L’ultima della sera/ Caro Professore…

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
14 Aprile 2016 18:46
L’ultima della sera/ Caro Professore…

La merda è quella che ti buttano addosso, Sicilia mia, ogni volta che ti incontrano. Questi del nord, saccenti e per loro dire potenti, che non sanno cosa significhi lottare ogni giorno per la sopravvivenza, per tenere unite le famiglie, per non lasciare andare via i propri figli, proprio lì in quel nord freddo e grigio ma abitato da gente eccelsa, gente illuminata che ha capito tutto della vita, e invece noi no.

Egregio prof. Vecchioni, la sua lectio magistralis, pur contenendo verità assolute, ha mancato nel garbo e nella comunicazione. E no, Professore, non si può mica arrivare ospiti in una terra e dire che la stessa puzza di merda, anzi no per la precisione che è proprio merda.

Nonostante la Sua scurrilità inopportuna (era un invito per parlare di rapporto fra genitori e figli), all’interno di un ateneo universitario, il messaggio è stato chiarissimo per tutti, non creda che siamo così sciocchi da non aver compreso fra le volgari parole che non dobbiamo più essere succubi e che probabilmente voleva essere una spinta a reagire a questo stato di cose, ma anche al vivere civile, perché lei ci ha presi in massa per incivili: tutti senza casco e tutti maleducati. A Palermo ci sono 700.000 abitanti, e lei ne avrà incontrati si e no poco più di un centinaio, in aeroporto e in ateneo. Caro prof. Vecchioni, confermo, ha sbagliato le parole, ha sbagliato a fare il confronto con Milano e a generalizzare.

Le macchine in doppia o tripla fila sono dappertutto, la gente senza casco pure. I problemi sono altri, e sono molto più seri. La verità è che siamo amministrati male. La Sicilia, è vero, si è ridotta serva di Roma ladrona, e chi ci governa quando arriva al Palazzo si inchina al fascino del potere… e le promesse volano al vento, così come il nostro Statuto, mai attuato, che ci avrebbe resi indipendenti e anche ricchi. Soprattutto indipendenti. Sapesse quanto rammarico hanno nel cuore i Siciliani orgogliosi che sono schiavi per gli incapaci amministratori.

Ma cosa dobbiamo fare? Prendere le asce e cacciarli con la forza?! La politica sa fare bene il suo mestiere, e fino a quando avrà tutto questo potere e il sistema non sarà cambiato lo userà per distruggere le masse, e non solo siciliane, la storia di questi nostri giorni docet! E ancora, non per fare una sviolinata ai siciliani che di pecche ne abbiamo a quintali, è doveroso guardare anche gli abitanti del nord, con le nostre stesse difficoltà.

Poi, caro Professore (che delusione la sua scurrilità!), avrebbe potuto affrontare le tematiche, che possono ritenersi anche accettabili, con garbo, delicatezza e soprattutto incoraggiando i giovani, così come ha fatto quella gran signora che si chiama - Dacia Maraini - al Liceo di Lercara Friddi. E, soprattutto, senza offendere un'isola piena di cultura e di tradizioni, piena di arte e sole, e mare! Una nota, giusto perché è l'unica cosa positiva che abbiamo, a Suo dire.

Paghiamo onerosi tributi per vedere cataste di rifiuti ovunque, siamo poveri si, ci resta solo il sole e il mare che proprio lei ha sottolineato come unico bene. E ci arrangiamo tra mille difficoltà, non ci lasciano neanche esprimere come vorremmo. Ma sappia che c’è una Sicilia attiva, culla d’arte e foriera di eventi che nemmeno lontanamente immagina. Che non apre i musei o le chiese perché manca sempre il maledetto denaro per i restauri e perché il personale preposto all’accoglienza non può essere pagato.

Sappia che i nostri figli sono costretti ad andare via perché qui non trovano lavoro, perché è solo riservato ai figli delle lobbie e ai figli del baronato palermitano. E non solo... Lei però ha detto anche tremende verità, è inutile negarlo. Ma proprio da Lei, persona di cultura, ci si sarebbe aspettato un approccio più significativo e stimolante, proprio perché tanto tonti non siamo e se solo avesse capito un po’ della nostra spiccia psicologia, così radicata nelle nostre origini, il discorso vincente sarebbe stato: “Voi, che avete tutto questo, non abbandonate la Sicilia, non lasciate sparire le vostre origini, la vostra millenaria cultura, non lasciate queste ricchezze naturali, lottate, cambiate le pubbliche amministrazioni, cambiate i governatori, ma cacciateli pure a calci nel sedere, se sarà il caso, e riappropriatevi di voi stessi e della vostra bellissima terra...

