Consagra, il mazarese che volle vivere da falco

Redazione Prima Pagina Mazara
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28 Giugno 2018 14:47
Consagra, il mazarese che volle vivere da falco

Ho fatto la mia scultura astratta per vivere da falco sulle cime di un orgoglio da povero. Pietro Consagra Nel 2017, per i tipi “Skira” di Milano/Ginevra, è stata ristampata  “Vita mia” di Pietro Consagra (Mazara del Vallo 1920-Milano 2005), l’intensa autobiografia, edita da Feltrinelli nel 1980. La nuova edizione è arricchita da una postfazione di Luca Massimo Barbero, che storicizza il racconto e fornisce nuove chiavi di lettura sulla vita e, soprattutto, sull’opere  del grande scultore mazarese, universalmente noto per l’originalità delle sue proposte e delle sue realizzazioni.

Consagra, in queste pagine racconta se stesso, quel che ha fatto, visto, vissuto, non tanto e non soltanto in quanto artista ma in quanto uomo. In un’esposizione assai sobria ma mai reticente, Consagra ci dice la sua vita: Mazara del Vallo, suo luogo natio, l’infanzia e la giovinezza nella povertà e al tempo della guerra (il padre è un venditore porta a porta, professione tra le più biasimate dalla società e dagli esiti altalenanti che, a tratti, non garantisce alla famiglia nemmeno i soldi necessari all’acquisto di un pezzo di pane.

Pietro Consagra descrive un’infanzia malinconica e solitaria, in cui le doti artistiche rappresentano la sua unica possibilità di riscatto. Pietro da adolescente si premura di mostrare disegni e sculture a chiunque potesse procurargli una borsa di studio, la costanza viene ripagata e parte per Palermo dove frequenta prima il Liceo Artistico e poi l’Accademia di Belle Arti) ; la scoperta delle potenzialità d’arte che erano in lui, i primi disegni, le prime sculture, lo sbarco degli Alleati in Sicilia; il trasferimento a Roma nel ’44, la militanza nel vecchio Partito Comunista Italiano (si iscrive fortemente attratto dagli ideali che professano; una militanza, tuttavia, costellata di attriti e contestazioni) nell’immediato dopoguerra, i sodalizi  con gli astrattisti suoi compagni e  gli incontri/scontri con Guttuso e i critici d’arte legati alla politica culturale  del PCI, le polemiche a proposito della questione del “realismo” e dell’“astrattismo”; il successivo distacco dal Pci e dalla politica militante; gli amori  (il matrimonio con un’americana e il successivo venir meno della compagine familiare; l’incontro con un’altra compagna), i figli,  i viaggi  che s’intrecciano con le memorie della sua terra (dove trascorse un’infanzia poverissima ma dignitosa),l’affermazione personale nel contesto dell’arte internazionale.

Destano grande interesse le pagine dedicate alla “politica culturale” nell’area della sinistra del primo dopoguerra. La ricostruzione di Consagra è la prima che ne dia conto dall’interno non senza qualche sobrio ricorso a un’aneddotica che ci restituisce al vivo personaggi e situazioni di quell’epoca. Consagra, nonostante gli anni di ristrettezze economiche, la crisi creativa e famigliare, rimane saldo nei propri principi umani e comunisti, intesi nel senso più ampio della parola.

Senza indulgere nel rancore, in “Vita mia” si scaglia contro il perbenismo della borghesia e l’ipocrisia del sistema: a Roma, anche quando famoso, continua a trovarsi con gli amici nelle trattorie mentre guarda con distaccata ironia i salotti mondani. “Vita mia” è  un percorso esistenziale, punteggiato di elementi drammatici, che svela l’Uomo che sta dietro ad ogni opera. Con straordinaria capacità di sintesi, Pietro Consagra espone il proprio percorso artistico, intrecciando all’esperienza pratica quella di autore di volumi quali “La città frontale” (1969) in cui la scultura sconfina nell’architettura.

In punta di penna egli disserta della scelta del passaggio dalla linea retta alle curve, dalla plasticità alla bidimensionalità, dell’uso dei colori e delle scelte dei materiali. Una scelta di fotografie e di disegni documenta momenti fondamentali della vita e della produzione di Consagra, e una compendiosa scheda finale indica le fasi e le ragioni della sua traiettoria d’artista. Sempre per i tipi di Skira, sta per uscire il Catalogo ragionato delle opere di Pietro Consagra, curato da Luca Massimo Barbero in collaborazione  con l’Archivio Consagra.

[gallery link="file" size="medium" ids="40108"]   Giacomo Cuttone

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