“Una punta di Sal”. Il silenzio della politica sui referendum

Redazione Prima Pagina Mazara

Nessuno ne parla, c’è un silenzio assoluto. Non ci sono elezioni, non c’è chi sale e chi scende, non ci sono corse alla poltrona. La politica tace. Eppure fra poche settimane saremo chiamati a votare 5 referendum su lavoro e cittadinanza per i quali ben oltre un milione di cittadini ha chiesto, firmando, che tutti si esprimessero in merito ai quesiti. Ad eccezione dei promotori dei referendum e di alcuni partiti non ci sono nemmeno bisbigli su questioni molto serie che interessano milioni di lavoratori.

Giornali, televisioni, radio, social network, nessuno ha finora ha speso una parola per dire che ci sono e spiegare di che cosa si tratta. La Rai ha promosso degli annunci: “Si vota l’8 e il 9 giugno per 5 referendum”. L’annuncio è finito, come si trattasse dello slogan di un prodotto. L'intenzione della politica è più che palese: far fallire la consultazione per mancato raggiungimento del quorum. Che lo faccia la coalizione di destra si potrebbe anche capire, si capisce meno chi avrebbe il dovere di informare i cittadini.

Non ci si può illudere che si possano tenere dei dibattiti pubblici tra sostenitori del Si e del No ma, almeno darne notizia, prevedere degli spazi autogestiti dove rappresentanti per il Si o per il No possano spiegare perché votare Si o No, sarebbe questo servizio pubblico. Invece nulla. Silenzio. Quasi una censura. Non se ne sa niente. Al punto che i cittadini elettori chiamati a esprimersi sui 5 quesiti non sapranno nemmeno di che diavolo si parla e pertanto saranno incentivati a starsene a casa.

L'obiettivo di chi non digerisce i referendum è quanto mai evidente: farli fallire per dimostrare che agli italiani di quei quesiti non importa nulla, che sono quattro gatti di sinistra a volere abrogare le storture del Jobs Act o modificare la legge sulla cittadinanza. Con amarezza, se mai ve ne fosse bisogno, dobbiamo constatare il silenzio su tutta la materia del sistema informativo e mediatico nazionale. Il cane da guardia della democrazia, chi avrebbe l'onere di controbilanciare il potere di chi governa affinché non ne abusi, si dimostra una volta di più pronto verso chi governa.

Comunque sia, l'8 e il 9 giugno 2025, i cittadini italiani saranno chiamati a votare su cinque referendum riguardanti temi di lavoro e cittadinanza. Quattro quesiti sono stati promossi dalla CGIL e da altre associazioni della società civile, mentre il quinto è stato proposto dal partito “Più Europa” con il sostegno di Possibile, PSI, Radicali Italiani e Rifondazione Comunista. Le proposte di referendum hanno ampiamente superato, con milioni di firme, il limite minimo di 500mila adesioni necessario.

Va ricordato che i referendum sono abrogativi, cioè chiedono di cancellare alcune norme per ripristinare le regole precedenti. I cinque quesiti referendari in estrema sintesi sono i seguenti:

Salvatore Giacalone