“Una punta di Sal”. “La porta di una chiesa non e’ come tutte le altre porte…”

Redazione Prima Pagina Mazara

Questa è la storia di un portone particolare che vogliamo ricordare perché in questi giorni sono in corso le manifestazioni religiose per la Madonna del Paradiso di Mazara del Vallo. “La porta di una chiesa non è come tutte le altre porte. Essa apre e chiude l’accesso ad un luogo, da uno esterno ad uno interno, ma in particolare segna il limite tra due realtà: una mondana, l’altra sacra, riservata al culto. Dalla realtà terrena ci proiettiamo nella realtà celeste, dalla dimensione materiale ci immettiamo in quella spirituale, non tangibile, ma percepibile con il pensiero e con il cure”.

Lo scrive la compianta professoressa Paola Angelo nel suo libro “La porta del Paradiso” (stampato presso Grafiche Campo) in occasione dell’inaugurazione del nuovo portone in bronzo della chiesa Madonna del Paradiso, avvenuta il 4 luglio del 2010. Il vecchio portone ormai si apriva con difficoltà ed il parroco del tempo, il defunto padre Giuseppe Fullone, vi ha lavorato per anni per trovare i fondi per realizzare un nuovo portone. Alla fine ci riuscì e fu il giorno più felice della sua vita.

Da parecchio si pensava di arricchire il Santuario della Madonna del Paradiso con un nuovo portone - ha detto padre Giuseppe Fullone, parroco della chiesa Madonna del Paradiso- dato il deterioramento del precedente. Si è arrivati alla decisione di ricostruirlo quando non fu più possibile aprirlo”. Il progetto del portone è stato sviluppato dal professore Disma Tumminello, mazarese, scultore di provata esperienza con tante opere realizzate, che ha lavorato tanto sul progetto del portone fino a raggiungere la sintesi estetica che adesso è sotto gli occhi di tutti (in foto collage di copertina vedi particolare del portone della Chiesa Madonna del Paradiso di Mazara).

Il tema conduttore del “portale” è l’uomo che, esule dal Paradiso, cerca in sé, mediante la fede, la felicità perduta, ripercorrendo la storia di alcuni salienti episodi biblici, fusi ad elementi di altre religioni, ad acclarare l’idea che il mistero della fede in Dio, anche se in forme diverse, è presente in altre culture, e ad indicare un bisogno comune a tutta l’umanità. L’artista sviluppa il tema, dalla creazione, in otto scomparti, in pannelli che spiegano passi della Bibbia, splendide opere in bronzo.

Il progetto iconografico è stato curato da don Leo Di Simone. La fusione è avvenuta nella fonderia mazarese “Vulcano” di Biagio Foderà e Mimmo Signorello. Opera di scultura non semplice, realizzata con la millenaria tecnica della “fusione a cera persa” per la bravura, la dedizione e la pazienza della fonderia ormai nota in tutta l’Italia meridionale. La storia di questa Chiesa è la storia di un miracolo. Un miracolo che cominciò il 3 novembre 1797, quando - si narra -nell’angusta Cappella della Casa degli Esercizi spirituali fondata dai Gesuiti, i fedeli presenti notarono un evidente movimento degli occhi della Madonna, raffigurata in una tela di Sebastiano Conca.

Il miracolo si ripeté nei giorni successivi nella Cattedrale e nelle chiese dei monasteri di Santa Caterina, di Santa Veneranda e di San Michele, oltre che nel Collegio della Sacra Famiglia. Fu così che il Vescovo di allora, monsignor Orazio La Torre, diede avvio al processo investigativo per appurare il miracolo secondo le norme stabilite dal Concilio di Trento. Durante il processo, furono ascoltati 161 testimoni oculari e tutti resero la stessa testimonianza: gli occhi della Madonna avevano roteato e pure lacrimato.

Il 23 agosto 1798, venne proclamata ufficialmente l’autenticità del miracolo e il 20 aprile 1803, il dipinto fu solennemente incoronato nella Cappella della Casa degli Esercizi. La chiesetta, detta poi Cappella del Paradiso, si rivelò troppo piccola per accogliere i numerosi fedeli che arrivarono. Il vescovo, allora, fece restaurare la vicina chiesa della Madonna del Rosario, ribattezzandola chiesa della Madonna del Paradiso. Era il 6 novembre 1808. Dal 10 dicembre 1797 a tutto il mese di giugno dell'anno seguente, fu celebrato, per ordine del Vescovo, il processo di questo mirabile prodigio, a prova della sua veridicità. Il Vescovo, che ebbe pure lui il privilegio di osservare il prodigio, supplicò il Capitolo Vaticano di coronare l'immagine della Madonna secondo il legato di Alessandro Sforza.

Il Capitolo Vaticano, il 10 aprile 1803, decretò l'incoronazione, che ebbe luogo a Mazara Il movimento degli occhi della Sacra immagine, si è rinnovato e ripetuto il 20 ottobre 1807 testimone Don Giuseppe Maria Tomasi, dei principi di Lampedusa, autore del romanzo “Il Gattopardo”. Nel santuario si ripeté nel 1810, ancora il 21 gennaio 1811, il 5 marzo 1866 ed altre volte. L'ultimo, in ordine di tempo, è stato osservato nel 1981 nella stessa Cattedrale di Mazara. “La Madonna dei miracoli” la chiamano a Mazara e, durante le tre affollate processioni che si dipanano nel mese di luglio, molti fedeli scalzi seguono l’effige per una grazia ricevuta o per implorarla, manifestazioni religiose e sacre di profonda devozione seguite anche da chi non è cattolico.

Salvatore Giacalone