“Una punta di Sal”. I “cavi” di Mazara tra terra e mare. E la politica guarda…

Redazione Prima Pagina Mazara

La politica locale, s’intende, quella che soprattutto negli anni Sessanta, è stata considerata come «bassa politica», in netta contrapposizione alla cosiddetta «politica alta», propria dei Parlamenti e dei governi nazionali. C’è anche da dire che l’irrilevanza della politica locale nel nostro Paese è il frutto delle caratteristiche di un sistema politico di tipo partitocratico, proporzionale e centralizzato. Lo stato delle cose comincia a mutare negli ultimi decenni, in seguito alle riforme per l’autonomia ed il decentramento, attuate nella maggior parte dei Paesi dell’Europa Occidentale. Il potere delle istituzioni periferiche si rafforza e, parimenti, si amplia la sfera di influenza degli amministratori locali. Quest’ultimi, gestiscono delle risorse e dei poteri sempre più ampli e rilevanti, tanto che bisogna chiedersi se essi attualmente non stiano assumendo le vesti di un vero e proprio corpo politico “semi-separato”.

Influenza degli amministratori locali che però a Mazara non ha funzionato, almeno in due casi eclatanti: la stazione metanifera di Capo Feto e la presenza della società Sparkle con Tim. E c’è anche un terzo “caso” in itinere: l’arrivo di Sinergie, ovvero di Amazon. I mazaresi non hanno mai avuta simpatia per la grande struttura complessa della stazione metanifera dell’Eni. Confina con l’oasi faunistica di Capo Feto ed è a qualche chilometro distante dalla spiaggia di Tonnarella che, probabilmente, come dicono geologi e studiosi , si è depauperata a causa delle condotte sottomarine.

“Come mai – à stato detto sinteticamente – non abbiamo una riduzione del prezzo del gas considerato che la stazione metanifera sorge su una grande superficie del territorio di Mazara? E’ possibile che in città non rimane nulla?”. Quindi, a fronte di questa presenza e sui rischi del mantenimento di un impianto, possibile obiettivo strategico di eventuali attacchi terroristici o sulla possibilità di un incidente interno allo stesso impianto, più volte negli anni passati, era stata sollevata la questione della mancanza di vantaggi diretti per la cittadinanza mazarese in termini di economicità delle bollette del gas metano o in termini d'investimenti per la riqualificazione ambientale, come un possibile piano di ripascimento della spiaggia di Tonnarella.

Richieste che non hanno mai ricevute risposte. E i rischi? A Mazara, nel mese di gennaio del 2015, quando in Francia, avvenne l’attentato al giornale satirico Charlie Hebdo, un massacro con dodici morti, il prefetto di Trapani del tempo, Leopoldo Falco, ha annunciato il rafforzamento dei controlli negli obiettivi sensibili, tra cui la stazione metanifera di Mazara che rimane nell’occhio del ciclone quando si registrano azioni terroristiche in qualche Paese europeo. Il gasdotto parte dal campo di Hassu R’ Mel, in pieno deserto algerino, e dopo aver attraversato la Tunisia, si inabissa nel Mar Mediterraneo raggiungendo le coste siciliane presso Mazara del Vallo.

Da qui risale l'Italia e arriva al punto di approdo finale di Minerbio, nei pressi di Bologna, dove il gas viene stoccato in uno dei più grandi centri di stoccaggio italiano di proprietà della Stogit. Complessivamente è lungo più di 2.200 km, di cui 370 km in Tunisia e 380 km offshore nel Canale di Sicilia. La stazione metanifera occupa un’area demaniale di mq 20.000 e di mq. 86.850 del fondo del mare territoriale antistante la zona di “Capo Feto. L’intero tracciato si sviluppa parallelamente ai due metanodotti già esistenti in un territorio prevalentemente pianeggiante e interessa anche i Comuni di Campobello di Mazara, Castelvetrano e Menfi.

La prima linea del gasdotto, capace di trasportare 12,3 miliardi di metri cubi di gas all'anno, fu costruita fra il 1978 e il 1983, dopo che l'Eni aveva concluso un contratto per la fornitura di gas algerino della durata di 25 anni con Sonatrach. La sua capacità è stata poi accresciuta a 24 miliardi di metri cubi annui grazie al completamento, nel 1997, della seconda linea. Un'ulteriore espansione di 3,2 miliardi di metri cubi annui è avvenuta nel corso del 2008, ed un'altra, di 3,3 miliardi di metri cubi annui, è avvenuta nel 2012.

