Il motopesca mazarese “Artemide” salva migranti al largo della Libia: “l’umanità va oltre le difficoltà di un mestiere in crisi e poco salvaguardato”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
14 Gennaio 2017 13:17
Il motopesca mazarese “Artemide” salva migranti al largo della Libia: “l’umanità va oltre le difficoltà di un mestiere in crisi e poco salvaguardato”

Gli equipaggi misti dei pescherecci mazaresi si distinguono ancora una volta nell’azione umanitaria di salvataggio di disperati che tentano di solcare il Mediterraneo alla volta della tanto desiderata Europa. Poche ore fa il peschereccio Artemide di proprietà della società armatrice General Pesca di Ingargiola &C. ha supportato una maxi operazione di salvataggio di vite umane al largo delle coste libiche, precisamente a circa 30 miglia dal tratto di costa fra Tripoli e Misurata; è a quelle distanze dalle coste che avvengono ormai i recuperi dei migranti.

Dicevamo che si è trattata di una maxi operazione che ha riguardato circa 550 migranti e che ha visto l’intervento di alcune unità militari; purtroppo 3 migranti avevano già perso la vita. Vista la complessità dell’operazione, condotta in acque dove i gommoni dei trafficanti di uomini vanno spesso a fondo, il Comando Generale delle Capitanerie di Porto di Roma ha richiesto l’intervento del motopesca Artemide che, uscito cinque giorni fa dal porto di Mazara del Vallo dopo la pausa festiva, stava ritornando a pescare suoi pescosi banchi di gambero rosso in acque internazionali antistanti la Libia.

Il comandante del motopesca mazarese, Giuseppe Margiotta, ed il suo equipaggio composto da 8 uomini, per buona parte tunisini, non ha esitato a raggiungere il luogo dove si stava consumando la tragedia. Il motopesca Artemide ha così permesso, dopo un’operazione difficoltosa, la salita a bordo di circa 60 migranti. Il peschereccio si è poi diretto a Lampedusa per permettere di dare soccorso a terra ai migranti. Il peschereccio tornerà subito a pescare. (in foto il motopesca Artemide)

“Il nostro senso di responsabilità ed umanità di fronte al pericolo di perdita di vite umane in mare –ha detto l’armatore Roberto Ingargiola- ci impone di mettere da parte per alcune ore, a volte giorni, il nostro faticoso e ormai difficile lavoro. Le Istituzioni ricordino sempre che i pescatori mazaresi non si girano mai dall’altra parte. Vorremmo al tempo stesso che la stessa attenzione si prestasse ad ogni livello circa le difficoltà che questa antica e nobile professione è costretta a subire, per primo quello del pericolo di pescare in acque internazionali e subire dei sequestri con tutti i danni che ne conseguiono. Ma noi rimaniamo fiduciosi”.

I pescatori mazaresi ormai sono considerati da anni veri e propri “angeli del mare”, avvertito il pericolo corrono in soccorso dei migranti che a bordo di fatiscenti barconi tentano il viaggio della speranza dalle coste del Nordafrica alla Sicilia; i pescherecci lasciano la loro faticosa attività di pesca e senza ricevere nessun contributo corrono in soccorso dei migranti rischiando, talvolta, anche loro di essere travolti dalla forza del mare.

I disperati provengono da vari Paesi subsahariani e dell’Africa nera, per sfuggire a guerre e dittature iniziano da mesi un cammino fino ai centri dislocati fra Libia e Tunisia dove eserciti di trafficanti senza scrupoli, dopo aver preso circa 1000 dollari a testa da ciascuno disperato, li preparano alla partenza in veri e propri campi di concentramento, in molti non ce la fanno a superare le angherie e le sofferenze vissute prima di esser portato sul luogo di imbarco. Una vera e propria rete che alimenta il business dei migranti gestito in Italia da organizzazioni noprofit che ricevono aiuti di governo con l’allestimento estemporaneo di case di accoglienza. Quello che ci sta in mezzo, il mare Mediterraneo, è luogo di una grande storia di umanità e solidarietà oltre che di disperazione e morte.

Francesco Mezzapelle

14-01-2017 13,45

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