Guida facile per le Elezioni del 4 marzo: come si vota, i collegi e la ripartizione dei seggi alla Camera e Senato.

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
31 Gennaio 2018 09:06
Guida facile per le Elezioni del 4 marzo: come si vota, i collegi e la ripartizione dei seggi alla Camera e Senato.

Manca poco più di un mese al 4 marzo, all’elezioni politiche che determineranno il nuovo Parlamento e di conseguenza il nuovo Governo nazionale. Quel giorno gli italiani che saranno chiamati alle urne dovranno confrontarsi con la nuova legge elettorale, il “Rosatellum”. La nostra Redazione vuole fornire una miniguida, facile, agli elettori.

Un candidato di coalizione, un listino bloccato legato a ciascuna lista, nessun voto disgiunto e una ripartizione dei seggi che dovrà tenere conto delle “quote rosa”: sono questi i punti salienti del sistema misto, maggioritario e proporzionale. Un’altra novità è il tagliando antifrode, un “codice numerico” per impedire lo scambio di schede vuote con altre già prestampate.

Domenica 28 gennaio sono state presentate sia le liste per i collegi proporzionali sia i nomi dei candidati per i collegi uninominali. Da lunedì 19 febbraio, invece, sarà vietato pubblicare i tanto odiati “sondaggi elettorali”. Una decisione voluta per non influenzare gli elettori e permettergli di scegliere liberamente i loro rappresentanti in Parlamento. Resta il silenzio elettorale, fissato il giorno prima del voto.

Si voterà domenica 4 marzo dalle ore 7.00 alle ore 23.00. Lo scrutinio inizierà subito dopo la chiusura dei seggi.

Come si vota? Operativamente, il “Rosatellum Bis” prevede il voto su un'unica scheda per la Camera e un'unica scheda per il Senato per il maggioritario e il proporzionale, senza possibilità di voto disgiunto.Nella scheda elettorale sono inseriti il nome del candidato nel collegio uninominale e il contrassegno della lista o delle liste collegate e i nomi dei candidati nel collegio plurinominale.Si potrà mettere una croce sul simbolo in modo da sostenere sia il candidato dell’uninominale sia il partito per quanto riguarda la parte proporzionale.

L’alternativa è mettere un segno sul nome del candidato uninominale. Non sarà possibile esprimere preferenze, cioè scrivere il nome del candidato.Riassumendo, si potrà votare in due modi:1) la croce va messa sul simbolo del partito e in questo modo il voto si estende anche al candidato dell’uninominale;2) il segno viene fatto sul nome del candidato e in questo caso ci sono altre due possibilità: A) Se il candidato dell’uninominale è collegato a un solo partito, il voto si trasferisce interamente al partito; B) Se il candidato è sostenuto da una serie di partiti, il voto si trasferisce ai partiti in maniera proporzionale ai voti ottenuti in quella circoscrizione.In ogni caso, nelle schede sarà inserita la spiegazione di come si vota e di come i voti saranno distribuiti.Sistema misto.

Il sistema entrato in vigore con la nuova legge elettorale (molto discussa, in molti pensano che anche questa legge potrebbe nei prossimi mesi esser dichiarata incostituzionale dalla Consulta) è un sistema misto tra proporzionale e maggioritario, in cui un terzo dei parlamentari sarà eletto nei collegi uninominali con un solo candidato per ogni coalizione (il più votato), mentre per i due terzi è previsto il sistema proporzionale.

Per il proporzionale, tuttavia, è previsto un 3% di sbarramento su base nazionale, elevato al 20% per le liste delle minoranze linguistiche nella relativa Regione, e un 10% di sbarramento per le coalizioni, all'interno delle quali ad almeno una lista è richiesto il superamento del 3%.

La nuova legge elettorale prevede poi una quota pari al 64% di collegi plurinominali proporzionali e al 36% di collegi uninominali maggioritari. I collegi sono poi riuniti nelle circoscrizioni che all’incirca corrispondono alle Regioni italiane per il voto per il Senato, 20 circoscrizioni, 28 circoscrizioni invece per la Camera.

