La Chiesa traghetta nel nuovo millennio con tre papi Giovanni Paolo, Benedetto e Francesco

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
28 Dicembre 2019 17:28
La Chiesa traghetta nel nuovo millennio con tre papi Giovanni Paolo, Benedetto e Francesco

La Chiesa cattolica dopo duemila anni di storia arriva nel terzo millennio con tre papi: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco I, scavando tra i miei ricordi proverò a tracciarne il profilo ed a fare le mie personali considerazioni. Papa Giovanni Paolo II è stato il 264º papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma, eletto il 16 ottobre 1978, ricordo benissimo il suo primo discorso dopo la fumata bianca, da quella finestra che si affaccia sulla loggia che sovrasta l'ingresso della basilica di San Pietro in Vaticano quando lui poco incline al protocollo e contrariamente a quanto previsto dal cerimoniale, decise di rivolgere un discorso di saluto alla folla.

Nel suo breve discorso egli si definì come «un nuovo vescovo di Roma... chiamato da un paese lontano» e superò subito le diffidenze degli italiani, che vedevano per la prima volta da lungo tempo un pontefice straniero, dicendo «se mi sbaglio mi corrigerete!. E’ stato il primo papa non italiano dopo 455 anni, ed il primo pontefice polacco nella storia. Il suo pontificato è durato 26 anni, 5 mesi e 17 giorni ed è stato il terzo pontificato più lungo della storia (dopo quello di Pio IX e quello di San Pietro apostolo).

Giovanni Paolo II intraprese sin dal principio del suo pontificato una vigorosa azione politica e diplomatica contro il comunismo e l'oppressione politica, ed è stato uno degli artefici del crollo del muro di Berlino. Il suo pontificato, sul lato dottrinale, fu fortemente conservatore; nel campo della morale si oppose fermamente all'aborto e all'eutanasia e confermò l'approccio tradizionale della Chiesa sulla sessualità umana, sul celibato ecclesiastico e sul sacerdozio femminile. I suoi 104 viaggi in tutto il mondo videro la partecipazione di enormi folle, fiumi di persone specialmente tra i giovani, è riuscito a creare un feeling con le generazioni giovanili con il suo modo di fare e con la creazione delle Giornate Mondiali della Gioventù, che nessuno era riuscito a fare prima.

Il ricordo della GMG di Parigi, a cui ho partecipato con il contingente Scout italiano è ancora vivo, oltre un milione di giovani venuti da tutte le parti del mondo a vedere ed ascoltare il papa che con i suoi viaggi apostolici, aveva percorso una distanza molto maggiore di quella coperta da tutti gli altri papi messi assieme. Questa grande voglia di uscire fuori dalle comodità romane anche con le generazioni più giovani, è stato un segno di una seria intenzione di costruire un ponte di relazioni tra nazioni e religioni diverse, nel segno dell'ecumenismo, che è stato uno dei punti fermi del suo papato.

Un altro ricordo molto vivo è l’otto maggio del 1993, quando in occasione dei festeggiamenti per i 900 anni della Diocesi di Mazara del Vallo, abbiamo accolto il primo Papa che ha visitato la nostra città. Ricordo l’incontro in Cattedrale e la messa nella spianata di fronte San Vito a mare, e poi la sua visita siciliana è proseguita l’indomani quando nella valle dei templi ad Agrigento pronunciò con voce ferma queste parole contro la mafia “Questo popolo, popolo siciliano, talmente attaccato alla vita, popolo che ama la vita, che dà la vita, non può vivere sempre sotto la pressione di una civiltà contraria, civiltà della morte.

Qui ci vuole civiltà della vita! Nel nome di questo Cristo, crocifisso e risorto, di questo Cristo che è vita, via verità e vita, lo dico ai responsabili, lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio!” Ho avuto la fortuna di vederlo tante altre volte a Roma in Sala Nervi, con il Movimento per la vita, o all’Angelus in Piazza San Pietro e ho partecipato con Anna Maria e Suor Clarice alla Via Crucis al Colosseo. Ed ogni volta si rinnovava il rapporto con il mio Papa anche se non ho mai avuto la fortuna di parlare con lui, con l’atleta di Dio, con l’uomo che da papa continuò a praticare sci, nuoto, canottaggio, calcio, passeggiate in montagna fino a quando la salute glielo permise, l’uomo che nella sofferenza dei suoi ultimi giorni si affacciava in silenzio da quella finestra dove per oltre 26 anni ha “connesso il mondo” fino a quando alle 21.37 del 2 maggio 2005, si spense tornando alla casa del Padre.

Papa Giovanni Paolo II che mi piace definire “il Papa delle connessioni” è stato proclamato beato dal suo immediato successore Benedetto XVI il 1º maggio 2011 ed il 27 aprile 2014, insieme a papa Giovanni XXIII, è stato proclamato santo da papa Francesco. Papa Benedetto XVI è stato il 265º papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma, eletto il 19 aprile 2005, stimato teologo, è stato anche il settimo pontefice tedesco nella storia della Chiesa cattolica.

