Avvocatessa libica uccisa a Bengasi. Era un’oppositrice di Haftar

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
02 Dicembre 2020 10:41
Avvocatessa libica uccisa a Bengasi. Era un’oppositrice di Haftar

Uomini armati a bordo di tre veicoli hanno sparato all’avvocatessa libica mentre scendeva dalla sua macchina. Era insieme alla figlia. Così è stata ammazzata il giorno 10 novembre nel centro della città cirenaica di Bengasi (est della Libia) la nota attivista libica dei diritti umani Hanan al-Barassi. Al-Barassi, 46 anni, da tempo criticava con durezza gli abusi compiuti dalle forze dell’autoproclamato Esercito Nazionale Libico (Enl) guidato dal generale Haftar. La donna, prima di essere uccisa, aveva fatto una diretta facebook in cui aveva nuovamente attaccato le autorità del generale Haftar.

“Non mi arrenderò, solo con i proiettili mi arrenderò, se muoio, così sia. Solo nella morte sarò messa a tacere. Domani avrò diverse sorprese [da condividere], diverse sorprese”, aveva detto ai suoi followers. Elham Saudi, il direttore di Lawyers for Justice in Libya, un'organizzazione che cerca di difendere e promuovere i diritti umani nel Paese in conflitto, ha definito l'attacco un "spaventoso e doloroso promemoria della realtà sul campo" per le donne libiche. “Senza alcuna responsabilità, i trasgressori continueranno a farla franca con un omicidio letterale in pieno giorno”, ha aggiunto.

La ricercatrice Hanan Salah della ong Human Rights Watch scrive che Al-Barassi aveva pubblicamente denunciato le aggressioni e gli stupri di donne a Bengasi per i quali, a suo giudizio, erano implicati componenti dei gruppi armati della città così come aveva accusato quest’ultimi di corruzione.  Amnesty International invece dichiara che al-Barassi e sua figlia ricevevano minacce di morte da tempo. Il giorno prima di essere uccisala pagina social dell’avvocata aveva annunciato che avrebbe rilasciato un video in cui sarebbe stata dimostrata la corruzione della famiglia Haftar.

Il suo assassinio riporta alla mente anche la scomparsa di un’altra attivista cirenaica, la deputata Siham Sergewa, molto popolare anche in buona parte del Nord Africa dopo la deposizione dell’ex rais libico Gheddafi nel 2011. Di lei si sono ormai perse le tracce da tempo: quel che la stampa locale ha riferito in tutti questi mesi è che l’attivista è stata picchiata e rapita da casa da un gruppo armato. Sergewa aveva pubblicamente criticato la (fallimentare) offensiva di Haftar dell’aprile del 2019 contro il Governo di Accordo Nazionale (Gna) di Tripoli riconosciuto internazionalmente.

La Corte penale internazionale (CPI) ha il mandato di indagare sui crimini di guerra, sui crimini contro l'umanità e sul genocidio in Libia dal 2011. Una missione d'inchiesta dell'ONU sulla Libia, istituita di recente, ha il mandato di indagare su gravi violazioni in Libia dal 2016. Dovrebbero mettere a frutto i loro mandati per sostenere un'indagine credibile e indipendente sull'uccisione di Al-Barassi. “I gruppi armati a Bengasi sembrano pensare di essere invincibili e immuni da responsabilità", ha detto Salah.

“Le autorità lì devono dimostrare che si sbagliano e garantire che affrontino la giustizia per i loro crimini”. Marta Bellingreri  

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