Maxi operazione antimafia contro rete d’imprese per finanziare la latitanza di “Diabolik”. Fra i 12 arrestati il “re dell’eolico” Vito Nicastri

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
13 Marzo 2018 08:14
Maxi operazione antimafia contro rete d’imprese per finanziare la latitanza di “Diabolik”. Fra i 12 arrestati il “re dell’eolico” Vito Nicastri

Una vasta operazione è scattata alle prime luci dell’alba di oggi (sarebbe ancora in corso) e vede impegnati oltre 100 uomini, tra Carabinieri del Nucleo Investigativo di Trapani e del Raggruppamento Operativo Speciale nonché personale della DIA, finalizzata all’esecuzione di 12 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal GIP presso il Tribunale di Palermo, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della locale Procura della Repubblica.

Le ordinanze sono state emesse nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e favoreggiamento nonché fittizia intestazione di beni tutti reati aggravati dalle modalità mafiose.

L’operazione, denominata “Pionica”, dal nome di una ricca contrada agricola di Salemi, costituisce l’esito di un’articolata attività investigativa, avviata nell’aprile del 2014 sotto il coordinamento della DDA di Palermo, che ha consentito di cristallizzare una serie di condotte criminose poste in essere da esponenti delle famiglie mafiose di Vita e Salemi, ritenuti possibili favoreggiatori del latitante Matteo Messina Denaro. Le indagini hanno consentito di individuare i capi delle famiglie della cosa nostra di Vita e Salemi e di assicurare alla giustizia diversi gregari.

Gli arrestati, servendosi anche di professionisti nell’ambito di consulenze agricole e immobiliari, sono riusciti, attraverso società di fatto riconducibili all’organizzazione mafiosa ma fittiziamente intestate a terzi, a realizzare notevoli investimenti in colture innovative per la produzione di legname nonché in attività di ristorazione.

L’attività d’indagine svolta dagli inquirenti ha consentito di accertare che parte del denaro derivante dagli investimenti sarebbe stata destinata, dai vertici di cosa nostra trapanese, al mantenimento del boss Matteo Messina Denaro, condannato all'ergastolo per diverse stragi mafiose e dal 1993 latitante; Matteo Messina Denaro da allora sembra imprendibile e pertanto è stato soprannominato "Diabolik" dal nome del noto personaggio dei fumetti a lui preferito.

Nella maxi operazione di questa mattina sono stati sequestrati anche tre complessi aziendali, comprensivi dell’intero complesso immobiliare nonché dei relativi mezzi d’opera, fittiziamente intestate a terzi ma ritenute strumento per il perseguimento dei fini economici dell’organizzazione criminale. 

I dettagli dell’operazione saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle ore 10.30 presso il Comando Provinciale Carabinieri di Trapani. Non è escluso che potrebbero emergere nuovi nominativi di affiliati alla organizzazione criminale legata alle cosche del trapanese, da Salemi a Castelvetrano, da Mazara del Vallo a Trapani, la sottile linea rossa che determina il confine fra l'imprenditoria "innovativa" e  l'attività mafiosa.      

Già è emerso però che fra gli arrestati vi sia un personaggio già noto agli investigatori, e cioè quel Vito Nicastri (in foto di copertina), imprenditore alcamese, che si è ormai guadagnato il titolo di "re dell'eolico". 

Di Nicastri, tra gli altri, ha parlato il pentito Lorenzo Cimarosa, nel frattempo morto, indicandolo come uno dei finanziatori della ormai più che ventennale latitanza di Messina Denaro. Il collaboratore di giustizia ha raccontato di una borsa piena di soldi che Nicastri avrebbe fatto avere al capomafia attraverso un altro uomo d’onore, Michele Gucciardi, uno dei pizzinari, insieme al mazarese Vito Gondola, deceduto nel luglio scorso, di Matteo Messina Denaro.

Nicastri, già da tempo ritenuto vicino a Messina Denaro, si impegnò anche per la realizzazione di un parco eolico nel territorio di Mazara del vallo. Nicastri è uno "sviluppatore" di parchi eolici, li costruisce –queste le accuse mosse contro di lui nella cosiddetta operazione “Eolo” scattata il 17 febbraio 2009 - mettendo accordo politici e mafiosi e poi li vende, chiavi in mano- a gestori italiani e stranieri.

