Il matrimonio all’epoca del Covid-19

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
15 Maggio 2020 11:54
Il matrimonio all’epoca del Covid-19

Finchè morte non ci separi o…finchè Covid non ci obblighi a stare insieme. Di Maria Bianco. Di questi tempi in cui l’isolamento forzato è stata la bolla entro cui tutte le famiglie si son trovate a nuotare come pesci in una ampolla piena d’acqua, la complessa macchina del matrimonio è stata quella ad essere messa più a dura prova. Eh sì, perché la fatidica promessa che si enuncia in preda alla commozione è poi molto difficile da mettere in pratica. A prescindere se il matrimonio si sia celebrato al Comune o in Chiesa, la promessa che viene scambiata è molto forte, una promessa basata sull’amore e che impegna i coniugi ad assumere determinati atteggiamenti, ad assumere obblighi e doveri verso loro stessi in primis e poi anche verso terzi.

Dopo il Sì una coppia passa dall’essere una coppia di fidanzati all’essere marito e moglie. Il solo fatto di portare una fede rende noto ai terzi che si è sposati con una serie di conseguenze giuridiche e patrimoniali, che ovviamente non approfondisco in questa sede. Matrimonio vuol dire comunione, di intenti e di progetti, vuol dire anche festa, bellissimo per carità…ma solo questo? No. Il giorno del matrimonio ci si sente un po’ principesse e principi. Succede a tutti. Tolti gli abiti da matrimonio ci si scontra con la realtà: marito e moglie sono solo due essere umani nudi in un cammino affrontato con una benda sugli occhi.

A nessuno è dato sapere cosa succederà. Ben presto lo sfarzo della festa e il rimbombo dei fuochi d’artificio lascia lo spazio alla realtà: bollette, affitto, rata mutuo, spesa, la lavatrice che si rompe, il guardaroba da fare, i mobili ancora da pagare, la macchina dall’elettrauto o dal meccanico, spese dentista, la scoperta di una malattia, il prospetto da rifare, un lutto, un aborto, un figlio non voluto, la suocera invadente, spese impreviste ed ecco che la coppia comincia a guardarsi allo specchio: chi siamo? Cosa siamo? Quello che sembrava normale o scontato da fidanzati non lo è da sposati perché tutto, e dico tutto, entra nella grande centrifuga matrimonio.

In condizioni normali tensioni e nervosismo, così come anche affiatamento e progettazione, sono scanditi da impegni di lavoro, da uscite per spesa o altro e la coppia si ritrova alla fine, tolte le ore di sonno, a passare insieme poche ore al giorno per discutere sul cammino della coppia. Si finisce infatti, talvolta, a subire il tempo che passa, quasi fosse normale. No. Non lo è. Ed ecco che arriva il Covid19 a ricordarcelo. Di punto in bianco non possiamo più uscire e siamo costretti a casa.

Proprio quella casa emotiva e relazionale che fino a ieri abbiamo costruito o, nella peggiore delle ipotesi, demolito. Dentro le quattro mura oltre ai coniugi, talvolta i figli, ci sono anche i problemi, i silenzi, le parole non dette, le frustrazioni, i divari, i debiti, le differenze, il lato oscuro di ciascuno, “psicopatie” varie e vi è la complicità, la gioia di stare insieme, l’amore, la stima, il rispetto. In isolamento forzato si è avuta contezza se a prevalere fossero più le cose negative o quelle positive.

In questo periodo molte coppie credevano di trovarsi tra le coppie da salvare ed invece si son trovate a fare i conti con la lontananza e l’apatia o viceversa, credevano di essere sull’orlo del baratro e invece no, si sono riscoperti coppia affiatata. La convivenza di per sé è già complessa, quella forzata, poi, priva di vie di fughe è stata ed è una prova durissima per la coppia che si è trovata impossibilitata a fuggire dai problemi e dalla morsa di se stessa.           Perché diciamolo due braccia che ci stringono talvolta sono abbraccio altre sono morsa.

Stare 24 ore su 24 sempre tutti insieme a casa è tutto fuorchè semplice. E così ecco che si son trovate a camminare in avanti ancora una volta le coppie che io chiamo “risolte” ossia quelle coppie abituate al confronto, abituate a fermarsi e vedere se e come si è riusciti in qualche modo ad andare avanti, le coppie che litigano ma che sanno fare pace, che hanno rispetto del progetto in comune intrapreso. Le coppie che sono marito e moglie sopra ogni cosa, quelle che credono realmente nella scelta fatta, al di là degli errori e delle brutture della vita.

Le coppie, invece, che hanno smesso di parlare, di capirsi, di mettere insieme i mattoni della loro casa, non in senso fisico, si sono trovati nell’inferno. Convivere con chi non si ama e non si rispetta è oggettivamente infernale. Di fatto tra i figli indesiderati di questo isolamento vi sono le separazioni tra coniugi. L’incremento delle separazioni è noto a tutti, purtroppo, già prima dell’emergenza Covid19. Secondo voi sono diminuite? No. Ancora una volta il dato che emerge è soprattutto che le coppie saltano perché vere coppie non lo sono mai state.

Con figli o senza. Lungi da me generalizzare, impossibile in tema di rapporti personali. Per guidare la macchina del matrimonio ci vuole una patente speciale che si ottiene con la volontà. La volontà. Oltre all’amore ovviamente. Anzi dimenticavo: ci vuole fortuna. Una dannata fortuna! Il matrimonio è un’istituzione volta prima di tutto alla salvezza, per questo è così pieno di alti e di bassi; è fatto di sacrifici, di gioie e di dolori. L’idea che il matrimonio per essere sano debba essere sempre felice e che sia soltanto una mutua promessa di salvarsi da tutto il male è una bufala colossale che ha creato e crea solo danni.

Il matrimonio è attesa, pazienza, dolore, cadute, concessioni, compromessi, grida, strappi. Senza non si arriverebbe a salvarsi. La salvezza è una scelta. Sempre. Qualunque sia la forma che si sceglie per raggiungerla. Ovviamente questo discorso non vale per le coppie nate marce, quelle in cui l’unico gergo comunicativo è la violenza verbale, psicologica, fisica e mentale sul coniuge o peggio sui figli. In questi casi l’isolamento ha solo amplificato una tragedia e la separazione è l’unica via sana.

La violenza nel matrimonio è un ossimoro, la violenza tra persone che si dovrebbero amare è ossimoro. Il codice civile e quello penale offrono una vasta gamma di strumenti per salvaguardare la propria dignità, la propria incolumità ed il proprio benessere, per tutelare sè stessi ed i minori, e scegliere una via diversa da quella della distruzione. Nella qualità di avvocato avrei potuto soffermarmi su aspetti prettamente giuridici ma ho scelto di non farlo. Una separazione, un divorzio, un percorso contro la violenza, percorsi a tutela dei minori, prima ancora che fattispecie giuridiche sono vita, sono esperienze sulla pelle delle persone.

E ho preferito essere delicata e rispettosa nei confronti di tutte le sfaccettature che caratterizzano una separazione lasciandomi andare ad una riflessione scaturita in queste settimane di isolamento sia come moglie e madre all’interno di un matrimonio sia come legale con l’esperienza maturata anche in questa quarantena. Concludo così: il matrimonio è un pranzo interminabile con il dolce servito per primo (Julian Barnes), ma è un pranzo che vale la pena di gustare.

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