I barconi dei migranti lasciati alla deriva sono un serio rischio per i pescherecci mazaresi

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
20 Gennaio 2014 08:01
I barconi dei migranti lasciati alla deriva sono un serio rischio per i pescherecci mazaresi

A lanciare l'allarme è l'armatore mazarese Paolo Giacalone, rappresentante di Federpesca Sicilia e componente dell'associazione armatoriale Confimpresapesca di Mazara del Vallo che ha avvertito su cosa accade

quotidianamente nel canale di Sicilia con la presenza di imbarcazioni abbandonate a mare aperto. Questa la dichiarazione:

"E' incomprensibile -ha detto Paolo Giacalone (a sx nella foto) che i pescatori che lavorano in mare aperto a bordo dei motopesca o altri navi in transito che sono in navigazione nel mediterraneo debbano rischiare collisioni con carette, carette, rimettendoci la propria incolumità fisica. Addirittura, abbiamo saputo di motopescherecci che dopo una battuta di pesca, tirando le reti si sono trovati piccole imbarcazioni al posto del pesce, subendo danni alle proprie reti. Chiediamo l'intervento del governo, di tutte le istituzioni politiche, della comunità europea e della marina militare affinchè si effettui al più presto il recupero di queste imbarcazioni lasciate alla deriva dopo i vari salvataggi di migranti".

Barconi vuoti che galleggiano nel canale di Sicilia e affondano lentamente. Sono le immagini girate dalla guardia costiera finlandese che all'interno dell'operazione Hermes dell'agenzia europea Frontex ha operato a Lampedusa a seguito delle stragi di migranti del 3 e del 12 ottobre 2013.  Molte sono le immagini di barconi abbandonati riprese a bordo del Dornier 228 della Guardia Costiera Finlandese, velivolo dotato di telecamere, radar e sensori sofisticati. Il compito della Finlandia è stato quello di rintracciare nel canale di Sicilia obiettivi non ancora identificati, come nel caso dei barconi vuoti.

Più volte la marineria mazarese ha auspicato l'utilizzo di pescherecci fuori uso, o barconi abbandonati da migranti, per creare delle barriere nei fondali del Canale di Sicilia come luoghi di riproduzione del pesce.

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