Lunedì 29 alle 19,45 Troiane di Euripide in prima nazionale, regia di salvatore cannova

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
29 Luglio 2019 11:10
Lunedì 29 alle 19,45 Troiane di Euripide in prima nazionale, regia di salvatore cannova

Troia è distrutta, gli uomini uccisi e le donne rese schiave dagli eroi greci. Nell'attesa del vento propizio che farà salpare le navi per tornare in patria, davanti alle rovine della città, le Troiane attendono il compiersi del loro destino. Cassandra prevede la sua disgrazia e quella del suo nuovo padrone, Agamennone, una volta rientrati in Grecia; Elena, condannata a morte da Menelao, cerca invano di avere salva la vita, poiché Ecuba rivela la colpevolezza della donna adultera; Andromaca piange le forzate xxnozze con Neottolemo, il figlio Achille.

La sentenza più tragica arriva poco prima della partenza. L’esercito greco, per paura di una ribellione futura, impone la morte del giovane Astianatte, figlio di Ettore e Andromaca: verrà lanciato vivo dalle rocche di Troia. Compiuti i riti funebri, le prigioniere guardano per l’ultima volta la loro patria: una terra afflitta, materna solo a figli privi di vita. Prima nazionale lunedì 29 luglio per Troiane tratto da Euripide, testo e regia di Salvatore Cannova, con Eletta Del Castillo, Selene Demaria, Luciano Sergiomaria Falletta, Valentina Ghelfi, Clara Ingargiola, Edoardo Monteforte, Elvira Scorza.

Scene e costumi: Salvatore Cannova. Canti e musiche originali: Salvatore Cannova (Anadius taimon) e Emanuele Spatola (Menelao). Assistente alla regia: Chiara Gambino Assistente alle scene: Paolo Cannova Adattamenti e modifiche sartoriali: Ninetta Litro Produzione Compagnia Fenice Teatri - G273 Produzioni Con il sostegno di Spazio Marceau - Laboratorio Tango - Calatafimi Segesta Festival/ Dionisiache 2019 - I Ciclo di Rappresentazioni Contemporanee di Siracusa. “Per capire il profondo significato di questa tragedia, ci viene in aiuto una frase di Lev Tolstoj: Note del regista Salvatore Cannova. “Togli il sangue dalle vene e versaci dell’acqua al suo posto: allora sì che non ci saranno più guerre”.

Il desiderio di supremazia ha sempre prevalso sulla ragionevole cooperazione, anche oggi che i conflitti si sono solo spostati geograficamente. Guerra è morte del senso civico, decesso della ratio, estinzione del logos. Eppure sembra che non si comprenda, o che non si voglia comprendere, quanto sia assurdo dare vita a un evento così barbaro. Le Troiane, la barbarie, l’hanno vista coi loro occhi e continuano ad averla di fronte alle loro tende, in quella pianura. I resti di Troia, segni tangibili di una fine, sanciscono l’inizio del dramma: quello di chi resta e piange i propri morti; quello di chi ha perso tutto e non può fare a meno di obbedire agli ordini del vincitore.

Sono donne che hanno visto morire figli, mariti, fratelli. Donne succubi della supremazia maschile a cui è stata negata ogni volontà, anche quella di tenere i propri capelli: segno di libertà e di forza. Immagino le Troiane come madri, figlie e sorelle che parlano ancora in “greco antico”. Immagino Ecuba interpretata da un uomo, poiché “indifeso” è qualunque essere umano incapace di agire, che rinnegando la guerra in cui si trova, ne è vittima. Immagino delle vicende capaci ora di far sorridere, ora di far riflettere”.

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