Come dicevamo il cosiddetto “Rosatellum bis” è un sistema misto maggioritario e proporzionale, che prevede 232 collegi uninominali per la Camera e 116 per il Senato, ciascuno dei quali avrà il proprio vincitore. A questi vanno aggiunti i collegi proporzionali, 63 per la Camera e 34 per il Senato, che eleggeranno i restanti parlamentari. La ripartizione dei seggi tra le liste nei collegi proporzionali avviene su base nazionale per la Camera, su base regionale per il Senato. Diciotto, infine, i deputati e senatori eletti nella circoscrizione Estero. Il Rosatellum prevede un candidato di coalizione e un listino bloccato legato a ciascuna lista, nessun voto disgiunto e una ripartizione dei seggi sul quale peseranno anche le cosiddette “quote rosa“.

Chi viene eletto. Nei collegi uninominali il seggio è assegnato al candidato che consegue il maggior numero dei voti. Per i seggi da assegnare alle liste nei collegi plurinominali, il riparto avviene a livello nazionale, con metodo proporzionale, tra le coalizioni di liste e le liste che abbiano superato le soglie di sbarramento. Il deputato eletto in più collegi plurinominali è proclamato nel collegio nel quale la lista cui appartiene ha ottenuto la minore percentuale di voti validi rispetto al totale dei voti validi del collegio. Il deputato eletto in un collegio uninominale e in uno o più collegi plurinominali si intende eletto nel collegio uninominale.

I partiti possono presentarsi da soli o in coalizione. La coalizione è unica a livello nazionale. I partiti in coalizione presentano candidati unitari nei collegi uninominali. Lo sbarramento è al 3% per le singole liste e al 10% per le coalizioni. Per le coalizioni non vengono comunque computati i voti dei partiti che non hanno superato la soglia dell’1 per cento. Se una lista non raggiunge il 3% ed è parte di una coalizione i voti vengono, a quel punto, “dirottati” al partito prevalente all’interno dell’alleanza. Il candidato eletto in un collegio maggioritario (vince chi ha un voto in più) mantiene il seggio anche se il partito a cui appartiene viene escluso dalla ripartizione proporzionale.

I numeri per governare. Bisogna ricordare che questa legge elettorale” (che prende il nome dal suo promotore, cioè Ettore Rosato, capogruppo del Pd alla Camera) non prevede alcun premio di maggioranza né alcun vincolo che impedisca, nel post-voto, ai partiti di “cambiare” alleati. Ecco perché è anche discussa a livello politico, in pratica non garantisce la governabilità ed al tempo stesso può dar luogo a quel deplorevole fenomeno chiamato “trasformismo”.

Secondo un calcolo sommario, alla coalizione o alla lista vincente servirebbe il 42% circa dei voti per ottenere una maggioranza assoluta. Da qui la possibilità che il partito o la coalizione vincente non abbia i “numeri” per fare un governo in autonomia.

Alla Camera. Dei 630 seggi di cui si compone la Camera, 232 (il 36%) saranno assegnati con collegi uninominali maggioritari: in pratica, i candidati si sfidano tra loro, e chi prende più voti vince. Gli altri 386 saranno assegnati in collegi plurinominali composti da piccoli “listini” bloccati (12 gli eletti con il proporzionale nella circoscrizione Estero).

Al Senato. Analogamente a quanto accade per Montecitorio, al Senato dei 315 seggi disponibili ne saranno assegnati 116 con i collegi uninominali (maggioritario) e 192 nei collegi plurinominali (proporzionale). Sono 6, invece, i posti destinati alla circoscrizione Estero.

Le coalizioni. Il Rosatellum prevede le possibilità di coalizzarsi. Basta una semplice dichiarazione di apparentamento e non servono programmi e candidati comuni. Al momento di presentare le liste, invece, i singoli partiti (non le coalizioni) devono indicare il programma e il “capo” politico.Al momento la coalizione di centrosinistra presenta il Pd, la lista Più Europa di Emma Bonino, Civica Popolare di Beatrice Lorenzin e Insieme (Verdi e Socialisti).Il centrodestra, invece, si compone di Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia di Fitto e Cesa.Corrono da soli, invece, Movimento 5 Stelle e Liberi e Uguali di Piero Grasso.

