Conferenza sulla Libia, un primo successo per Conte con presenza di Haftar. Al via la “pax petrolifera” Italia-Francia sulla Libia

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
13 Novembre 2018 08:50
Conferenza sulla Libia, un primo successo per Conte con presenza di Haftar. Al via la “pax petrolifera”  Italia-Francia sulla Libia

La sua presenza era molto improbabile fino al tardi pomeriggio, poi il colpo di scena in serata: il generale Khalifa Haftar è atterrato ieri sera a Palermo  e si è recato alla Conferenza Internazionale “for/with Lybia” promossa dal Governo italiano e che da ieri mattina si tiene a Villa Igea. L'uomo forte della Cirenaica, ma che di fatto oggi è il più grande interlocutore libico a livello internazionale, quello con il quale bisogna , trattare per qualsiasi accordo di pace, è arrivato nel capoluogo siciliano con un proprio velivolo e non con un aereo messo a disposizione dell'Italia, come riferito in precedenza da alcune fonti.

Haftar è arrivato a Palermo, si lo ha fatto alle sue condizioni, ma questo è da considerare un successo per il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e per il governo giallo-verde. La sua presenza era infatti poco probabile; alcune fonti dell’Esercito nazionale libico (Lna) vicine al generale, contattate dall’Ansa, avevano riferito della sua non partecipazione a causa della “presenza di rappresentanti del Qatar e di un gruppo legato ad Al Qaida”. Ma il governo italiano era rimasto fiducioso che alla fine Haftar potesse partecipare al summit siciliano che, nelle intenzioni dell’Onu (alle quali si è allineata anche la Francia che in Libia detiene una posizione concorrente all’Italia) possa produrre una nuova data per le elezioni in Libia.

Il vero ostacolo alla riuscita della conferenza di Palermo si conferma però la frattura, apparentemente cronica, tra le varie anime della Libia: Tripoli, Tobruk, le milizie, le tribù. Probabilmente con il suo arrivo solo in tarda serata e con la sola presenza senza partecipare a nessun incontro plenario, Haftar vuole alzare la posta per incassare di più. Il generale Haftar, comandante dell'autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), ha avuto  un colloquio bilaterale con Giuseppe Conte.

L'incontro, secondo quanto si apprende, ha avuto luogo a notte inoltrata dopo la cena di lavora ospitata a Villa Igiea, l'hotel di Palermo dove si svolge la Conferenza, a cui l'uomo forte della Cirenaica non ha tuttavia partecipato. Come spiegato ai giornalisti dallo stesso presidente del Consiglio "era previsto" che Haftar non prendesse parte alla cena dal momento che "è arrivato tardi ed era stanco". La sua presenza a Palermo era però troppo importante ed i contatti con Roma sono proseguiti fino all'ultimo sì, strappato al generale al fotofinish, ma con modalità non subito chiare.

All'inizio, sembrava che il compromesso potesse essere un mini-summit a margine dei lavori ufficiali tra Haftar, Conte, il presidente egiziano Sisi, il premier russo Medvedev e altri leader africani. Per consentire al generale di fare presenza senza sedere al tavolo con i suoi rivali, come il Qatar e gli elementi della Fratellanza Musulmana rappresentati a Tripoli. Palazzo Chigi, in serata, ha però smentito questo tipo di 'deviazione' dal programma ufficiale. Finalmente, dopo una cronaca quasi minuto per minuto sui suoi spostamenti, da Bengasi Haftar è arrivato a Villa Igiea.

Il saluto con Conte si è tramutato in colloquio, tanto da richiedere l'arrivo di un interprete. Nel corso del loro colloquio durante la cerimonia inaugurale (vedi foto di copertina), Conte avrebbe detto ad Haftar: “Il tuo contributo è importante”. Quest'ultimo avrebbe ricordato che lui stesso aveva promesso al capo del governo italiano che sarebbe venuto a Palermo. La sua partecipazione a Palermo, comunque, non si conclude qui. E con il suo sbarco in Sicilia, per nulla scontato, Conte ha ottenuto un primo successo.

