“Di malasanità si muore. Il caso di mio marito”.

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
18 Luglio 2016 06:24
“Di malasanità si muore. Il caso di mio marito”.

“Di malasanità si muore” è forte, ma è proprio così. Voglio raccontare la mia terribile esperienza presso l’Area di emergenza-urgenza di Mazara del Vallo sia perché la mia rabbia è tanta che non riesco a contenerla sia perché casi del genere non si verifichino ad altri. Mio marito, dopo essere stato male per qualche giorno, è stato accompagnato nell’Area di emergenza di via Livorno. Qui, attraverso un discutibile triage, gli viene assegnato un codice giallo che lo fa stazionare per più di un’ora in attesa di una visita (molto veloce) in mezzo ad un caos di medici e di infermieri.

Viene diagnosticato un verosimile accidente cerebrovascolare. La tac esclude ciò. Viene lasciato in barella. Ha la febbre, misurata solo perché l’infermiere viene da me sollecitato. Senza un controllo e con una terapia palliativa, rimane tutta la notte fino a quando ha un attacco epilettico che non viene riconosciuto; di nuovo tac che esclude ancora una volta un ictus. La mattina successiva con una diagnosi di TIA viene trasportato in ambulanza all’Ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani accompagnato dal solo infermiere in quanto, secondo quanto scrive il dottore di turno, non c’è un medico reperibile.

Troppo tardi per intervenire. Mio marito muore non per ictus ma per encefalite.

Voglio sottolineare: in un’area di emergenza-urgenza dovrebbe lavorare personale con comprovata esperienza e competenze adeguate a trattare i più svariati casi e senza permettere di portarsi errori nella coscienza (ovviamente per chi ce l’ha).

E’ del 26 Maggio 2016 la notizia che tutti i dirigenti ASP della Sicilia sono stati promossi dall’Agenas per obiettivi raggiunti, mentre il Centro Nazionale Errori Medici segnala che la malasanità abita in Sicilia dove da statistica un caso di morte su tre avviene nell’isola.

Caterina Pipitone

18-07-2016 8,15

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