Due anni fa (maggio 2019), l’Eni è riuscita a rinnovare gli accordi con Sonatrach, sia sull’acquisto che sul trasporto del gas: un passo importante, non solo perché si tratta di forniture in grado di coprire il 15% delle importazioni italiane di gas, ma anche perché la chiusura delle trattative è avvenuta nonostante la difficile situazione politica dell’Algeria. Cosa ha ottenuto la città per questa mastodontica struttura? Qualche posto di lavoro (forse tre) e la Pinacoteca chiamata Algeria, una bella opera da mostrare a studenti e turisti ma finita ad infracidire, dopo qualche anno, in qualche magazzino comunale.

Passiamo ad altro. In un’anonima palazzina (vedi foto copertina) del lungomare San Vito di Mazara del Vallo quasi di fronte ad un lido balneare, approdano ben 9 cavi sottomarini: Columbus-III, Didon, GO-1 Mediterranean Cable System, Hannibal System, Italy-Libya, Janna, Lev Submarine System, Middle East North Africa (Mena) Cable System/Gulf Bridge International e il SeaMeWe-3, quattro dei quali controllati da TIM/ex Telecom Italia/ex SIP, tra cui:

1) l'Italy-Lybia (proprietà di Telecom Italia Sparkle e della Libya International Telecommunications Company) il submarine cable di 570 km che collega la costa siciliana con quella libica;

2) il Lev Submarine System (realizzato nel 1999 e proprietà di Telecom Italia Sparkle) che con i suoi 2.600 km collega il nostro paese con Israele (Tel Aviv), passando per Cipro;

3) Didon (gestito da un consorzio italo-tunisino, con la partecipazione di Interoute) che collega Mazara alla Tunisia;

4) Columbus-3 (proprietà di Telecom Sparkle) che dal 1999 trasmette dati dagli Usa attraverso la Spagna e il Portogallo.

In ogni caso gran parte dei cavi sottomarini che transitano in Sicilia sono gestiti da un consorzio internazionale di cui fa parte anche la società Telecom Italia Sparkle del gruppo Telecom Italia che fornisce servizi di routing attraverso Seabone, il backbone in fibra ottica di 375mila chilometri che collega Europa, America e Asia.

Nell’anonima palazzina, all’esterno c’è un cartoncino in cui si legge “Sparkle”. Mazara del Vallo è stata inserita nel programma nazionale di copertura di FiberCop, la nuova società del Gruppo Tim che ha l'obiettivo di realizzare la rete di accesso secondaria in fibra ottica nelle aree nere e grigie del Paese per sviluppare soluzioni secondo il modello del co-investimento aperto previsto dal nuovo Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche.

A Mazara Tim ha già avviato il piano di cablaggio che, con un investimento stimato di circa 3,5 milioni di euro, porta la fibra ottica fino alle abitazioni per rendere disponibili collegamenti ultraveloci fino a 1 Gigabit/s. L'obiettivo è di collegare circa 14mila unità immobiliari alla conclusione del piano. Tutto è passato sulla testa dei politici locali passati e presenti che non hanno tentato, magari, di fare qualche forzatura per ottenere qualcosa per la città. Forse c’è stato di mezzo qualche posto di lavoro, robetta di poco conto rispetto a quello che è successo e succede nel territorio.

Ed infine l’ultima “invasione”. A Mazara arriva anche Amazon che detiene l’80% della società francese "Energie" che sta realizzando sui terreni della città il Parco Agro fotovoltaico del Green Italia. Sorgerà su 113 ettari di terreno agricolo tra vigneti, oliveti, frutteti e poco pascolo. Progetto di Innovazione Tecnologica, con pannelli orientabili per catturare più luce in base al movimento del sole e del vento. Un impianto fotovoltaico montato su terreni coltivabili che, oltre a produrre energia elettrica “pulita”, garantirebbe la continuità delle attività agricole, evitando l’abbandono del suolo."Energie" paga l’affitto del terreno dai 1500 ai 3000 euro anno ad ettaro.

Il progetto agro-fotovoltaico sarà attivo entro l’aprile 2022. Sarebbe interessante, per esempio, che l’amministrazione comunale chiedesse (ma non con il cappello in mano) la collocazione di impianti fotovoltaici in tutti gli edifici pubblici della città. E’ chiedere tanto anche se si tratta di società pubbliche – private che ha rapporti con privati proprietari terrieri.? Ma è sul territorio di Mazara che avviene tutto questo e la politica locale non si può voltare da un’altra parte.

Salvatore Giacalone