“Un po’ di scuola.”. DAD o non DAD?

Redazione Prima Pagina Mazara

Chi non sta in una classe di adolescenti ogni giorno, non può capire che i ragazzi, pur richiamati ogni 2 minuti, si abbassano le mascherine, si scambiano merendine e caramelle, arrivano anche ad abbracciarsi, inoltre stanno insieme in classe per 6 o più ore al giorno. L'aria si rinnova solo aprendo le finestre, al cambio dell'ora e con lamentele varie. In sostanza se un ragazzo ha il Covid è più facile contagiare un compagno che un familiare. Eppure quando molti Docenti e alcuni Dirigenti, dopo le vacanze Natalizie, hanno chiesto la possibilità di effettuare le lezioni in DAD per due settimane, da molte parti ho risentito i soliti luoghi comuni: “gli insegnanti vogliono continuare le vacanze”, “molti insegnanti sono innamorati dello stipendio…”. 

Docenti e Dirigenti chiedevano solo due o tre settimane di DAD guidata e ben coordinata invece di piombare nel caos in cui si trovano ora tantissime scuole in tutta Italia, che, costrette ad utilizzare la didattica mista, si ritrovano con alunni a casa collegati con i compagni in classe, con docenti fragili a casa, con docenti positivi in quarantena, con grandi difficoltà nelle sostituzioni, per carenza di organico, con classi scoperte, in alcune ore, o "controllate" dai bidelli. Tutto ciò comporta in realtà un fermo della didattica che invece in Dad sarebbe andata comunque avanti. Ricordo anche che i bimbi dell'infanzia non indossano mascherine e non sono vaccinati ed in proposito, qualche giorno fa, in un servizio giornalistico sul Gaslini si diceva che l’ospedale è pieno di bimbi positivi al Covid e non vaccinati perché piccoli.

Io non amo la DAD, che per noi insegnanti, non è vacanza, anzi è un impegno maggiore a livello di ore di lavoro e di stress, ma credo che la confusione che si è generata in questi giorni e l'aumento dei contagi si sarebbero potuti controllare solo evitando la presenza nelle aule scolastiche per qualche giorno, per poter salvaguardare la salute fisica e mentale dei nostri alunni.

Maria Teresa Carmicio