“Una punta di Sal”. La memoria, la politica, la morale. Nel frattempo oggi si vota per le “provinciali” di II livello
E’ una questione di memoria. Di memoria corta dei cittadini. Viviamo in un’epoca di flusso continuo di informazioni, dove le notizie si susseguono a un ritmo vertiginoso, spesso senza lasciare traccia. Questo bombardamento costante rende difficile mantenere viva la memoria degli eventi, soprattutto quelli scomodi. Così, accade che scandali e malefatte vengano rapidamente dimenticati, permettendo a chi li ha commessi di rimanere impunito o addirittura di essere rieletto. La mancanza di memoria storica, o la sua selettività, permette a chi governa senza morale di prosperare in un ambiente dove gli errori del passato non pesano mai davvero sulle decisioni future.
La “memoria” è qualcosa di estremamente importante, diversa dal ricordo, che pure è di grande rilievo. Il ricordo è legato più a un fatto privato, mentre la memoria - fatta anche di ricordi e di affetti - è soprattutto conoscenza e riflessione. La memoria ci consente di ricordare fatti del passato per cercare di capirli, e trarne indicazioni valide anche per il presente. La memoria è fondamentale per la collettività. Qualcuno ha detto che “un Paese senza memoria è un Paese condannato a deperire”.
La memoria si condensa, nei monumenti, nei simboli, nelle intitolazioni delle strade ed anche in tutti quei fatti storici la cui conoscenza dovrebbe costituire la base della convivenza civile di ogni Paese. Lo storico Giovanni De Luna ha scritto un libro molto importante, “La repubblica del dolore”, in cui sottolinea un difetto della nostra Repubblica, e cioè che si ricordano i caduti delle guerre con corone, celebrazioni, senza meditare a sufficienza sul significato di quelle morti. La riflessione sui fatti storici è fondamentale soprattutto per le nuove generazioni, che non hanno vissuto quei tempi e vogliono capire.
Per questo motivo bisogna porci il problema di comunicare, sempre e comunque.Questo corto circuito tra politica senza morale e memoria corta dei cittadini crea un circolo vizioso difficile da spezzare. Senza memoria, non c’è responsabilità; senza responsabilità, non c’è giustizia; e senza giustizia, il potere si esercita in modo arbitrario e oppressivo. In questo scenario, la democrazia stessa rischia di svuotarsi di significato, riducendosi a un meccanismo formale privo di sostanza, dove le elezioni diventano semplici rituali privi di reale partecipazione e consapevolezza.
Addirittura oggi, perdare un governo alla Province dopo 12 anni di commissariamenti, votano soltanto consiglieri comunali e sindaci dei 25 comuni della provincia, e i cittadini-elettori? “Democraticamente” sono esclusi. Ma c’è una via d’uscita? La storia ci insegna che momenti di grande crisi morale e politica possono essere superati grazie all’impegno civico e alla riscoperta dei valori fondanti della società. Recuperare la memoria storica, esigere trasparenza e responsabilità dai governanti, e soprattutto coltivare una coscienza etica che guidi le scelte politiche, sono passi essenziali per invertire questa tendenza.
La politica può tornare a essere il luogo della costruzione comune, dove la morale e la memoria non sono ostacoli, ma pilastri su cui edificare una società più giusta e solidale.Il 25 aprile rappresenta una delle date fondanti dell’identità repubblicana italiana. In questo giorno, nel 1945, l’insurrezione partigiana – promossa dal Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia – segnò l’inizio della definitiva liberazione del territorio italiano dal nazifascismo. È stata una giornata che non solo ha celebrato la fine dell’occupazione tedesca e della dittatura fascista, ma ha richiamato la rinascita di “una coscienza democratica fondata sulla Costituzione e sui valori della libertà, della giustizia e della partecipazione civile” ha detto il Presidente della Repubblica Mattarella. Venerdì scorso l’Anniversario dellaLiberazione che ha compiuto80 anni, è stato festeggiato in tutta Italia, anche a Mazara l’ANPI, l’Associazione NazionalePartigiani, si è riunita in via Dante Fiorentino, sotto la lapide commemorativa dedicata al partigiano assassinato Vincenzo Modica.
Le cronache del tempo raccontano che teatro dello scontro è stato Barbania, un piccolo centro in provincia di Torino. E’ il 21 febbraio del 1945. Tra i partigiani c’è un giovane mazarese, Giovanni Modica, ucciso a fucilate. E’ una strage fascista. Una esecuzione compiuta dal plotone Divisione Folgore della Repubblica Sociale Italiana. Furono uccisi a fucilate nella piazza principale di Barbania dieci partigiani della quarta divisione "Piemonte" delle brigate Garibaldi, catturati a Ciriè il 17 febbraio !945.
Insieme a Giovanni Modica c’erano Luigi Bettani, Giuseppe Bettas, Luigi Bosa, Angelo Capasso, Domenico Caporossi (Miguel), Ernesto Casagrande, Rinaldo Picatti, Vittorio Rolle e Piero Spedale. In via Dante Fiorentino, dopo i discorsi commemorativi in cui sono stati letti tutti i nomi dei partigiani mazaresi uccisi, è partito il corteo alla volta del Monumento ai Caduti - Statua del Milite Ignoto di villa Garibaldi, dove alla presenza di Autorità civilie militari sono stati resi gli onori militari e deposta una corona d'alloro.
E’ stata in tutta Italia una giornata dalla memoria “lunga”. L’unica.
Salvatore Giacalone