Mafia, Processo all’ex sindaco di Castelvetrano Vaccarino: “aveva conquistato la fiducia di Messina Denaro”. Ascoltati De Donno e Zappalà

Redazione Prima Pagina Mazara
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13 Maggio 2020 08:35
Mafia, Processo all’ex sindaco di Castelvetrano Vaccarino: “aveva conquistato la fiducia di Messina Denaro”. Ascoltati De Donno e Zappalà

“Vaccarino aveva conquistato la fiducia di Messina Denaro”. Lo ha detto il colonnello Giuseppe De Donno interrogato in audio conferenza a Marsala, nel processo in cui è imputato l’ex sindaco di Castelvetrano Tonino Vaccarino, che tra il 2004 e il 2006 intrattenne una corrispondenza con Messina Denaro, sotto la copertura del Sisde. Per il latitante, che si firmava Alessio, l’ex primo cittadino era stato ribattezzato Svetonio. “Attraverso Vaccarino non volevamo soltanto catturare Matteo Messina Denaro, ma era nostro interesse indagare anche sulla latitanza di Bernardo Provenzano e soprattutto ricostruire tutti i canali di riciclaggio su cui potevano contare all’estero”, ha detto De Donno.

Circostanza che era stata confermata anche dall’ex direttore del Sisde, Mario Mori, ascoltato nella scorsa udienza dai giudici di Marsala (collegio presieduto dal giudice Marcello Saladino).  La collaborazione di Vaccarino divenne nota proprio in seguito all’arresto di Provenzano, avvenuta nell’aprile 2006 a Montagna dei Cavalli. Nel covo di Provenzano furono sequestrati i pizzini inviati da Messina Denaro, in cui parlava di Vaccarino, indicandolo come Vac. “Non è facile entrare in contatto con un latitante del genere, anche perché lui stesso prima di rispondere si consultava con Provenzano, come è emerso dai pizzini trovati nella sua masseria”, ha aggiunto il colonnello in passato in servizio al Ros.

“Potevamo prendere Messina Denaro? Non so dire, ma tre giorni prima che Provenzano fosse arrestato, Vaccarino incontrò un suo nipote e questo ci lasciava sperare per l'arresto di entrambi". “Sin dal primo momento fu informata la Procura, ma non riferimmo mai il nome della fonte Vaccarino al dottor Grasso (Piero, all’epoca a capo della Procura nazionale Antimafia dopo aver coordinato la Procura di Palermo), ma dopo l’arresto di Provenzano ci disse di consegnare tutto alla polizia, credo che Grasso si interfacciasse con il dottore Giuseppe Pignatone (reggente della Procura dopo la nomina di Grasso ai vertici dell’Antimafia ndr)”.

 In seguito al ritrovamento dei pizzini Vaccarino finì indagato dalla Dda di Palermo, ma poi fu chiesta l’archiviazione straordinariamente controfirmata da tutti gli aggiunti e i sostituti, oltre che dal procuratore capo Francesco Messineo, che da poco si era insediato. Durante il suo interrogatorio De Donno ha riferito anche che “Messina Denaro stava iniziando ad aprirsi e questo ci faceva pensare a una cattura, tanto che aveva segnalato l’imprenditore a cui dovevamo fare riferimento, che è tale Rosario Cascio, poi arrestato negli anni seguenti”.

Alle domande dei pm della Dda di Palermo (in aula i sostituti procuratori Francesca Dessì e Pierangelo Padova) il colonnello ha precisato che “in più di un’occasione abbiamo valutato la credibilità della fonte Vaccarino, prima di iniziare la corrispondenza ci sono stati degli incontri e poi ci siamo fidati. Ad ogni scambio di pizzini ci limitavamo a segnalare chi li riceveva o li consegnava, ma non abbiamo risalito l’intera filiera per non rischiare di far saltare tutto”. “Vaccarino mi è stato presentato dal pm Paci in Procura a Caltanissetta, oltre al pm Paci anche il mio capocentro era informato delle mie indagini”.

Lo ha detto il tenente colonnello della Dia, Marco Alfio Zappalà, interrogato dai giudici di Marsala al processo in cui è imputato l’ex collaboratore del Sisde, Tonino Vaccarino. Entrambi furono arrestati il 16 aprile dello scorso anno assieme al carabiniere Giuseppe Barcellona (addetto alle intercettazioni della compagnia di Castelvetrano), accusati di aver fatto circolare un’intercettazione riservata, che poi Vaccarino recitò a una persona indagata per associazione mafiosa. “La conoscenza è avvenuta nell’ufficio del dottor Gabriele Paci (procuratore aggiunto di Caltanissetta), Vaccarino stava rilasciando delle dichiarazioni spontanee e al termine di quel verbale fui delegato per svolgere alcuni accertamenti”, ha detto Zappalà, in servizio alla Dia nissena all’epoca dei fatti.

