Massimo Russo: “Generazione Erasmus, biglietto di sola andata. E la Sicilia è sempre più indietro”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
17 Marzo 2018 08:48
Massimo Russo: “Generazione Erasmus, biglietto di sola andata. E la Sicilia è sempre più indietro”

Il suo nome è circolato di recente a seguito delle Regionali del 5 novembre scorso che hanno visto l’elezione alla Presidenza della Regione Siciliana di Nello Musumeci. In molti, e non solo giornalisti, ipotizzarono un suo ritorno alla gestione amministrativa della Regione. Parliamo del dott. Massimo Russo, ex assessore regionale alla Salute (lo fu nel corso del Governo Lombardo), che abbiamo intervistato.

Dott. Russo come ha accolto le notizie trapelate attraverso i maggiori quotidiani dell’Isola in merito ad una sua nomina (lo si dava quasi per certo) a segretario generale della Presidenza della Regione? (in pratica a capo della burocrazia regionale al posto della tanto discussa Patrizia Monterosso)

“Devo dire che mi sono molto divertito nel vedermi collocato nelle più importanti “poltrone” dell’amministrazione regionale, da quella di segretario generale alla direzione del Dipartimento dei Rifiuti, dall’Ufficio Legale e Legislativo al Dipartimento della Programmazione Strategica della Sanità e non posso negare che mi ha fatto piacere vedere associato il mio nome alle più importanti articolazioni dell’amministrazione regionale, segno che qualcosa di buono ho seminato ! Un vero e proprio “giro di valzer” alimentato dai media in quei giorni post-elezione. Ma il punto era il ritmo: a me, e chi mi conosce bene lo sa, piacciono samba o rock ‘n roll…..Continuo, pertanto, il mio impegno di magistrato in una funzione che mi sta arricchendo molto professionalmente ma soprattutto umanamente”.

Massimo Russo infatti è attualmente Giudice presso il Tribunale di Sorveglianza a Napoli…

“Si, mi occupo della fase fondamentale dell’esecuzione della pena da una postazione, quella della magistratura di sorveglianza, che consente di cogliere al meglio la funzione del processo, dell’accertamento della responsabilità penale nell’ottica dell’applicazione delle sanzioni nella loro dimensione di pene carcerarie e di misure alternative. E’ un impegno finalizzato ad assicurare il precetto costituzionale della finalità rieducativa della pena e della sua umanità. Questo nuovo ruolo mi permette di guardare il mondo delle carceri da un’altra prospettiva che ha più a che fare con il cambiamento, la risocializzazione appunto, piuttosto che con la condanna e la punizione e che è dunque più congeniale a chi vuole avvicinarsi più all’uomo che al reo".

Spesso le cronache sono interessate alla parte processuale e poi detentiva ma poca attenzione viene data alla rieducazione sociale del detenuto, alla sua reintegrazione nella vita civile. Perché?

“In Italia abbiamo uno dei più evoluti impianti normativi che regolano il sistema penitenziario. Però la realtà fa spesso registrare lo iato, drammatico, tra quotidianità carceraria ed attuazione dei principi, troppo condizionata da burocrazia, carenza di risorse, e gap culturale; investire nelle carceri significa potere cambiare sin dalle fondamenta la nostra società”.

Ricordiamo che Lei si è occupato già da giovanissimo, di criminalità organizzata, svolgendo funzioni di Pubblico Ministero prima a Marsala, quando il Procuratore capo era Paolo Borsellino, e dal 1994 a Palermo lavorando anche alla Direzione Distrettuale Antimafia. Poi nel 2007 ha assunto, come assessore tecnico, la guida dell’Assessorato regionale alla Salute sotto la presidenza di Raffaele Lombardo. Nel corso della sua carriera, come magistrato e politico, si è contraddistinto come un uomo di azione, si riconosce in questa definizione?

“Non tocca a me sottolineare i risultati dell’azione di contrasto alla mafia della Provincia di Trapani; mi limito a registrare che ho contribuito a disarticolare le potenti famiglie mafiose della nostra provincia ed è un dato incontrovertibile -che qualcuno spesso volutamente dimentica- che la maggior parte dei loro più pericolosi esponenti siano ancora nelle patrie galere a scontare la pena dell’ergastolo. Mi piace ricordare, anche se non sempre è così, che un magistrato deve essere valutato per quello che fa nelle aule processuali e che la professionalità di chi svolge la funzione di Pubblico Ministero è misurata dai processi che riesce ad istruire e concludere con sentenze di condanna.

