Mafia e Arte, Matteo Messina Denaro innamorato del “Satiro Danzante”. Il furto fallì per un imprevisto

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
15 Novembre 2017 10:40
Mafia e Arte, Matteo Messina Denaro innamorato del “Satiro Danzante”. Il furto fallì per un imprevisto

La notizia del sequestro, a seguito di un’operazione condotta dalla DIA di Trapani, del patrimonio del vecchio mercante d’arte di Castelvetrano Giovanni Franco Becchina, riporta –d’altronde ciò si legge anche dal comunicato diramato dalla stessa Direzione investigativa- all’attenzione che il boss latitante Matteo Messina Denaro verso il mercato dell’arte e ad un tentativo perfino di trafugare la statua bronzea del Satiro Danzante.

La statua, risalente al IV sec. ed attribuita da diversi critici d'arte a Prassitele, custodito nel museo di piazza Plebiscito a Mazara del Vallo, ripescata nella primavera del 1997 dal motopesca mazarese “Capitan Ciccio” nel canale di Sicilia.

Il capo di "cosa nostra", il "ricercato numero uno", ereditò la passione per l'arte dal padre Francesco Messina Denaro. All'estero, quasi certamente in Svizzera (ecco forse i legami con Becchina che per anni ha gestito un’attività legata all’arte a Basilea), esisterebbe ancora la collezione di famiglia. Un giorno, forse per rimpinguarla, Matteo aveva perfino ordinato di rubare, ovviamente a mano armata, il Satiro Danzante. Era già stato studiato un piano; si erano compiuti i sopralluoghi; chi doveva attuarlo possedeva ogni mezzo per condurlo in porto: solo un banale contrattempo ne impedì la realizzazione.

"L'operazione Satiro". Incaricato dell'operazione fu il marsalese Concetto Mariano, un "pentito" che faceva parte della "famiglia" di Messina Denaro: proteggeva la latitanza dei fratelli Giacomo e Tommaso Amato (come lui di Marsala, e ormai condannati all'ergastolo). Il collaboratore di giustizia dichiarò di aver ricevuto l’incarico dai vertici del suo mandamento mafioso di trafugare il famoso Satiro danzante (vedi foto copertina collage con Matteo Messina Denaro). Ad ordinare il furto sarebbe stato proprio Matteo Messuina Denaro, che avrebbe poi provveduto a commercializzarlo attraverso sperimentati canali svizzeri.

Quando nel 1998 Matteo, già latitante, viene in visita in loco dove vi erano una ventina dei suoi uomini che controllavano la zona del centro storico di Mazara del Vallo nei pressi dell'ex Colleggio dei Gesuiti, in piazza Plebiscito, dove in una stanza il Satiro era imballato per il trasporto a Roma per il restauro; il Satiro era piantonato da due vigili urbani. Tutto era pronto, gli uomini di Matteo Messina Denaro si spostavano con dei motorini; erano in possesso di armi, e, per il trasporto del Satiro, di un Ducato con portellone laterale.

Una sera, seguono uno dei vigili, che esce per acquistare delle pizze; al ritorno, quando sta per essere preso ed obbligato a far entrare i rapinatori, improvvisamente arrivò gente, parenti degli stessi vigili invitati a mangiare con loro la pizza. Così i rapinatori desistettero. Dopo poche ore il Satiro fu portato via per il restauro.

Francesco Mezzapelle

15-11-2017 11,30

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