I ricordi che ho di papa Benedetto sono fondamentalmente due: il primo quando ho seguito la diretta TV dei funerali di papa Giovanni Paolo II, ufficiati dall’allora Cardinale Ratzinger, questa figura minuta, quasi nascosta, l’esatto contrario di quello che i primati tedeschi ci hanno sempre rappresentato nella storia, stava lì in religioso silenzio a guardare le pagine della bibbia sulla bara di Karol Wojtyla che il vento sfogliava, come abbiamo fatto tutti quanti nei cinque continenti. E quell’11 febbraio del 2013 quando mi trovavo a Palermo presso il Monastero di Baida con alcuni amici cooperatori siciliani e apprendemmo la notizia dal TG serale che nel concistoro ordinario papa Benedetto XVI aveva annunciato la sua rinuncia «al ministero di vescovo di Roma, successore di san Pietro», diventando papa emerito.

Abbiamo tralasciato la sessione serale dei lavori prevista per chiederci perché un papa si dimette? Non so perché un uomo sicuramente innamorato di Dio e della bellezza, attraverso la musica, la filosofia, la teologia, che raggiunge il soglio pontificio, il servizio a cui probabilmente tutti i battezzati dovrebbero aspirare, cioè servire la Chiesa Universale cosi come ha iniziato San Pietro. E dopo 2000 anni e 264 papi il pontefice tedesco rinuncia, pronunciando queste parole: «Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l'età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino...

Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005.» La risposta forse e complessa ed andrebbe trattata da diverse sfaccettature, a me piace pensare che semplicemente non c’è l’ha fatta più a reggere il peso di tanta responsabilità, ed infatti mi piace definire Benedetto XVI “il Papa delle umane fragilità”, come tutti sappiamo il papa emerito ha 92 anni e vive nel monastero Mater Ecclesiae.

Papa Francesco è il 266º papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma, nato in Argentina, è il primo papa proveniente dal continente americano. Nonostante il nome che si è scelto, non è francescano, ma appartiene ai chierici regolari della Compagnia di Gesù (Gesuiti). Ed è il primo pontefice proveniente da quest'ordine religioso. Eletto il 13 marzo del 2013, stupisce tutto il mondo con il suo primo discorso pubblico: «Fratelli e sorelle, buonasera! Voi sapete che il dovere del conclave era di dare un vescovo a Roma.

Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo, ma siamo qui. Vi ringrazio dell'accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo vescovo: grazie! E prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca. [...] E adesso, incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese.

Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi. [...] E adesso vorrei dare la Benedizione, ma prima – prima, vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo, chiedendo la Benedizione per il suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me. […]”, questo suo primo discorso dà subito il tono al suo papato. Il perché un Gesuita ha scelto il nome di Francesco lo ha spiegato con queste parole: «Nell'elezione, io avevo accanto a me l'arcivescovo emerito di San Paolo e anche prefetto emerito della Congregazione per il clero, il cardinale Cláudio Hummes.

Quando la cosa diveniva un po' pericolosa, lui mi confortava. E quando i voti sono saliti a due terzi, viene l'applauso consueto, perché è stato eletto il Papa. E lui mi abbracciò, mi baciò e mi disse: «Non dimenticarti dei poveri!». E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito, in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d'Assisi. Poi, ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E Francesco è l'uomo della pace. E così, è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d'Assisi.

È per me l'uomo della povertà, l'uomo della pace, l'uomo che ama e custodisce il creato; in questo momento anche noi abbiamo con il creato una relazione non tanto buona, no? È l'uomo che ci dà questo spirito di pace, l'uomo povero... Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!» Già in questi suoi primi pronunciamenti ci sono le parole chiave del pensiero di papa Bergoglio: la preghiera, i poveri, la pace ed il creato. Ho seguito attentamente il suo pontificato attraverso letture, immagini, e racconti di persone che sono state a stretto contatto con lui, un pontificato che all’alba del terzo millennio, mi propone i valori di Frate Francesco, valori che mi appartengono da sempre, almeno da quando diciassettenne cominciai il mio percorso scout, ed il 22 dicembre ho ricevuto il più bel regalo di Natale dal mio amico Vito Buonasorte (il cognome è tutto un programma) definito da Padre Orazio l’uomo che porta gli uomini dal papa.

Quella mattina in Sala Nervi ho avuto il privilegio di vedere da vicino papa Francesco e i suoi bambini del dispensario di Santa Marta, il padre o forse il nonno che tutti i bambini del mondo vorrebbero, ho visto i suoi occhi brillare nel vedere quei bambini che festeggiavano il suo compleanno con canti e danze e lui interagire con loro, assaggiando la torta con un dito come si fa in una normale famiglia, e poi con la sua camminata lenta andare a salutare tutti i presenti con il rischio di arrivare tardi all’Angelus.

Dopo quell’interminabile attesa che in realtà e durata pochi minuti ho avuto modo di stringere le sue mani e guardandolo negli occhi gli ho chiesto: Santità come sta? Lui mi ha guardato fraternamente e mi ha risposto: Bene, allora gli ho chiesto una benedizione per la mia famiglia e lui lasciandomi la mano mi ha benedetto e mi ha salutato continuando il suo giro. So che questo ricordo rimarrà impresso nella mia memoria fino a quando il Signore lo vorrà, adesso lo custodisco continuando a pregare per papa Francesco “il Papa del Laudato si”.

Francesco Sciacchitano

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