Per quanto riguarda la Sicilia, ove già smaltita la sbornia delle Elezioni regionali che hanno sancito la vittoria del centro destra e l’elezione a nuovo governatore di Nello Musumeci e di 70 parlamentari all’Ars, la nuova legge elettorale approvata dal Parlamento nazionale a fine ottobre ha comportato una sostanziale ridefinizione dei meccanismi elettorali con un disegno diverso nei territori da cui attingere alla rappresentanza. La popolazione della regione al censimento 2011 è di 5.002.904 abitanti distribuiti in 390 comuni.

Intanto ritornano i collegi uninominali. Si tratta infatti di un sistema misto proporzionale e maggioritario, in cui un terzo di deputati e senatori è eletto in collegi uninominali (un solo candidato per coalizione, eletto il più votato) e i rimanenti due terzi sono eletti con un sistema proporzionale di lista.

Maggioritario e proporzionale: quali differenze? Per ‘maggioritario uninominale’ si intende quel sistema in cui ogni collegio assegna un solo seggio al partito o alla coalizione che prende un voto in più degli altri.

Ad esempio, nel caso di tre candidati che ricevono il 35, il 30 e il 25% dei voti, l’unico seggio viene assegnato al candidato che prende il 35% dei consensi. Questo è il sistema in vigore nel Regno Unito e segue la logica del “winner takes all”: il vincitore prende tutto.Per collegio plurinominale, invece, si intende un collegio che assegna più di un seggio, ripartiti in base al sistema proporzionale. Ogni partito, quindi, riceve il numero di seggi proporzionale ai voti ottenuti.Nel “Rosatellum” i collegi plurinominali sono molto piccoli ed assegnano da un minimo di due seggi fino a un massimo di otto, a seconda degli abitanti del territorio.La soglia di sbarramento del “Rosatellum” nella quota proporzionale è fissata al 3% su base nazionale, sia al Senato che alla Camera, con l’eccezione delle liste relative alle minoranze linguistiche per le quali la soglia è al 20% nella regione di riferimento.

In aggiunta alla soglia del 3%, è prevista anche una soglia minima del 10% per le coalizioni (all’interno del quale però almeno una lista deve aver superato il 3%).La Sicilia, sulla base dello schema elaborato perderebbe intanto un rappresentante nel totale da eleggere nelle circoscrizioni della Camera.

Ma vediamo in dettaglio la composizione nei territori dei collegi uninominali che consentiranno l’elezione di nove senatori siciliani e diciannove deputati alla Camera.La dimensione dei collegi di oggi rispetto a quelli di 20 anni fa risulta molto estesa in virtù del fatto che si elegge una quota pari al 36% attraverso questo meccanismo e il resto con il sistema delle liste bloccate. In passato era il contrario, con più spazio alla quota maggioritaria.Comincia invece da Marsala, il Comune con la maggiore ampiezza demografica, la sfida del gigantesco collegio 3.

Da Trapani e Alcamo, ai territori del Corleonese (fra cui Bisacquino, Corleone, Piana degli Albanesi, Giuliana, Godrano, San Cipirello, Marineo), sino a Terrasini, Carini e Altofonte, ma anche Misilmeri e Monreale alle porte di Palermo.Sono invece 51 i Comuni che ricadono all’interno del collegio 4. (Castelvetrano, Campobello di Licata, Campobello di Mazara, Castelvetrano, Favara, Grotte, Partanna). Oltre al territorio agrigentino, inclusa la città di Agrigento, anche Mazara del Vallo, ricade in questo gruppo.Per quanto riguarda la Camera dei deputati l’Isola è divisa in due parti, ma i collegi uninominali eleggeranno 19 rappresentanti.Nel collegio 8 ricadono Marsala e Trapani, con l’area di Castellammare del Golfo, Alcamo e Gibellina.Mazara del Vallo è il comune più popoloso del collegio 9.

Al suo interno, fra gli altri, Ribera, Campobello di Mazara, Lampedusa, Sciacca, ma anche parte dell’area belicina, con Sambuca di Sicilia, Santa Ninfa, Partanna, Santa Margherita di Belìce e altri comuni ancora.

Redazione 

31-01-2018 9,30

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