Anche se non è ancora detto se il premier riuscirà nell'impresa di fare incontrare il generale con gli altri tre 'contendenti' della disfida libica: il presidente del governo libico riconosciuto dall'Onu, Fayez al Serraj, il  presidente del Parlamento di Tobruk, Aguila Saleh ed il capo dell'Alto Consiglio di Stato Khaled al Meshri. "Decidete voi del vostro futuro. Potete essere ricordati come padri nobili di questo nuovo percorso della Libia oppure come coloro che lo avranno fermato". Così il premier Giuseppe Conte nel corso della cena di lavoro della Conferenza di Palermo, si è rivolto al presidente ad al Sarraj, Aguila Saleh e a Khaled al Meshri.

La partita di Palermo, comunque, è cominciata ed il padrone di casa ha lanciato il primo dado: "Siamo qui per aiutare il popolo libico a decidere del suo futuro". A Palermo ci sono anche il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk e l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione, Federica Mogherini.  Sono 38 le delegazioni arrivate in Sicilia: 30 i Paesi, di cui 10 rappresentati da capi di Stato e di governo e 20 da ministri o viceministri. Per il Governo italiano si tratta, oggettivamente, di un primo successo, in attesa che la Conferenza produca un documento ufficiale con una road-map di attività, sia sul piano politico che economico, per la stabilizzazione della Libia fino all’indizione di nuove elezioni che potrebbero avvenire già a primavera.

Questa mattina, alle 8.30, il Presidente Conte presiederà un vertice con il presidente egiziano, il presidente del Governo di accordo nazionale libico, Fayez al Serraj, il maresciallo Haftar, il premier russo Medvedev, il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, il presidente tunisino, Beji Caid Essebsi, il premier algerino, Ahmed Ouyahia, il rappresentante speciale dell'Onu in Libia, Ghassan Salamè (questi ieri ha avuto una serie di incontri bilaterali con Sarraj, Aguila Saleh e a Khaled al Meshri) ed il presidente del Consiglio europeo, Tus.

Insomma, al di là di quanto affermato in questi giorni dai detrattori politici del Governo M5S-Lega che parlavano di un probabile flop, la Conferenza Internazionale di Palermo sembrerebbe un buon inizio per avviare un processo di pace in Libia. Chissà  che questo processo non passi da un accordo fra i due Paesi che hanno più interessi in Libia, cioè Italia e Francia, che da una posizione di diretta concorrenza avrebbero forse trovato un accordo per potere collaborare, a partire dall’oggetto più conteso, cioè il petrolio libico.

Questo riavvicinamento  –come scritto da Il sole 24 Ore- sarebbe stato il frutto di una vera e propria “diplomazia del petrolio” .  All’organizzazione della conferenza avrebbe infatti contribuito anche la Francia che ha visto in Palermo una naturale prosecuzione della conferenza tenutasi in maggio a Parigi. Sarebbe stata già da tempo siglata una vera e propria “pax petrolifera” tra i due colossi del settore Eni e Total che non solo in Libia ma in Algeria, Libano ed Egitto intendono collaborare su progetti di comune interesse.

Certamente fa molto riflettere il fatto che proprio il petrolio libico (e le altre risorse energetiche) sia stata la vera molla a scatenare gli appetiti di Francia, Italia e Usa nel 2011 quando si diede inizio, finanziando i ribelli (gran parte legati ad Al Qaida e poi passati all?Isis) alla guerra per abbattere il Governo dello scomodo amico Muammar Gheddafi. Fu proprio la Sicilia a fornire le proprie basi alla Nato per attaccare la Libia, chissà che dalla Sicilia non possa essere avviata anche la pace in Libia con la conseguente soluzione di altre questioni, fra le quali anche l'immigrazione clandestina che vede lo stesso paese nordafricano base di partenza e luogo di reclusione per molti disperati.

Nel frattempo si registra la presenza del Presidente egiziano Al Sisi, la prima volta in Italia dopo l’omicidio a Il Cairo del giovane ricercatore italiano Giulio Regeni, una morte che ancora resta avvolta nel mistero anche per l’ambiguità del Governo egiziano nel fare chiarezza su quanto effettivamente accaduto, forse sempre a causa di pregressi accordi sul petrolio con lo Stato italiano? La presenza di Al Sisi è stata contestata attraverso un corteo che si è svolto per le strade principali di Palermo (vedi foto n.2).

I manifestanti hanno marciato esponendo l’ormai noto striscione giallo con su scritto #veritàperGiulioRegeni. Francesco Mezzapelle

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza