Il binomio Sicilia-Mafia sarà difficile da sradicare dalle menti delle persone se, le istituzioni tutte, non decideranno una volta di far capire veramente cosa sono la Sicilia ed i Sicilia e cos'è la Mafia. Se i nostri politici in Europa continueranno ad essere personaggi di secondo livello le mentalità, le notizie false continueranno a circolare. Si rende più che mai necessaria un'azione forte per questo tipo di frodi, per questo tipo di insulti. Fa rabbia vedere che il binomio di cui sopra produce pure reddito per certi paesi.
Non si tratta solo di una falsificazione del prodotto "Made in Italy" ma del popolo di una regione sempre e solo associato alla parola Mafia. Assurdo! Però accade. E' successo proprio due giorni fa ad un amico in vacanza per qualche giorno in Estonia, a Tallin. Nella cassetta della posta ha trovato uno dei classici depliant pubblicitari dei supermercati. La sua attenzione è stata attirata dalla fotografia di una "busta strana": la pubblicità di "Tortellini Italiani Mafia", con tanto di pistola e la regione Sicilia, città di produzione Palermo. Mi auguro che qualche politico intervenga perchè è ora di finirla con queste assurde associazioni e frodi in commercio, a danno dell'Italia e dei siciliani soprattutto.
Poi forse anche intervenire in Estonia aggiornando la loro cultura gastronomica in merito ai prodotti italiani: i Tortellini di certo non sono siciliani ma emiliano-romagnoli. Bisognerebbe spiegare che sono il piatto tipico di Bologna, Modena e Castelfranco Emilia (luoghi dove ancora oggi si contendono l'origine del piatto). Bisognerebbe spiegare che in Sicilia non si mangia con una pistola accanto al piatto, che ci sono tante prelibatezze non quelle "sbobbe informi" come il Mulgikapsald (stufato di maiale con patate lesse e crauti) o il Silgusoust (pesce simile alla sardina - con pancetta affumicata e panna).
Considerando che l'Estonia è entrata a far parte dell'Unione Europea nel maggio 2004, un minimo di cultura gastronomica e sulla storia della Sicilia poteva costruirsela nel tempo. Elena Manzini
