Le ultime della sera, Non si può restare indifferenti

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
09 Dicembre 2019 19:28
Le ultime della sera, Non si può restare indifferenti

Qualche giorno fa è apparso un video nel quale una ragazza , aggirando la censura su Tik Tok, ha parlato dei campi di concentramento in Cina. Il video sembra un tutorial su come fare per avere delle ciglia lunghe. Ma dopo la prima frase, la ragazza dice subito di come usare il telefono per sapere che in Cina si sta consumando un olocausto simile a quello che ha ucciso milioni di ebrei. Questa volta le vittime sono i musulmani appartenenti all’etnia turcofona degli Uiguri. Questa minoranza, che vive nella regione nord-orientale dello Xinjiang, sta subendo maltrattamenti disumani in campi di concentramento dai quali sembra che nessuno sia uscito vivo.

Grazie al video della diciassettenne americana, che ha avuto mezzo milione di visualizzazioni , le condizioni dei musulmani in Cina  stanno interessando l’opinione pubblica. E ciò porta a riflettere sul perché il mondo degli adulti non denuncia, mentre un’adolescente sì  .Noi adulti siamo dormienti, siamo indifferenti, reputiamo “normale” che succedano determinate cose. Che l’uomo continui ad uccidere, a violentare, a privare di dignità i suoi simili. Come recitano i versi di Quasimodo: “Sei sempre quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo.

Eri nella carlinga, con le ali maligne, le meridiane di morte, t’ho visto dentro il carro di fuoco, alle forche, alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu, con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio…”. Non si può considerare normale la violenza solo perché è sempre esistita. Non si può rimanere indifferenti di fronte ad una notizia come questa. Sapere che ancora oggi si possa pensare di sterminare un popolo solo perché “diverso” deve metterci in crisi, scuotere le nostre coscienze, spingerci ad agire, a sensibilizzare, a fare tutto il possibile perché queste atrocità cessino.

Bisogna innanzitutto combattere il nemico principale degli esseri umani: l’intolleranza. “ NEVER MORE” , “MAI PIU’ . Ricordo ancora quando ho portato con me da un triste viaggio ad Auschwitz, una pergamena con questa scritta. Era il 1991 quando ho avuto la possibilità, durante un viaggio in Polonia, in occasione della giornata mondiale della gioventù, di visitare quel campo di concentramento. Non sono riuscita a mangiare quel giorno, né a dormire. Troppo forte l’angoscia , la tristezza e la desolazione.

Il pensiero del passato , di un passato recente, di cui ancora oggi possiamo ascoltarne la voce attraverso i suoi testimoni, non deve lasciarci. Soprattutto perché , purtroppo, l’intolleranza non è mai finita. La violenza sembra la strada più facile per sbarazzarsi dei nemici, delle persone scomode, degli avversari, dei diversi. La storia è un susseguirsi di intolleranze verso chi appartiene ad un’etnia diversa dalla nostra, che viene da paesi lontani, professa un’altra religione, esprime idee che non condividiamo.

 Purtroppo l’intolleranza non si è mai fermata e continua a fare vittime. Purtroppo anche in altre parti del mondo  continuano le atrocità commesse dagli uomini verso altri uomini. Pensiamo ai centri di detenzione in Libia, ai Lager della Corea del Nord, dove persone innocenti sono segregate, torturate e uccise .La stessa Cina ha mostrato al mondo intero di non rispettare i diritti umani  già dal lontano 1989 con il massacro di piazza Tienanmen. Eppure i governi  hanno continuato a fare affari economici con la Cina, senza chiedere , anzi pretendere una seppur minima garanzia di giustizia e libertà.

E mentre tanti nostri fratelli muoiono, noi continuiamo a vivere  in un’indifferenza totalizzante e paralizzante. Ci autogiustifichiamo  pensando che “non ci possiamo fare niente”, “non è colpa nostra”. Quando invece abbiamo il dovere di fare qualcosa . Innanzitutto parlare, diffondere le notizie, prendere esempio da questa ragazza coraggiosa e chiedere con forza e insistenza che, ovunque nel mondo, cessi la violenza e vengano rispettati i diritti umani. Josepha Billardello

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