Intervista a Silvia Dolores. Le 10 domande + 1 di Joìne.

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
05 Marzo 2014 15:48
Intervista a Silvia Dolores. Le 10 domande + 1 di Joìne.

Silvia Dolores, ottima mazarese, una laurea in ingegneria e animo creativo. Ma l'avete mai vista cantare?Io credo di sì. E il verbo "vedere" non l'ho mica usato impropriamente: Silvia oltre ad avere il dono della voce, che richiederebbe il participio passato "ascoltata", è anche notevole sulla scena, senz'altro carismatica e, come vi dirà più avanti lei stessa, apparentemente snob. Fa parte degli Undo, gruppo musicale nostrano i cui componenti sto imparando a conoscere uno ad uno e a giudicare molto bravi, ma che se presi insieme diventano ancor più eccezionali, di forte impatto emotivo e grande suggestione visiva. Indimenticabile la loro esibizione lo scorso agosto 2013 che ha accompagnato una mostra fotografica in città. E mi

faccio un attimo aiutare da Italo Calvino per concludere quest'introduzione: Se una notte d'estate una scrittrice ascoltasse gli Undo suonare, la magia circonderebbe ogni cosa e allora nascerebbero testi musicali solo per loro. E devo dire che un po' così è stato.Adesso, cari lettori, cliccate su: http://www.youtube.com/watch?v=K7L_Euyvxt4o su http://www.youtube.com/watch?v=MwxcT06rpFU,ditemi se non vi mettono allegria e curiosità. E buona lettura!

1) Introduci la tua biografia. A che età ti è stato chiaro cosa volevi diventare? Quando ti sei resa conto di essere diventata la tua professione? Ti senti, infatti, più rappresentata dal tuo nome o dalla tua arte?

Sono nata il 27 Aprile del lontano 1987. Cresciuta fino all'età di 18 anni qui, a Mazara del Vallo, cullata e amata da una famiglia speciale, mi sono trasferita a Milano per motivi universitari. Laureata nel 2012, sono tornata, un po' spinta dal desiderio di rivivere un'atmosfera che solo in famiglia si può respirare, nonché (stranamente) da una buona prospettiva lavorativa. Ho viaggiato, sì, ma non come avrei voluto per una irrazionale paura di volare...un po' in veste di "turista per caso", un po' di "professionista". Onestamente non mi è ancora chiaro chi/cosa voglia diventare: troppe strade mi si aprono ogni giorno e sempre più complicato diventa seguirle tutte...presumo che prima o poi ne abbandonerò qualcuna per scegliere la mia (forse)!In sintesi posso dirti che sono un ingegnere – sì, sono un ingegnere! Lacrime e sudore per diventarlo ma – e quello che sto per affermare è parecchio rischioso – lascerei la carriera per la mia più grande passione: la musica, il canto.Diciamo che il razionale e l'irrazionale sono due lati del mio carattere che fanno spesso a botte! Devo dirti comunque che mi sento assolutamente rappresentata dalla mia arte: io sono la mia arte!

2) Il tuo percorso studi? Come credi che debba essere l'istruzione nel tuo campo? Ti piace più l'ordine o il disordine nelle idee e nei progetti?

Il mio percorso studi è stato caratterizzato da una indecisione costante. La bramosia di far tutto e la reale impossibilità di trovarsi in due posti nello stesso momento mi hanno costretta a prendere quella che poi è stata la mia strada. Ho scelto personalmente Milano per il percorso universitario. Nel frattempo ho frequentato la scuola di canto di Luca Jurman, ho partecipato a una serie di trasmissioni, concerti e casting che riguardavano il mondo della musica, ho conosciuto una ragazza koreana (ora mia grande amica) che mi ha introdotto a nuovi modi di pensiero, e piano piano ho accumulato esperienze e conoscenze: sono cresciuta. L'istruzione ha giocato nella mia vita un ruolo ovviamente importante, ma le lezioni imparate al di fuori dell'ambito universitario si sono rivelate altrettanto (se non maggiormente) formative.Quando ho scelto di frequentare il liceo scientifico, la ritenevo quasi una scelta obbligata; oggi consiglierei ai giovani di optare per un istituto professionale, soprattutto a chi non vuole/non può procedere con il percorso universitario.Occorre non dimenticare che qualunque sia la vostra professione, dovrete sempre interfacciarvi con un pubblico che potrebbe non essere in grado di comprendere la teoria e i paroloni, ma che ha bisogno di numeri reali, di preventivi e tempi certi.Chiedete concretezza ai vostri insegnanti, a chi ha la "presunzione" di insegnarvi la vita: non vi fidate e cercate sempre opinioni terze.Il mio lato da ingegnere ti risponde: assolutamente l'ordine, razionalità, precisione.Il mio lato artistico ti dice entrambi.

Il detto "impara l'arte e mettila da parte" si commenta da solo. Bisogna conoscere le regole, per decidere di interpretarle o, perché no, non seguirle!Il canto, la musica sono la rappresentazione più mistica della fusione tra tecnica ed emozione. Sono i piccoli accorgimenti tecnici che fanno avvertire quel brividino lungo la schiena, eppure non funzionerebbero se nel cuore dell'interprete non ci fosse passione, caos, quel non so che di inspiegabile che, talvolta, sfiora e libera anche le anime più inaccessibili.

3) Quali sono i tuoi modelli e cosa credi di avere in comune con essi?

