Mazara, “caso Rino Giacalone” e operazioni antimafia: il silenzio del territorio. Il messaggio di due giovani: Gianfranco Casale e Ivano Asaro

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
24 Gennaio 2020 12:15
Mazara, “caso Rino Giacalone” e operazioni antimafia: il silenzio del territorio. Il messaggio di due giovani: Gianfranco Casale e Ivano Asaro

Nel corso della seduta del consiglio comunale del 21 gennaio vi è stato un intervento da parte del consigliere Gianfranco Casale (Partecipazione politica) in merito al caso del giornalista Rino Giacalone, condannato per diffamazione dalla Corte d'appello di Palermo per avere definito, in un suo articolo, “pezzo di merda” il boss mafioso di Mazara del Vallo, Mariano Agate. L’intervento di Gianfranco Casale, rappresentante locale del movimento “Un’altra storia” che ha come figura di riferimento Rita Borsellino, purtroppo, non ha avuto molto eco, anche mediaticamente, in quella stessa seduta  ove maggioranza ed opposizione e la stessa Amministrazione Quinci sono stati impegnati a dibattere su alcuni importanti questioni relative al territorio.

Ecco cosa ha detto Gianfranco Casale nel suo bell’intervento: “Premettendo di non voler entrare nelle sentenze Giudiziarie anche se oggi all'interno del dibattito della Commissione Antimafia ARS  se n'è parlato insieme al direttore dell'agenzia della stampa, volevo esprimere un sentimento di vera vicinanza al giornalista trapanese Rino Giacalone. In un territorio permeabile alla criminalità organizzata come il nostro, e la cronaca di questi giorni ne da anche conferma , è facile che il clamore mediatico che viene portato avanti semplicemente da alcuni spot lanciati sui social network, crei un po' di confusione, anche tra chi in questa nostra realtà riveste la parte del buono, sul caso del dottore Giacalone che è un giornalista impegnato in prima fila nel raccontare le cronache della mafia, delle storture che avvengono nella nostra Terra, e il boss Mariano Agate che ha legato a questa città soltanto delle etichette negative e che con qualsiasi appellativo lo si voglia di scrivere resterà sempre nella memoria collettiva come un mafioso”.

Attraverso la conferenza stampa a Palazzo dei Normanni citata da Casale è stata lanciata un'iniziativa in Sicilia contro le querele-bavaglio e per spingere l'abrogazione del carcere per i giornalisti, come peraltro chiesto più volte all'Italia dalle istituzioni europee, coinvolgendo il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese e il viceministro Matteo Mauri. La proposta è stata lanciata dal presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, e raccolta dal presidente della Commissione regionale Antimafia, Claudio Fava.

Presenti alla conferenza stampa il segretario dell'Associazione della Stampa Siciliana, Roberto Ginex, il segretario provinciale della sezione di Trapani, Vito Orlando, e per l'Ordine dei giornalisti di Sicilia Franco Nicastro. “Considero –ha sottolineato Fava- la punizione inflitta a Giacalone decontestualizzata da quello che è accaduto in quella provincia. Fava ha ricordato “la battuta di Peppino Impastato” che definì la mafia “una montagna di merda”: espressione “entrata nella letteratura, molto utilizzata persino dall'ex presidente della Regione siciliana Totò Cuffaro”, e “non ci ricordiamo un'azione per danno portata avanti nei confronti di Impastato, trattato in altro modo”.

Secondo Fava, avere definito “pezzo di merda” Agate “sarà poco elegante sul piano della sintassi, ma non riteniamo grave l'affermazione se raccontiamo in quale contesto ci si trova”. “C'è una parte dell'informazione siciliana che ha scelto di tenere la schiena dritta – ha proseguito Fava – e se non ci fossero cronisti come Giacolone il lavoro della nostra commissione sarebbe inutile. E quindi siamo attenti e preoccupati quando i giornalisti ricevono segnali stravaganti e preoccupanti”.

Ritornando al nostro territorio, qualche giorno fa un nostro lettore, il dott. Ivano Asaro, già in passato molto impegnato politicamente, un professionista, una voce libera del nostro territorio, è intervenuto attraverso un post su facebook che ha ricevuto molti apprezzamenti. Ecco cosa ha scritto Asaro: “Allora, facciamola facile. Quando tutta questa brutta storia è cominciata proposi, insieme ad amici, ai candidati sindaci (di molti anni fa s’intende) di esprimere vicinanza e solidarietà, anche concreta al giornalista Rino Giacalone.

Non perché lo stesso sia, e lo è, un esempio; non perché sia, e lo è, un Giornalista con la G maiuscola e la penna ferma; non perché, e lo era, giusto farlo; Lo feci perché sarebbe stato orgoglio e vanto per la città di #Mazara_del_Vallo. Ora non si è in campagna elettorale, ed alla luce di una sentenza che va rispettata giuridicamente e civicamente, ma di certo non moralmente, chiedo: Sindaco Salvatore Quinci lei è solidale con il giornalista Rino Giacalone? Ovviamente la domanda è implicitamente rivolta a tutta a tutta la Giunta comunale di Mazara ed al Consiglio Comunale.#mazara #legalità”.

E’ molto importante la presa di posizione, con modalità diversa, da parte di due giovani mazaresi, due professionisti come Gianfranco Casale e Ivano Asaro (in foto collage di copertina a sx e a dx), la loro è una cultura antimafia insita nel loro operato e non certamente “istituzionalizzata”. In questi anni purtroppo si assiste, soprattutto nel territorio di Mazara del Vallo, al silenzio di associazioni ed organizzazioni che professano legalità; per non parlare del mancato plauso degli ultimi anni da parte della politica alle numerose indagini ed operazioni antimafia condotte in un territorio che rimane spesso “indifferente”.

Provate ad immaginare, ed è una sfida che lanciamo ai “professionisti dell’antimafia”, l'organizzazione di una manifestazione, un corteo cittadino, contro la mafia… Il silenzio rappresenta, seppur indirettamente, collusione. Francesco Mezzapelle

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