Dissesto ambientale a Capo Feto, qual è il ruolo del Cnr? A inizio 2000 il progetto di un’area ristoro

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
01 Marzo 2018 01:06
Dissesto ambientale a Capo Feto, qual è il ruolo del Cnr? A inizio 2000 il progetto di un’area ristoro

La scorsa settimana avevamo segnalato attraverso il nostro sito, la perdurante situazione incresciosa in cui versa il biotopo di Capo Feto. Incuria, strade dissestate e rifiuti, la fanno da padrona in un quadro desolante che rende uno dei siti a carattere naturalistico più ampi della Sicilia inaccessibile e aperto alla negligenza di automobilisti e amanti del motocross.

A gridare vendetta, sono le cifre enormi mal sfruttate a cavallo degli anni ’90 e 2000 per la sua riqualificazione. Progetti nei quali aveva una forte voce in capitolo il Cnr di Mazara del Vallo, che, a fine anni ’90, si era reso attore principale del Progetto Life 1999, volto al ripristino e alla riqualificazione del biotopo attraverso interventi diretti a garantire il mantenimento degli equilibri tra le componenti dell’ecosistema e consentire uno sviluppo sociale, economico e culturale del territorio e la costituzione di una riserva marina (nella foto sono riportati in Euro gli importi a base d'asta al netto degli oneri e compresi gli oneri per la sicurezza con il nome dei responsabili del progetto dei primi anni del 2000). Obiettivi che la sezione mazarese del massimo centro di ricerca nazionale aveva puntato a raggiungere grazie anche al supporto economico di 200 milioni di vecchie lire provenienti dalla Comunità Europea e utilizzati per l’organizzazione di workshop per illustrare l’importanza del sito e per divulgare un opuscolo illustrativo delle azioni di riqualificazione ambientale e monitoraggio scientifico dell’ambiente marino.

Alla riqualificazione, sarebbero dovuti seguire: la ristrutturazione dell’idrovora con la costruzione di un laboratorio di ricerca con annesso acquario, la creazione di un’area balneare, il riassetto del faro con la costruzione di una torretta con vista e il recupero degli edifici adiacenti il faro per la costruzione di una sala conferenze e un area ristoro per i visitatori della riserva. Ma quali erano le reali intenzioni del Cnr, riqualificare il biotopo o renderlo un centro accoglienza per i visitatori? Intenzioni che, stando alle condizioni in cui l’area versa attualmente, sembrano non essersi poi così concretizzate.

Come sono stati utilizzati dunque, i fondi cui, fra la fine anni ’90 e il 2000, il Cnr ha usufruito per raggiungere iltraguardo della riqualificazione?  Mistero, che nemmeno il Comune di Mazara e la ex provincia di Trapani, la quale in passato avrebbe destinato centinaia di migliaia di Euro per delle inconcludenti azioni di pulizia sul sito, sembrano poter spiegare. Una situazione di stallo che appare quanto mai anomala, visto che proprio il Cnr, è stato di recente nominato responsabile dell’Osservatorio Regionale della biodiversità.

Riconoscimento che a quanto pare non viene cavalcato a pieno dai principali addetti ai lavori, poiché infatti finora, a Mazara del Vallo, tranne qualche esperto in pochi sanno della reale aria che si respira nell’area naturalistica. Qual è dunque il ruolo del Cnr per il rilancio di Capo Feto? A cosa servono i corsi di formazione effettuati, se poi alla fine non ci si dota del giusto personale per dare vita all’intervento? Non sarebbe stato meglio, forse, che il Cnr sembra fosse uscito dal guscio del proprio personale e della propria classe dirigenziale, aprendo le porte a giovani mazaresi ed altri competenti in materia di riqualificazione?.

Cnr, che era però partito bene, individuando la strada per la riqualificazione, ma a quanto pare, si è fermato ai workshop e all’idea di quell’area ristoro che attualmente è rimasta nei sogni di molti cittadini e amanti della natura che della bellezza di Capo Feto ben poco possono cogliere, anche per via di quegli edifici abusivi che circondano la zona e di quei terreni privati ricadenti nell’area del biotopo da espropriare di cui per molto tempo si è parlato e che, nonostante i 950 mln di vecchie lire arrivati in passato da Comune, ex Provincia e UE, oggi appaiono piantumati a vite.

Occorreva dunque vigilare sulla effettiva continuità del progetto Life e impiegare meglio i fondi ricevuti. Vi sono ancora i tempi per tornare a scommettere sul biotopo di Capo Feto da parte del Centro Nazionale di Ricerca e istituzioni che vi orbitano? Molto probabilmente si, ma per evitare che perduri il più totale abbandono, occorre di certo maggiore polso da parte di chi ha le carte in regola per poter dare un serio contributo scientifico. Tommaso Ardagna 01-03-2018 {fshare}

 

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