Il fiume Mazaro e l’imprenditore visionario. Intervista a Bartolomeo Marmoreo. Di Catia Catania

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
07 Agosto 2015 09:04
Il fiume Mazaro e l’imprenditore visionario. Intervista a Bartolomeo Marmoreo. Di Catia Catania

Ci sono luoghi che restano lì, come sospesi. Sono luoghi dimenticati. Dagli uomini, dalla politica, a volte dalla memoria. Perché la memoria è fatica, è responsabilità, è ricordo dell’antica bellezza ma anche nostalgia per un futuro atteso e mai progettato o immaginato. E allora capita che tutto venga inghiottito dal pozzo profondo dell’oblio e della rassegnazione. Anche a Mazara ci sono luoghi dimenticati. Di quelli che ti scordi che esistono, poi magari capita di passarci accanto e realizzi che son sempre lì, e aspettano. In attesa di qualcosa, o di qualcuno. Di un intervento provvidenziale, della mano dell’uomo, dell’impegno di qualcuno. O semplicemente, che qualcuno se ne ricordi.

Uno di questi è il fiume Mazaro. Lui scorre sempre, verso il Mediterraneo, col suo carico sempre più pesante di materiali depositati negli anni sul suo letto, rendendone ormai quasi impossibile la navigazione. A volte arriva il Marrobbio, e inizia a scorrere all’incontrario, e annerisce tutto, acqua come petrolio, che al suo incedere danneggia le imbarcazioni e tutto quello che incontra, appestando l’aria di odori nauseabondi. Il fiume Mazaro con le sue banchine lasciate all’incuria e all’abbandono, piazzetta dello Scalo di giorno far west con i venditori abusivi, i rifiuti abbandonati, il caos di auto, la totale assenza di controlli, zona franca assoluta.

E’ un annoso problema, quello del fiume Mazaro. E laddove il fiume è una risorsa, una ricchezza, un valore aggiunto, in terra di Sicilia diventa contraddizione. Perchè qui gira tutto all’incontrario, si sa. Solo da noi i regali della natura smettono di essere opportunità e diventano ostacoli, grattacapi, vicende politiche gravose da affrontare a colpi di burocrazia e di finanziamenti, veri, presunti, o mancati.

Il dragaggio e la riqualificazione del porto canale è un tema che ritorna periodicamente. Si analizzano i sedimenti, si cercano i finanziamenti, si studia dove riversare i fanghi, ci si rimpalla le responsabilità, intervengono gli ambientalisti. Sono 670 mila metri cubi di materiale da dragare, con una forte presenza di argilla che funge da collante per i materiali pesanti.

E dire che il Mazaro è un porto naturale, e una volta ospitava una grande flotta peschereccia, la prima marineria d’Italia, l ‘orgoglio e il vanto della nostra città, il fulcro e il motore del nostro benessere economico. Adesso sta lì, ed aspetta. Buio, deserto, spettrale.

Qui però c’è qualcuno che non aspetta. E’ un giovane imprenditore, Bartolomeo Marmoreo (in foto). Ed è anche un ottimo chef. Ha preso un antico baglio dell’ 800 , costruito sulle sponde del fiume, e ne ha fatto un ristorante . Specializzato nella cucina del pesce fresco, utilizzando materie prime naturali e di qualità, ricerca, sperimenta, rinnova, propone percorsi gastronomici dove tradizione e innovazione si coniugano perfettamente e in armonia in un’esperienza sensoriale e di gusto che esalta prodotti, qualità e sapori, con un occhio sempre attento alla cura dei dettagli.

Da qualche tempo l’Antico borgo marinaro è diventato taverna, rifugio serale e notturno per gli amanti del buon bere e della buona musica (in foto n.2 concerto del trio jazz Mocata-Wertico-Scaglia). La location è suggestiva, la musica, rigorosamente dal vivo e anch’essa, come la cucina, sempre tesa a nuove sperimentazioni, ad atmosfere ed esperienze innovative e ricercate.

L’ambiente potrebbe evocare luoghi lontani, i locali sulla riva della Senna, con le loro atmosfere un po’ bohèmien. Oppure, rimanendo in Italia, il Tevere ormai protagonista della movida romana, con i suoi locali, la musica, i turisti che passeggiano e si godono le notti romane. Se solo anche qui avessimo una visione di futuro, un’idea qualsiasi di riqualificazione e sviluppo.

Lo raggiungo per un’intervista. E già so che il titolo dell’articolo non gli piace, che non vuole essere chiamato imprenditore. Chef, allora – rettifico. “Cuciniere di bordo…prego”, sottolinea.

D. Qui devi essere particolarmente folle e visionario per aver pensato a tutto questo…

R. Mi viene da sorridere perché nella domanda stessa è sottintesa quella nota di follia che ha caratterizzato investimenti come questo in una città come la nostra dove non so fino a che punto possano essere recepiti. Alcuni di noi si lasciano guidare dalla passione e dal cuore piuttosto che da un immediato beneficio, per questo insieme alla mia famiglia mi sono assunto la responsabilità, credendoci e investendo risorse economiche e fisiche, per la realizzazione di un progetto, che è anche un sogno.

D. Quali sono gli interventi di cui necessita questa parte della città?

R. Sono esattamente 37 anni che il fiume Mazaro necessita di interventi di dragaggio ma la cosa che più mi fa rendere conto della realtà in cui viviamo è che non solo non si fanno gli interventi straordinari ma ultimamente da 8 mesi esatti nemmeno quelli ordinari a partire dalla manutenzione degli impianti pubblici d’illuminazione stradale urbana, con una conseguente pesante ricaduta sulla sicurezza.

D. Possiamo immaginare che con l’escavazione del porto canale possa svilupparsi un’economia che abbia come fulcro gravitazionale il fiume e il lungofiume?

R. Certo che si …La storia recente c’insegna , vedi Ortigia e altri posti in Sicilia dove il recupero delle zone per lo stazionamento dei natanti per la diportistica turistica sta dando grandi risultati.. Marina di Ragusa è un esempio. Figuriamoci un porto naturale come quello del fiume Mazaro, che oltretutto ha il grande vantaggio di essere adiacente al centro storico quindi di facile accesso e attraente da un punto di vista logistico e paesaggistico con un ritorno economico importante per addetti e indotto.

D. Può una città che si definisce a vocazione turistica lasciare ogni iniziativa di svago e di intrattenimento ai privati?

R. L’investimento privato non solo è necessario ma è indice di una società prospera e vivace, ma questa vivacità deve essere corroborata da una partecipazione senza remore del sistema pubblico che con azioni strutturali e comunicative dia supporto a quegli imprenditori che ancora nonostante tutto, credono nello sviluppo economico di questa città, ma diciamocelo pure…. Tutto ha un limite!

E, in attesa che si cominci ad intervenire nel recupero del porto canale, in attesa che il lungo fiume riacquisti vita e movimento, in attesa che altri condividano la lucida follia di investire qui, per Bartolomeo Marmoreo il sogno è già tutto lì, intravisto in quell’ antico baglio sulla riva est del fiume.

Catia Catania

07-08-2015 11,00

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