Così scriveva Rino Giacalone il 13 giugno 2012 sulla rivista online Antimafiaduemila (http://www.antimafiaduemila.com/cronaca/eolico-pali-e-mazzette-il-re-del-vento-nicastri-torna-in-cella.html ): “Non è la prima volta che si scopre che in Sicilia eolico e mazzette hanno costituito un binomio. Gli arresti della scorsa notte compiuti dalla Finanza tra Palermo e Trapani per l'operazione “Broken Wings” sono la conferma dell'esistenza di un sistema sopravvissuto ad altre clamorose indagini, come quella che un paio di anni addietro fece scoprire come un imprenditore arrivato dal Nord, Gigi Franzinelli, giunse in Sicilia, a Mazara del Vallo, con una 24 ore piena di soldi serviti a corrompere politici, funzionari e anche la ...mafia, che per dare il suo consenso si prese le mazzette, il "pizzo" e anche una tranche di lavori.

Vito Nicastri in tutte le indagini emerge come un "potente": nell’indagine sull'impianto eolico di Mazara fu sentito come persona informata dei fatti, per la semplice ragione che quel parco finì tra le sue mani con un’azienda del tutto nuova, la Eolica del Vallo. Poi Nicastri fu arrestato dalla Procura di Avellino, ed ha subìto il maxi sequestro del suo impero del quale si dice si serviva il latitante Messina Denaro. L’affare dell’eolico nonostante tutto va avanti. Alla solita maniera. Se in Sicilia non si possono più alzare pali, adesso ci sono imprenditori trapanesi che si sono trasferiti al Nord. Altri pensano all’avanguardia, e progettano di collocare pali nelle secche in mare aperto. Al largo di Pantelleria, ad esempio.

Matteo Messina Denaro (in foto n2. una sua ultima fototessera del documento di identità) ha messo da tempo le mani sulla green-economy. L’attività imprenditoriale di Nicastri consiste nella realizzazione e nella successiva vendita, chiavi in mano, di parchi eolici, con ricavi milionari, considerato che ogni megawatt prodotto è venduto a circa 2 milioni di euro. In questo contesto sarebbero state accertate già prima del blitz di oggi una serie di contatti tra Nicastri e numerosi esponenti mafiosi, legati a Cosa nostra, e con personaggi che a loro volta sono entrati in contatto con pregiudicati, anche della criminalità organizzata. Sono stati evidenziati anche rapporti con gruppi criminali operanti nel messinese, nel catanese ed anche con la 'ndrangheta calabrese, in particolare con le 'ndrine di Platì, San Luca ed Africo".

Ma perché oggi l'eolico piace così tanto ai manager di "cosa nostra? L'eolico è sì alta tecnologia nel montaggio dei generatori e alta sapienza amministrativa nella vendita dei certificati verdi", spiega ancora de Lucia, "ma è anche altro. Ovvero, terreni sui quali si devono collocare le pale e cemento che serve per costruire le basi delle strutture. Dunque, i mafiosi possono interviene in prima persona, comprando i terreni, determinandone il prezzo. E poi, ancora, distribuendo tangenti, assicurando subappalti alle imprese amiche. Anche se in questo momento Cosa nostra ha difficoltà nella gestione del cemento dato che quasi tutte le cave della Sicilia Occidentale sono sequestrate".

Ciò che viene scritto a conclusione di una successiva inchiesta di Salvo Palazzolo su Repubblica (il 6 giugno 2013) può riassumere nonostante tutto il sentimento di fiducia e speranza, supportate da adeguati strumenti di controllo, che cittadini, istituzioni ed organi competenti, dovrebbero avere dinnanzi a progetti presentati per la “pubblica utilità” (http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2013/06/06/news/i_signori_del_vento_palazzolo_il_grande_business_dei_parchi_eolici_gestito_dai_manager_di_messina_denaro-60473429/ ): "L'energia alternativa è il futuro, dunque non è bloccando l'eolico o il fotovoltaico che possiamo mettere un argine alle infiltrazioni.

Piuttosto, sono necessari presidi di legalità, che non sono soltanto gli spazi di intervento classico del giudice penale. È necessario agire in modo ampio: intanto, con la semplificazione amministrativa, che non vuol dire annullare le autorizzazioni. Ma un imprenditore non può bussare a 25 porte diverse per avere il via libera. Credo che siano necessarie meno autorizzazioni e più conferenze di servizio che le concedano, perché c'è più trasparenza in un collegio, anziché in singoli funzionari.

Poi, è necessaria la tracciabilità dei flussi finanziari: dobbiamo sempre sapere da dove arrivano i soldi e a chi appartengono".

Francesco Mezzapelle

13-03-2018 8,45

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