Capo Feto, da zona a protezione speciale a destinazione di rifiuti speciali. Dopo i progetti di inizio millennio, il vuoto

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
21 Febbraio 2018 00:34
Capo Feto, da zona a protezione speciale a destinazione di rifiuti speciali. Dopo i progetti di inizio millennio, il vuoto

Continua il degrado ambientale nell’area naturalistica di Capo Feto. Una zona umida di interesse comunitario, poco valorizzata e ormai lasciata da moltissimi anni al più completo abbandono, trasformatasi in zona di transito per amanti del motocross e del sollazzo dentro la propria autovettura, anche in dolce compagnia.

Capo Feto, il cui nome prende origine dal latino “Caput Foederis”, ovvero il luogo in cui venne firmato il trattato di pace con cui si pose fine alla prima guerra punica del 241 a.c; è un’area che ha visto andare in fumo il progetto che circa 15 anni fa aveva significato l’impiego di ben 649.537 Euro, di cui 534.412 provenienti dalla Comunità Europea e 115.125 della Regione Sicilia il quale mai ha preso il volo, facendola diventare da potenziale riserva naturale, attrattiva per studiosi e ricercatori, a discarica a cielo aperto stracolma di rifiuti (alcuni dei quali anche altamente nocivi) e di carcasse di animali morti.Il biotopo, era stato inserito dal Ministero dell’Ambiente, il 22 aprile del 2000, fra le Zone a Protezione Speciale, dopo che nel 1977 aveva ricevuto il vincolo faunistico di Oasi di Protezione e Rifugio, per poi, nel 1999, essere preso in carico da parte del comune di Mazara per un intervento di riqualificazione sull’onda del progetto Europeo “Life Nature”.

Ciò nonostante però, gli speculatori, “discepoli” di coloro i quali hanno in passato permesso la realizzazione di una pista in terra battuta per l’apertura di una sorta di autodromo non autorizzato per collaudi motoristici, continuano a renderla una discarica abusiva, non ricevendo più alcun segnale, da 18 anni a questa parte, riguardo a interventi di riqualificazione che possano dare lustro alla zona.Ultimo tentativo nel 2014, quando la IV Commissione Consiliare del Comune di Mazara del Vallo, composta dai consiglieri comunali Isidonia Giacalone, Vito Foderà, Tonia Pernice, Matteo Bommarito, Valeria Alestra e Antonino Arena ha effettuato un sopralluogo per verificare lo stato dei luoghi al fine di chiedere nuovamente alla Regione di trasformare il sito da Oasi a riserva Naturale, ma a quell’intervento, viste le deficitarie condizioni attuali in cui versa il sito, non sembrano essere seguiti risvolti significativi.Una delle novità più recenti in ordine di tempo, pare essere l’idea della realizzazione di una pista ciclabile che sarebbe servita agli amanti della natura per delle passeggiate fra i bacini idrici, le grasselle e le salicornie, ad ammirare lo svolazzare di cormorani e anatre selvatiche, ma anche questo progetto, sarebbe rimasto fermo al palo, con tanto di casa idrovora rimasta a fare da rifugio a veri intenditori di stupefacenti.Uno scenario desolante, al quale, col passare dei mesi si aggiunge sempre di più l’inciviltà di coloro i quali continuano ad accumulare rifiuti di qualsiasi tipo, non avendo a breve distanza dalla loro abitazione, un punto di raccolta e trattamento rifiuti funzionante.Ad oggi, nell’area di Capo Feto, si trova di tutto: dalla plastica ai materassi, dagli scarti edilizi al legno, da vecchi sanitari a rifiuti altamente velenosi fra cui l’eternit.

Per non parlare del fatto che, inoltre, c’è anche chi non disdegna di liberarsi di erbacce e rifiuti appiccando del fuoco.Non sta a noi sicuramente ricercare il colpevole, ma viene da chiedersi: cosa si attende a prendere provvedimenti per valorizzare al meglio una delle poche zone umide della Sicilia ancora recuperabili? Cosa occorre per evitare che l’inquinamento si espanda a macchia d’olio, danneggiando qualsiasi forma di essere vivente che circondi la zona? Il buon senso certo, ma lo stesso che ci si attendeva già 15 anni fa, quando di fondi europei e regionali se ne poteva parlare e di certo, potevano essere impiegati in maniera corretta ed evitare di arrivare alla situazione attuale.

A tal proposito, che fine hanno fatto questi fondi? Ipotizziamo che l’idea di salvaguardare il sito di Capo Feto, era nelle intenzioni delle amministrazioni che in questi anni si sono alternate ma che hanno avuto …altro di prioritario a cui pensare… L’idea di attivare gruppi di studio che possano avanzare delle proposte di valorizzazione, come quello effettuato dal Cnr insieme al Liceo Scientifico “E. Fermi” di Sciacca, attraverso cui sono stati confrontati i rifiuti marini spiaggiati sul litorale con quelli ritrovati sul litorale di Capo San Marco, potrebbe essere una delle chiavi per arrivare ad un intervento efficace.Ambientalisti, amanti del mare e della natura del territorio, contano sul fatto che questa zona, un giorno, possa riacquistare il lustro che merita, poiché le istituzioni interessate hanno tutte le carte in regola per farlo, anche se questo giorno, purtroppo, vista la situazione attuale, appare ancora molto lontano.Tommaso Ardagna

 

21-02-2018{fshare}

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