Lo “strano” caso del Pd di Mazara: un partito senza sede e diviso in più “fazioni”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
12 Settembre 2018 11:11
Lo “strano” caso del Pd di Mazara: un partito senza sede e diviso in più “fazioni”

L’ultima volta, il 30 aprile 2017, proprio lì si brindò alla rielezione di Matteo Renzi alla guida della segreteria nazionale del Pd poi pian piano l’entusiasmo si affievolì nuovamente; nel dicembre 2016 vi era stata la debacle al Referendum costituzionale, la proposta di riforma Renzi-Boschi. Stiamo parlando della sede mazarese del Pd, o meglio, quella che è stata fino ad un anno la sede del Pd e che da allora è chiusa, i locali di via Santa Caterina sono chiusi da più di un anno (vedi foto-collage di copertina con l’insegna del Pd semicoperta ed il cartello “affittasi” posto sull’altro ingresso).

Ma il Pd mazarese non ha cambiato sede non ha più una sede in Città. Questa è la cartina tornasole di un partito cittadino realmente diviso al suo interno; con il susseguirsi delle sconfitte elettorali (Regionali prima e Politiche dopo)sono riemerse, forse erano state soltanto assopite, le divisioni interne in più “fazioni”. La segreteria cittadina, retta ancora dall’ex consigliere comunale Teresa Diadema (eletta nel febbraio 2016), non si riunisce da mesi. Non vi è stata neanche un’analisi interna dopo le recenti sconfitte elettorali; nessuna assunzione di responsabilità o proposta di cambiamenti.

La debacle del Pd nazionale ovviamente è maturata a causa dei deludenti risultati elettorali nei diversi collegi e nelle città, e Mazara del Vallo non può certamente, visti i risultati, essere considerata un’eccezione. (in foto di copertina la direzione del Pd costituita nel febbraio 2016, al centro il segretario Teresa Diadema ) Bisogna infatti ricordare che in città il Pd alle recenti Politiche è risultato il terzo partito, dietro al distanziatissimo M5S e a Forza Italia. La lista del Pd ha raccolto soltanto il 9,14% (2.139 voti), la percentuale più bassa nel resto della Provincia dove la lista del Pd ha raccolto, calcolando la media, l’11,93%.

Considerato che a Mazara è stata candidata alla Camera lo stesso segretario cittadino, Teresa Diadema, il risultato è stato deludente, lo era già stato alle recenti Regionali con i 1.500 voti mazaresi per l’assessore uscente Baldo Gucciardi. Il Partito Democratico mazarese ha perso strada facendo molti pezzi e ciò si è visto con il crollo di consensi nonostante siano state “staccate” più di 300 nuove tessere alla vigilia del congresso cittadino che ha determinato la attuale segreteria.

Non è bastata la sovente presenza del delfino in Sicilia di Matteo Renzi, l’ex sottosegretario Davide Faraone ritenuto dagli oppositori interni il principale responsabile della disfatta Dem in Sicilia e che una volta eletto al Senato, fortemente voluto dal “giglio magico” capolista in Sicilia occidentale, non si è più fatto vedere nella direzione regionale del Pd dove si sono registrate le dimissioni del segretario Fausto Raciti e l’imminente avvio di una fase di reggenza del Pd siciliano.

Le segreterie “renziane” hanno adottato lo stesso modus operandi della gestione Renzi del partito: candidature decise ai piani alti e non condivise con la base, poca apertura ai circoli e agli iscritti, direttivi mai convocati per mesi, così come le assemblee, segreterie convocate pochissimo negli ultimi due anni e sempre per discutere di cose di pochissima rilevanza (convocazioni formali) mentre le decisioni di peso politico o gli incontri con i rappresentanti istituzionali del partito sono avvenute in altre sedi e in presenza di terze persone che spesso non facenti parti della stessa segreteria o del partito.