Ho proseguito il mio impegno civile accettando la difficile sfida di scommettermi nella gestione della sanità siciliana e anche qui sono i dati che parlano e che rivelano i risultati economici e qualitativi raggiunti (recentemente è stato pubblicato il report del Ministero della salute sul livello dei LEA nelle varie regioni che attesta quali straordinari progressi compì la Sanità Siciliana dal 2008 al 2012). L’impegno, la passione, sia sul piano umano che professionale, hanno segnato la mia carriera nella magistratura e nell’ambito politico e amministrativo”.

Lei è nato a Mazara del Vallo ma successivamente, come del resto accaduto per molti giovani delle ultime generazioni, si è allontanato dalla sua Città per motivi professionali. Osserva però sicuramente quanto sta avvenendo in questi ultimi anni nel territorio mazarese sia in termini politici-amministrativi che in termini sociali.

“Non ho mai smesso di osservare, seppur con il doveroso distacco di chi non ci vive più da oltre 30 anni, ciò che accade a Mazara, la mia città, della quale rivendico orgogliosamente l’appartenenza. Mi sono riavvicinato ad essa occupandomi della realizzazione del nuovo Ospedale “A. Ajello”, una grande opera che tuttavia meritava un’attenzione diversa per quanto riguarda la sua classificazione. Penso che l’obiettivo di arrivare a classificare l’Abele Aiello come ospedale di I livello fosse decisamente alla portata di una città come Mazara ma non è stato conseguito per incapacità e per non nobili calcoli politico-elettorali di alcune forze politiche locali.

Gli effetti negativi di quanto avvenuto sono ancor oggi celati dalla propaganda ma i nodi torneranno al pettine. Auspico tuttavia che il tema possa tornare ad essere affrontato seriamente e guardando esclusivamente agli interessi dei nostri concittadini non appena si tornerà a ridiscutere della nuova rete ospedaliera da parte del nuovo governo regionale”.

Parlando invece in generale della Città di Mazara?

“Vorrei sempre vedere la mia Città pulita, aperta, dinamica, innovativa, multiculturale, anche se in parte lo è già. Purtroppo in questi anni stiamo assistendo, ed il discorso si allarga all’intero territorio siciliano, ad un spaventoso depauperamento del capitale umano e culturale: i nostri giovani lasciano la nostra terra per ragioni di studio e di lavoro e spesso anche per sottrarsi alle mortificanti raccomandazioni, al precariato, al clientelismo imperversante.

Ma il vero problema non è la partenza quanto il ritorno. Che non avviene. E nulla fa la politica per determinare le condizioni per non disperdere definitivamente questa straordinaria ricchezza. Penso soprattutto alla cosiddetta “generazione Erasmus”, ai giovani che hanno girato il mondo per studiare, che hanno imparato le lingue, che hanno fatto nuove esperienze, che hanno imparato nuovi mestieri e professioni. Mi domando: in queste condizioni chi porterà innovazioni? Chi produrrà cambiamento? Assistiamo in Sicilia ad una destabilizzante povertà demografica ma anche sociale economica e culturale che dobbiamo tentare in ogni modo di arginare mettendo in campo veri progetti di cambiamento da affidare a persone credibili e soprattutto competenti”.

Ma le prospettive politiche per un cambio di passo?

“La mia è anche un’analisi costruttiva della realtà. Bisogna ridare forza e speranza a queste giovani generazioni. Bisogna recuperare i valori fondativi della nostra società, servono passione, competenze, bisogna sapere immaginare il nuovo e progettarlo. Bisogna cambiare passo, sia in politica che nel mondo del lavoro. I vecchi (che non sempre coincidono con gli anziani) devono cedere il passo e comprendere che continuando così lasceranno solo macerie rischiando di mandare in frantumi il nostro Paese.

Purtroppo l’immediato non fa presagire niente di buono. Vedo trasformisti di ogni colore, pseudo-rottamatori, demagoghi e populisti, che parlano solo alla pancia della gente e mai alle loro intelligenze, che nascondono i problemi perché non ne conoscono le soluzioni, tutti pronti a presentarsi come il nuovo promettendo il niente. Cresce così la disaffezione per la politica e le istituzioni. Non ci si deve pertanto scandalizzare delle grosse percentuali di astensione al voto quando l’offerta politica risulta vacua, molto limitata e stereotipata”.

Pessimista, dunque?

"Il mio è un pessimismo ragionato ma che può essere contrastato dall’ottimismo della volontà, dall’etica del fare e della responsabilità. Solo così possiamo ridarci la speranza".

(in foto di copertina il dott. Massimo Russo nel suo ufficio presso il Tribunale di Sorveglianza di Napoli) 

Francesco Mezzapelle

17-03-2018 

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