Il PD di Marsala e quello di Mazara, così vicini, così lontani.

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
19 Giugno 2015 06:55
Il PD di Marsala e quello di Mazara, così vicini, così lontani.

E così Marsala ha il suo sindaco del PD. Una vittoria schiacciante, quella del cardiologo Alberto Di Girolamo, che arriva a doppiare abbondan- temente l’avversario Massimo Grillo e sfonda con quasi il 70% dei consensi.

Una candidatura che, dopo le scosse di assestamento iniziali, i mal di pancia e le defezioni come esito fisiologico ma anche patologico delle primarie, ha spiccato il volo fino allo strepitoso risultato di lunedì scorso. Una festa, per la città di Marsala. Un sindaco che ha fatto dell’aggettivo “perbene” il leitmotiv di tutta la campagna elettorale. Un uomo rispettato, un professionista stimato, portatore di valori condivisi, vicino alla gente. Ma soprattutto un uomo con una storia politica lineare e ben definita, un percorso coerente e senza ombre, un politico che si identifica col suo partito e ne incarna e ne rappresenta idee, cultura, valori e progetti. Perché Di Girolamo, a Marsala, del PD è il segretario. Un cardiologo, dunque, e una persona per bene.

Per assonanza la nostra mente corre indietro ad un anno fa. Altre elezioni amministrative, altra città, Mazara del Vallo. Anche qui un candidato da tutti definito perbene, il dott. Giuseppe Bianco. Anche lui professionista stimato, serio, capace e generoso, con una storia personale e familiare di sinistra, un percorso politico vicino e dentro al PD. Ma qui le cose vanno diversamente da Marsala. Bianco arriva terzo, mancando il ballottaggio per qualche centinaio di voti. Cos’è andato storto? Cosa non ha funzionato? A che livello il meccanismo si è inceppato? Le ipotesi e le analisi di questa sconfitta in questo anno sono state tante, alcune veritiere e realistiche, altre più fantasiose e surreali, fino ad arrivare a vere e proprie “leggende metropolitane” (candidati consiglieri del PD che hanno fatto votare Nicola Cristaldi come sindaco).

Una cosa però possiamo affermarla inconfutabilmente e senza rischio di essere smentiti: a Marsala il Partito Democratico ha fatto il Partito Democratico. A cominciare dalle primarie, che hanno consacrato vincitore il segretario del circolo cittadino. A Mazara le primarie… Queste sconosciute!! Così finisce che il candidato marsalese è un candidato naturale, perché segretario e perché vincitore di primarie, quello mazarese viene fuori da situazioni un po’ pasticciate di cui nessuno riesce a prendersi la responsabilità, e meno che mai il PD che, in mancanza di idee, di uomini e di alternative, subisce una candidatura che nasce dalla proposta di singoli cittadini, movimenti civici, consiglieri comunali uscenti.

Quindi una candidatura che nasce fuori dal PD e che il PD non riuscirà mai a sentire sua fino in fondo. Un Partito Democratico che durante la campagna elettorale non riesce ad essere coeso, a fare squadra, a superare personalismi e tatticismi. Un PD che non candida nelle sue liste i suoi principali esponenti. Un PD che non riesce neanche a completare la lista, fermandosi a 26 candidati, la maggior parte esterni, se non di altri partiti. E i candidati sono cosi pochi che non si riesce nemmeno a fare la terza lista.

Di Girolamo a Marsala ne ha ben cinque! E quelli che corrono davvero sono poco più della metà di questi 26, gli altri inseriti in lista solo per portare acqua al mulino dei big che devono essere eletti, sfruttando il meccanismo elettorale del doppio voto di genere. Per non parlare di dirigenti storici del PD che transitano temporaneamente in altri partiti della coalizione per rientrare nella rosa deli assessori, secondo la tradizionale regola del manuale Cencelli.Un PD che non ha una sede, che non si configura e non si propone come luogo anche fisico di incontro e discussione, di tentativo di aggregazione propedeutico alla preparazione di una campagna elettorale.

Si deve aspettare l’apertura del comitato elettorale del sindaco per avere una sede, ed è già tardi. Una sede peraltro dove i giovani latitano, e dove latitano a volte anche i dirigenti. Perché i dirigenti sono impegnati nella campagna elettorale del candidato consigliere che sostengono, dimenticandosi che c’è un candidato sindaco che bisogna far vincere. Un PD che non riesce ad essere centro di gravità, fulcro, motore. Che non riesce a far partire l’onda.

Che a Marsala invece parte. E a Marsala sfilano tutti i grandi e piccoli dirigenti del partito, provinciali e regionali, che a Mazara si sono visti solo in una o due occasioni (eppure qualche deputato all’ARS in occasione delle precedenti regionali aveva preso quasi 2.000 voti a Mazara).

L’aria è diversa, diverso il clima, le emozioni. A Marsala c’è un candidato che si deve a tutti i costi portare alla vittoria, a Mazara no. E sarebbe ingeneroso attribuire la responsabilità di tale debacle ad un segretario eletto da un congresso poche settimane prima dell’ufficializzazione della candidatura del dott Bianco. E’ una sconfitta che viene da lontano, dall’immobilismo di chi lo ha preceduto, e che ha lasciato in eredità un partito sfilacciato, inconsistente, avulso dalla realtà, lontano dalla gente.

Il Partito Democratico di Mazara è ora ad un bivio: saprà rinnovarsi, reinventarsi, ricostruirsi, mettere in campo energie nuove e motivate, liberarsi da ormai logore dinamiche, tatticismi ormai obsoleti e stantii che sviliscono il partito agli occhi dell’opinione pubblica cittadina, accogliere istanze nuove e costruire ponti verso i futuri appuntamenti elettorali? Riuscirà ad avere una visione di futuro? O rinascerà dalle sue ceneri come l’Araba fenice, uguale e sempre identica a se stessa?

Francesco Mezzapelle

19-06-2015 8,30

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