La necessità dell’avvio di un dibattito interno nel Pd mazarese (ma ovviamente esteso a tutti gli iscritti e simpatizzanti) è stata evidenziata dalle dimissioni dopo le Politiche del 4 marzo dei due vicesegretari comunali Catia Catania e Fabio Di Natale. Nelle loro note di dimissioni Catania e di Natale fecero trasparire una certa insofferenza per un partito gestito da un’oligarchia di potere, in barba ai ruoli, alla democrazia, allo statuto del Pd, agli organismi eletti e agli iscritti che vorrebbero partecipare.

Le due contemporanee dimissioni sarebbero la palese dimostrazione di un malcoltento che serpeggia probabilmente ormai da qualche anno, all’interno del Pd cittadino che, nonostante ne sia stata sempre propagandata l’unità, appare diviso e lacerato internamente dalla presenza di diverse correnti e anime; anche in consiglio comunale il Pd non ha più un gruppo, da una parte vi sono Giacomo Mauro e Pasquale Safina, dall’altra Francesco Di Liberti espressione della segreteria cittadina (Liberti è subentrato in Consiglio dopo le dimissioni della stessa Diadema).

Chissà se e quando verrà un nuovo congresso cittadino per la nomina di un nuovo direttivo del Pd di Mazara del Vallo. Risulterebbe ovvio in condizioni normali l’avvio di una nuova fase di dibattito circa la biennale gestione (dal febbraio 2016) della segreteria locale, dichiaratamente renziana. Ricordiamo che alle scorse Politiche, quelle del 2013, il Pd a Mazara raccolse il circa il 14% dei voti, poi nel 2014 l’exploit per le Europee (il massimo consenso per il renzismo) ma da lì in poi anche a livello locale il Pd ha subito una caduta libera.

Distanza dal Pd di Mazara è stata dimostrata anche dal segretario provinciale Marco Campagna il cui rapporto con l’attuale segreteria mazarese è apparso  raffreddato dalle scorse elezioni Regionali quando si registrò una fuga in avanti, poi rientrata, con la candidatura dell’attuale segretario comunale Diadema che avrebbe potuto sfavorire l’elezione all’Ars dell’ex assessore regionale Baldo Gucciardi; anche quest’ultimo appare oggi meno vicino all’attuale segreteria rimanendo vicino al consigliere Giacomo Mauro e all’ex segretaria cittadina Caterina Agate: Agate e Mauro hanno più volte espresso critiche all’attulae gestione del Pd mazarese.

Ma al di là degli scenari nazionali e regionali da analizzare vi sono anche degli equilibri interni al Pd mazarese che dovranno essere verificati anche in vista delle prossime scadenze elettorali. Pensiamo alla possibilità, oggi remota dopo la sentenza della Corte Costituzionale, che a novembre si ritorni a votare per la Provincia. Altro appuntamento atteso sono le elezioni Ammnistrative della primavera del 2019. Circolavano fino a pochi mesi fa insistenti le voci, anche attraverso corridoi istituzionali, che l’entourage a capo oggi del Pd mazarese avrebbe sostenuto la candidatura alla Presidenza della Provincia di Trapani dell’attuale sindaco Nicola Cristaldi; il favore sarebbe stato ricambiato dall’entourage di Cristaldi con l’appoggio ad un esponente del Pd cittadino, si è fatto il nome del già sindaco Giorgio Macaddino, come candidato sindaco e lo stesso Macaddino con un post su facebook lo scorso 1 luglio avrebbe fatto intendere questa sua volontà di tornare in corsa .

Ad oggi nessuna conferma, certo però fa riflettere il fatto che in questi ultimi anni il Pd mazarese, a parte qualche intervento in Consiglio comunale dei consiglieri, non sia intervenuto ufficialmente, come dovrebbe fare un partito all’opposizione, in merito ad alcune scelte operate dall’attuale Amministrazione mazarese. A cosa sarebbe pertanto servita una sede del Pd in città? In queste condizioni apparirebbe uno spreco di denaro il pagamento di un affitto. Francesco Mezzapelle

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