.

In merito alla sua scelta, poco usuale per una donna, Tea ha affermato: “Mazara del Vallo non è aperta all’idea di una donna che possa fare lo stesso lavoro di un uomo. Comunque me ne sono fregata delle chiacchiere della gente, per me non ci sono stati mai problemi, non ho mai avuto paura di andare in mare. Ho lavorato accanto a mio marito e, come due colleghi di lavoro, litigavamo ma poi ritornava la tranquillità”. Nelle reti da pesca gettate in mare da Tea ed il marito Matteo finivano triglie rosse, pesce di scoglio e spesso i due pescavano anche aragoste; il pesce veniva poi venduto al mercato ittico al dettaglio, alle pescherie ed all’asta del pesce fresco che adesso, dopo che il Comune ha chiuso i locali di piazzetta dello scalo, avviene in banchina: “la chiusura della folcloristica e conveniente asta del pesce è stata uno dei motivi della nostra decisione di avviare la demolizione del motopesca e la consegna dei libretti”.

Tea Bocina ha così parlato delle altre cause che hanno indotto lei ed il marito ad abbandonare il mestiere della pesca: “il mare non è più ricco di pesce come un tempo ed inoltre il nostro pesce non viene valorizzato come si deve. Qui manca un vero e proprio mercato del pesce, noi che peschiamo pesce di qualità siamo ostacolati da quanti abusivamente vendono pesce congelato e scongelato; la politica della pesca, a tutti i livelli è assente”.

Tea Bocina ha poi rincarato la dose: “la politica non ha mai fatto niente per questo settore, solo promesse in campagna elettorale. Non ha incentivato e difeso la pesca, anzi ha spesso agevolato i falsi pescatori. Il 16 aprile del 1999 a causa del “marrobbio” la nostra barca ha subito danni per circa 50 milioni di lire e così sono andati in fumo otto anni di nostri sacrifici; in quell’occasione abbiamo solo ricevuto chiacchiere e promesse dai politici sia a Roma che a Palermo”.

La donna ex pescatore ha aggiunto: “il fatto che ci sia poca attenzione per la pesca è dimostrato –ha detto- dalle condizioni del porto canale che non è più navigabile ed è inquinato; eppure il porto canale dovrebbe rappresentare un’attrattiva per i turisti invece è pure poco sicuro a causa della microcriminalità. La barca non era più la nostra visto che subivamo di continuo il furto di attrezzature, siamo stati costretti a chiedere la vigilanza privata, altri costi per nostra piccola economia familiare”.

(in foto n.2 Tea Bocina ed il marito Matteo Denaro in un momento di lavoro a bordo del loro peschereccio) 

Continuando Tea e Matteo hanno sottolineato: “non potevamo più sottostare alle pressioni delle banche alle quali ci siamo rivolti dal 2009 dopo aver finito i nostri risparmi pur di continuare l’attività, i costi di armamento, gasolio etc.. Non ce la facevamo più così abbiamo utilizzato la legge per le demolizioni. A settembre del 2014 abbiamo fermato la nostra attività ed a dicembre la nostra barca è stata demolita. Per fare ciò abbiamo preso dei soldi che però saremo costretti a restituire, con gli interessi, se non troviamo lavoro entro due anni; non abbiamo ancora infatti raggiunta l’età per andare in pensione”.

Ironicamente dicono infine Tea e Matteo, che hanno dato la loro disponibilità a dare testimonianza della loro esperienza lavorativa nel progetto Enpi Italia-Tunisia “Club Bleu Artisanal” con capofila la Camera Commercio di Trapani: “dobbiamo in un certo senso però ammettere che le leggi ci hanno salvato dalle banche, ciò ci permetterà di potere fare un nuovo lavoro ed avere tempo e soldi per andare ogni tanto anche in pizzeria”.

Francesco Mezzapelle

28-01-2015 18,00

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