Prendo come modello di vita la mia famiglia. I miei genitori in primis, e la mia famiglia allargata sono stati esempi di amore, unione e rispetto come credo ne esistano ancora pochi nel mondo. Le mie amiche sono il mio modello di fratellanza.Riccardo Russo, che hai già intervistato, è il mio modello di arte: incarna la devozione, la passione, l'impegno e il rispetto che ogni artista dovrebbe avere verso l'arte che rappresenta.

4) Un uomo o una donna con cui faresti coppia artistica?

Uomo/donna italiani: Mario Biondi/boh...forse Giorgia.Uomo straniero: Steve Wonder. Donna straniera: se fossero in vita (Etta James e Whitney Houston), ad oggi adoro Beyonce e Caro Emerald.

5) Ti senti più un'artista bambina, una ribelle adolescente o matura?

Conservo l'istintività della me bambina (sono ingenua, curiosa e senza pregiudizi) ma l'esperienza che porto sulle spalle (per quanto breve) ha dato una forte nota di maturità al mio carattere. Non sono mai stata una ribelle, ma sogno di avere i capelli color rosso ferrari!

6) Politica. Cosa pensi debba essere? Quanto partecipi a quella mazarese e cosa si dovrebbe fare per migliorarsi?

Sebbene fino a qualche anno fa ritenessi che la politica fosse una parte estremamente marginale della mia vita, ad oggi ho dovuto rivalutare la mia posizione, nonché il mio diretto interessamento nelle faccende della cosa pubblica. Non bisogna dimenticare che anche la politica è un'arte. La corruzione ha trasformato il senso civico e di servizio sociale in una semplice occupazione mossa principalmente da interessi privati.Il politico di oggi dovrebbe riacquistare la genuinità tipica dei primi anni del secondo dopoguerra ed il fervore che caratterizzò quei grandi uomini.Per esempio, ritengo che in uno Stato come l'Italia, che voglia ergersi a garante dei diritti primariamente umani, si dovrebbe concedere maggiore spazio e fiducia agli immigrati.

7) Una descrizione, una peculiarità, della tua carriera e della tua persona.

La poliedricità. Mia mamma l'ha sempre detto...so fare più o meno qualsiasi cosa.C'è da dire che sono una "testona", e in quanto tale non mi piacciono le sconfitte: se inizio qualcosa, difficilmente non riesco a portarla a termine.Molto contenuto ma poca (pochissima) apparenza, e questo, a lungo andare, può non considerarsi propriamente un pregio. Sono permalosa, golosa, istintiva e spesso mi ritrovo in vicoli ciechi da me progettati. Credo nella giustizia e lotto sempre affinchè venga affermata. Ho una scorza dura, e l'espressività del mio volto inganna parecchio chi non mi conosce; molti amici mi hanno fatto notare che do un'immagine di me abbastanza snob, ma non ci credete...ho il cuore grande!

8) Fino a dove si spinge la tua ambizione? Puoi dirci il tuo prossimo progetto?

Come ben sai faccio parte di una nota band mazarese, gli UNDO e i miei progetti sono rivolti quasi totalmente alla crescita del gruppo. Abbiamo appena iniziato un percorso su YouTube, un progetto abbastanza ambizioso che ci "costringe" a fare le ore piccole quasi giornalmente, ma che ci regala tante emozioni e tante soddisfazioni.Il mio sogno, come quello di ogni cantante, è di riuscire a vivere solo di musica, di perpetuare la forza e la tenacia che giorno dopo giorno mi spinge a lavorare e non fermarmi mai.Dopo la laurea e la specialistica in Ingegneria, sto frequentando un corso di Specializzazione universitario chiamato POLISA, "Politecnico Scientia et Ars", per approfondire e credere che il sogno della musica possa diventare una realtà concreta....e, perché no, remunerativa!

9) Rinunceresti a fare ciò che fai per qualcuno? Se sì, per chi o per cosa?

Attualmente no: rinunciare a ciò che faccio significherebbe rinunciare a ciò che sono: la mia identità andrebbe persa.

10) Porgi ai lettori un saluto che ti caratterizza e invita il pubblico a conoscerti, motivali qualora ce ne fosse bisogno.

Vorrei utilizzare questo spazio che mi stai concedendo per parlare ai più giovani. Vorrei chiedervi di seguire strenuamente i vostri sogni, di accompagnarli e alimentarli, sempre. I più grandi ostacoli per raggiungerli sono dentro di voi. Preferite i rimorsi ai rimpianti, fate esperienza della vita e imparate a dire di "no".Chi dovesse avere bisogno di un ingegnere/cantante/esperta di miniature in fimo, non esiti a contattarmi!

11) Cara Silvia, come ho accennato già nell'introduzione, voi degli Undo fate venire voglia di ascoltarvi, guardarvi e scrivere testi musicali. E sai bene che ne ho scritti diversi immaginando che fossero cantati da te e musicati da Riccardo Russo. Prima che io vada a farmi il caffè, ci facciamo la promessa di andare a Sanremo? Non so, anche con "In questo mondo di matrimoni combinati". Se poi non dovessimo vincere, in cambio vorrò solamente una miniatura in fimo tutta mia, con il gentile invito a non scrivere più per voi.Altro che contratti di produzione... i migliori lavori si stipulano con le interviste!

Eheh, la miniatura in fimo te la sei guadagnata concedendomi l'onore di questa intervista! Per Sanremo...beh, sono certa che con un po' di coraggio, la grande musica del maestro Riccardo e la forza dei tuoi testi, riusciremo a sognare. Il Festival è di certo un traguardo ambizioso, ma credo possa essere la giusta strada da intraprendere: puntando al 100 riusciremmo a fare almeno 10, ma è puntando al 1000 che si raggiunge il 100, no?

Giuseppina Biondo

05-03-2014 16,30

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