E, soprattutto, dei vostri innegabili diritti. Siate d’esempio, proprio voi che siete ancora giovani con ancora la vostra vita da conquistare e costruire, e ricordate che la civiltà premia sempre.” Ecco quello che sarebbe stato più giusto in una lectio magistralis, un approccio empatico e sincero volto a svegliare le coscienze dei giovani studenti e di tutti quelli che lo avrebbero ascoltato anche indirettamente, ma non certo così offensivo.

Oh, io caro Professore, ho spalle abbastanza larghe per superare questo insulto, ho capito il messaggio, e mi creda sono abbastanza cosciente del degrado sociale in cui spesso ci troviamo e di quello che anzitutto voi del nord ci fate ogni santissimo giorno, perfino con i vostri pensieri razzisti.

Ma me ne infischio, amo la mia terra più di ogni altra cosa al mondo, anche così com’è, con tutte le storture, la trovo meravigliosa, affascinante e misteriosa. Posso assolutamente confermare di essere una terrona orgogliosa anche dei difetti che abbiamo e che ci rendono sicuramente meno grigi di voi così perfetti, così capaci ma anche così terribilmente aridi.

Riporto le sue acide parole:«A Milano hanno fatto una cosa che voi manco per il CAZZO, poteva succedere in qualsiasi altra città, dando ospitalità a 25 milioni di persone, eh! È perché hanno più soldi? NOO, non sono i soldi, non sono i soldi».Non è vero niente! Sappiamo bene di chi è stata la volontà di fare Expo, e sappia che lo sponsor è stato il contribuente, pure quello siciliano, mentre i soldi li ha incassati una sola città d’Italia, e le perdite saranno addebitate sempre ai soliti fessi contribuenti.

Fa tutto schifo in Italia, lo sappiamo bene, e Lei non può che prenderne atto. É inutile fare la solita demagogia attaccando sempre il sud, già di suo così sofferente. É stato facile per Lei fare spiccio populismo, e di certo avrà molti proseliti. E potrei continuare ancora, ma non voglio. Lei ha umiliato, magari in buona fede, una terra in ginocchio e stanca, una terra abitata da gente sana che lavora, che paga le tasse, che ama le tradizioni e la sacra famiglia, e che purtroppo è stata sempre governata da collusi e da incapaci.
Lei, caro Professore, non ha capito niente della Sicilia, mi creda!Marina De Luca

Si, caro professore sottoscrivo parola per parola questa lettera scritta col cuore e con la mente da una delle tante figlie di questa meravigliosa terra; terra che per lei dovrebbe significare molto, visto che ha dato i natali a uno dei pezzi più belli che siano mai stati scritti. Si, proprio quel "Luci a San Siro" che Lei, in uno dei tanti suoi concerti a cui ho avuto modo di assistere, ha raccontato di averla scritta, non nel quartiere del Giambellino o lungo i navigli che peraltro sono posti molto belli ma è stata scritta da lei proprio in questa isola di “merda” come lei la definisce, è stata scritta a Trapani durante il suo servizio militare. Si, proprio questa terra di “merda” le ha dato l'ispirazione per scrivere questo meraviglioso testo. Caro Professore, spero che i miei figli e i figli di questa terra nel loro percorso formativo incontrino insegnanti di ben altra "umanità ".

Caro Professore, è da più di trenta anni che seguo con interesse il suo percorso musicale e culturale e non le nascondo che fino a quel fatidico 4 dicembre dello scorso anno è stato tra i miei autori preferiti ma le parole, come anche lei mi hai insegnato, hanno un senso al di là di come uno le dice o le interpreta; e fare un affermazione della Sicilia come quella fatta all'interno dell'Ateneo Palermitano sicuramente non rende giustizia a secoli di storia e cultura che hanno reso questa isola una marmellata accogliente di uomini e donne che vivono con difficoltà tutte le contraddizioni tipiche dei paesi a sud del mondo‬.

Sono molto amareggiato di questo,‬ tanto che non ho più ascoltato una sua canzone, fino a questa sera, che mi è venuta voglia di riascoltare le sue meravigliose canzoni miste di musica e poesia e di ricordarmi di uno dei miei miti giovanili così come lo avevo immaginato, sognato e vissuto prima di quel crollo di stile che lo ha visto protagonista.

Francesco Sciacchitano

14/04/2016

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