Per la Dia ha svolto – su delega della Procura di Caltanissetta – alcune indagini poi confluite nel processo, tuttora in corso, in cui il latitante Matteo Messina Denaro è imputato quale mandante delle Stragi di Capaci e via d’Amelio. “Se c'era necessità riferivo tutto per le vie brevi, altrimenti tutto confluiva (ed è confluito) all'esito degli atti a mia firma e di un collega e dopo essere stati sottoposti al nostro capocentro, andavano in Procura". Al momento Zappalà e Barcellona sono imputati davanti al gup di Palermo: per il primo la Dda ha chiesto la condanna a cinque anni di carcere, per il secondo è in corso una richiesta di patteggiamento.

“Ho svolto un lungo elenco di accertamenti – ha detto Zappalà – per un totale di sei deleghe in tre anni e sono andato tredici volte a Castelvetrano, sempre in coppia con un collega e l’unica volta che sono andato a casa di Vaccarino è perché era stato recentemente operato ad un ginocchio: mi feci lasciare li da un collega che passò a prendermi due ore dopo. Quella fu l’unica occasione in cui non ero in compagnia di un collega e in quella circostanza è accaduto l’invio della falsa email”.

Il riferimento è all’email che secondo la Dda di Palermo l’ufficiale avrebbe inviato il 7 marzo 2017 a Vaccarino, nella quale erano contenuti gli sfoghi di due persone all’epoca indagate per mafia, in cui si parlava del funerale di Lorenzo Cimarosa, cugino acquisito di Messina Denaro, poi divenuto collaboratore di giustizia e morto per cause naturali nel gennaio 2017. “Non ho memoria di aver inviato a Vaccarino la mail che mi viene contestata e quando l’ho ricevuta non l’ho ritenuta un atto riservato, altrimenti avrei scritto una relazione di servizio”, ha detto Zappalà, riferendosi alla mail che secondo i pm della Dda di Palermo avrebbe inviato all’ex sindaco di Castelvetrano Tonino Vaccarino.

“Ho ricevuto spontaneamente la mail da Barcellona che però si premurò di tagliare ogni tipo di riferimento a dati riservati: erano otto screenshot ricevuti su whatsapp”, ha aggiunto Zappalà – tuttora sottoposto all’obbligo di dimora a Caltanissetta - che al primo interrogatorio dopo l’arresto aveva invece confermato l’invio della mail. In questi mesi i legali hanno disposto anche una perizia affidata a due esperti che avrebbe messo in luce delle anomalie. “Nel corso dell’indagine non è stato accertato da quale indirizzo Ip provenisse quella mail, la prova viene da lì, la schermata è soltanto un indizio”, ha detto ancora il tenente colonnello della Dia.

“Dopo dodici mesi è impossibile accertarlo – ha precisato - perché il dato viene cancellato dai provider di pertinenza”. Nella telefonata trascritta e transitata dai server dei carabinieri al cellulare di Zappalà, si parlava anche della latitanza di Matteo Messina Denaro. “Si, perché in quei giorni c’erano degli articoli stampa in cui Teresa Principato, a quel tempo procuratore aggiunto alla Dda di Palermo, disse 'per noi Messina Denaro quasi sicuramente è in Brasile' e i due mentre parlano dicono 'ti dico io dov'è, in Russia'", ha detto l’ufficiale della Dia.

In effetti però quella parte non fu mai ricevuta da Vaccarino: “Nego assolutamente che Vaccarino mi abbia chiesto documenti riservati, è vero invece che io ho ricevuto diversa documentazione da parte sua”. Tuttora è pendente davanti al Tribunale di Catania l’istanza di revisione della sentenza per cui Vaccarino fu condannato definitivamente per traffico di droga. “Lui era interessato alla revisione della sentenza per cui fu condannato negli anni novanta (blitz Palma del 1992), noi cercavamo notizie sulla responsabilità del noto Messina Denaro alla preparazione delle stragi palermitani – ha continuato Zappalà - attraverso l'indicazione di una serie di testimoni oculari e non indicati da Vaccarino”.

Circostanza confermata anche dal procuratore aggiunto Gabriele Paci, che alla passata udienza aveva riferito di accertamenti affidati al tenente colonnello della Dia, in seguito alle segnalazioni dell’ex primo cittadino di Castelvetrano. (Fonte AGI) In foto di copertina: Antonino, detto Tonino, Vaccarino

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