“Una punta di Sal”. La crisi delle vocazioni, seminari svuotati
Chiese chiuse perchè mancano i preti. La crisi delle vocazioni è un fenomeno dilagante. La scarsità è sotto gli occhi di tutti. I seminari sono quasi vuoti, restano le strutture monumentali, come il seminario di Mazara del Vallo. “Quando si parla di crisi della vocazione si ritiene che non si dovrebbe pensare tanto ai seminari e ai conventi vuoti e neanche semplicemente interrogarsi sulla pastorale vocazionale, su come rinnovarla o rifondarla”, dice don Gianni Cioli, direttore spirituale presso il seminario di Firenze, un prete studioso del fenomeno.
“Ci si chiede perchè dello svuotamento dei seminari. Qualcuno chiama in causa il calo demografico per cui meno nati, meno giovani, meno seminaristi. Altri vedono la causa del problema nella crisi cristiana della società per cui meno fede, meno vocazioni. Altri ancora vedono un problema nell’impegno del celibato unito al dovere della castità che giudicano incomprensibile per la sensibilità odierna. C’è poi chi considera la crisi d’immagine delle istituzioni in genere e della istituzione chiesa in specie: la chiesa in effetti è una istituzione e il prete è a sua volta un’istituzione nella chiesa.
Non da ultimo c’è chi vede nel calo drastico degli ingressi in seminario un effetto dello scandalo, che ha investito e sta investendo pesantemente la chiesa, relativo agli abusi sui minori compiuti da membri del clero. Se qualche anno fa, nell’immaginario collettivo, il prete anche se aveva fatto comunque una scelta poco comprensibile, era per lo più considerato come una bella persona, oggi rischia di essere (pre)giudicato come un potenziale delinquente”. Nella “Plenaria della Congregazione per gli istituti di Vita Consacrata e la Società di Vita Apostolica”, Papa Francesco ha spiegato che “si tratta del frutto avvelenato della cultura del provvisorio, del relativismo e della dittatura del denaro, che allontanano i giovani dalla vita consacrata; accanto, certamente, alla tragica diminuzione delle nascite, questo “inverno demografico”; nonché agli scandali e alla testimonianza tiepida”.
A Mazara abbiamo il seminario dei “chierici”, una volta fucina di seminaristi, diaconi e preti. Ampliando ulteriormente il termine, dopo il Concilio di Trento del 1564, si diffuse l'abitudine di chiamare chierici tutti i seminaristi, compresi quelli che non avevano neppure ricevuto la tonsura e che spesso erano ancora bambini. Da questo seminario ne sono passati a centinaia, oggi non più, anzi si è talmente diradata la loro presenza che alcuni ritengono che abbia chiuso i battenti, ma non è così.
Situato all’interno del centro storico, l’edificio di notevoli proporzioni occupa un intero lotto contornato da vie pubbliche sulle quali si affacciano la Cattedrale, il Palazzo Vescovile, il Municipio ed altri edifici (in copertina foto di piazza della Repubblica scattata dal Palazzo Vescovile di Mazara del Vallo: a dx il Seminario, a sx la Cattedrale). Costruito nel 1710, alla primitiva ala est si aggiunsero man mano altri corpi di fabbrica: l’ala nord con loggiato a due ordini ed un nuovo ingresso, il chiostro e la cappella; l’ala sud prospiciente sulla via Tortorici con il refettorio; l’ala ovest su via dell’Orologio, con la decorazione nella cappella.Mirabile architettura della quale Giovanni Biagio Amico nel 1714, si definì autore.
Una monumentalità unica che stupisce i molti turisti per l’equilibrio architettonico della piazza se pur altre strutture sono di epoche diverse, la Cattedrale e il palazzo vescovile innanzitutto. Oggi il seminario non ha più quelle frequenze di una volta . Oggi vi sono pochi seminaristi che si possono contare nelle dita di una mano e che, tra l’altro, frequentano la facoltà di teologia di Palermo. Negli anni ’40, prima delle guerra, il numero degli allievi si venne a consolidare sulle 80 unità e si crearono le premesse per ammettere ai sacri ordini quanti effettivamente avessero mostrato attitudini spirituali e culturali tali da non screditare il sacerdozio ministeriale e la sua funzione formativa.Grazie alle sue doti organizzative, il rettore del tempo, monsignor Gaspare Aiello poté assicurare alla Diocesi per un cinquantennio sacerdoti in numero adeguato ai reali bisogni delle comunità e culturalmente formati ed idonei alle nuove esigenze di una società in continua evoluzione.
Il quadro sinottico degli allievi in quegli anni mostra una leggera flessione solo per l’ultimo biennio del suo rettorato, che coincide con gli anni cruciali della guerra. Negli anni sessanta vi è un nuovo fermento ed i chierici aumentarono. Negli ultimi anni del rettorato di Aiello si intravidero chiaramente i sintomi di quella crisi che cominciava a travagliare l’Istituto. Il 1934 vide l’ordinazione di nove diaconi; nel 1936 sette candidati ricevettero il sacro Ordine del presbiterato; nel 1937 vide arrivare al sacerdozio ben undici diaconi.
Il 1938 segnò il grande traguardo con l’ordinazione sacerdotale di tredici diaconi; nell’agosto 1939 il vescovo impose le mani immettendo nel sacerdozio sei diaconi.L’anno 1940 vide la dichiarazione di guerra dell’Italia fascista accanto alla Germania e la relativa mobilitazione generale, che portò parecchi del clero a dovere indossare il grigio- verde. Il fronte di guerra rimaneva ancora lontano e il Seminario vide trascorrere un anno senza particolari problemi: altri sette alunni del Seminario vennero ammessi all’Ordine.
Il santo Concilio di Trento ordina che tutte le Chiesa Cattedrali, Metropolitane ed altre superiori… “siano obbligate a mantenere e allevare nella pietà e nella disciplina ecclesiastica…; che si scelgano primariamente i poveri… Non si riceverà in questo collegio alcun giovanetto che non abbia dodici anni di età, non sia nato da legittimo matrimonio, non sappia mediocremente leggere e scrivere… Questi alunni dovevano essere divisi per numero ed età”. In Sicilia il primo seminario ad essere fondato fu quello di Siracusa nel 1570 dal vescovo Giovanni Orasco Arzè.
Il secondo quello di Catania fondato dal vescovo Antonio Faraone nel 1572. Il terzo posto il seminario di Mazara del Vallo (1579), incalzato da quello di Agrigento. Si potrà ritornare ai “grandi numeri” delle vocazioni? Difficilmente perché il mondo è cambiato ed i giovani sono travolti da distrazioni che non hanno nulla hanno a che vedere con le riflessioni spirituali. Ne ha parlato anche il nuovo vescovo di Mazara, monsignor Angelo Giurdanella, nel discorso di insediamento.
Salvatore Giacalone