Ultime della sera, “San Giorgio: il Santo Patrono degli scout”

Redazione Prima Pagina Mazara

di Francesco SCIACCHITANO

Oggi 23 aprile e una giornata molto particolare per noi scout, perché oggi tutti gli scout del mondo festeggiano San Giorgio, il nostro Santo patrono.

San Giorgio è un santo tra i più venerati che incarna gli ideali del cavaliere medioevale: difensore di miseri e indifesi e viene eletto patrono della cavalleria crociata.

Della sua vita, famoso è l’episodio in cui libera la principessa dal dragone. Soprattutto nel medioevo la sua lotta contro il drago diventa il prototipo della lotta del bene contro il male e per questo il mondo della cavalleria vi vede incarnati i suoi ideali.

Frequentemente, nell’iconografia San Giorgio è raffigurato come il cavaliere che in modo avventuroso ed eroico, uccide il drago dagli occhi di fuoco, stando a cavallo con una lancia fiammeggiante e uno scudo finemente cesellato.

San Giorgio è esempio di cavaliere ardente, entusiasta, fedele, forte, vittorioso.

La figura di San Giorgio viene proposta da Baden Powell come un vero e proprio modello a cui ogni ragazzo può ispirarsi nel corso dell’itinerario formativo scout.

Nel dipingere la figura dello scout come un novello cavaliere, Baden Powell non può che richiamarsi al santo cavaliere e invita ripetutamente gli scout a rifarsi alle eroiche virtù di San Giorgio.

In fondo la stessa legge scout, come rivisitazione degli ideali cavallereschi, trova in San Giorgio il suo modello ideale.

Guardando a lui, un esploratore e una guida sanno di poter vivere anche loro la grande avventura di figli di Dio, fedeli e pronti nel compiere il bene anche superando prove difficili.

In particolare, Baden-Powell intende incitare ogni scout e guida ad impegnarsi, con cuore saldo e gioiosa fiducia, come ha fatto San Giorgio, nella lotta contro il male, rappresentato dal drago della tentazione, o dalle difficoltà che gli stanno di fronte.

Nella storia di San Giorgio, l’atto di aiutare gli altri è simboleggiato dal liberare la principessa.

Baden Powell invita ciascuno al sacrificio di sé a servizio del prossimo.

Ma è anche il giorno che tutti gli scout del mondo rinnovano la loro promessa, e per ricordare a tutti noi il valore della promessa scout, voglio condividere questo articolo di Guido Speciale del gruppo AGESCI Palermo 15:

Se indossi i pantaloni corti, la camicia azzurra e il fazzolettone, cammini con lo zaino per sentieri, stai in cerchio a cantare e fare gesti strani per la gente comune sei uno scout.

Ma chi ha vissuto personalmente l’esperienza sa che questo non basta.

Se non hai preso l’impegno della Promessa non potrai mai essere uno scout!

Una volta scout, sempre scout?

Si.

Se la Promessa è arrivata al cuore non ha scadenza.

In missione o in route per paesi e sentieri potrai incontrare qualcuno, magari con tutti i capelli bianchi, che ti saluterà con le tre dita tese e il pollice che aiuta il mignolo a formare un cerchio.

Basterà un sorriso per sentirsi fratelli.

Anche quando non indosserai più l’uniforme, non scalerai più sentieri, non cucinerai più con il fornellino il tuo impegno sarà sempre lì dentro di te a ricordarti quel momento.

Come scordare la Veglia e poi le gambe incerte mentre davanti ai capi la voce tremante recitava:

Con l’aiuto di Dio prometto sul mio onore di fare del mio meglio:

-per compiere il mio dovere verso Dio e verso il mio paese;

-per aiutare gli altri in ogni circostanza;

-per osservare la Legge scout”.

Subito dopo, per la prima volta il saluto da scout a fratelli scout con gli occhi lucidi e gli sguardi compiaciuti.

Così ha inizio la Promessa della vita.

Con l’aiuto di Dio”

Di fronte ad un impegno così importante lo scout sa che in alcuni momenti dovrà ricorrere a Dio.

Cioè affidarsi alla Speranza della Fede, che non è l’ottimismo, ma la certezza della Provvidenza.

Un incontro inatteso, un rifugio non previsto, una Parola” appropriata, una mano tesa possono essere le manifestazioni del Suo aiuto.

Lo scout non vive in funzione o in attesa dell’intervento divino ma sa che può contare sull’ infinità bontà del Padre.

prometto sul mio onore”

La cosa più importante per uno scout è la dignità.

Il riconoscersi ed essere riconosciuto come persona onorabile, che rispetta e merita rispetto; che conduce la propria vita nella testimonianza quotidiana dei valori che l’esperienza scout gli ha fatto scegliere.

Sia il tuo parlare: Si, si. No, no”.

L’impegno preso o ricevuto per lo scout è assunzione di responsabilità piena, senza se e senza ma.

Chi gli sta accanto percepisce che può fidarsi ed anche senza la camicia azzurra ed il fazzolettone al collo gli capita di sentirsi dire: Ma tu sei scout?”

di fare del mio meglio”

Lo scout è consapevole che non sempre potrà raggiungere ciò per cui si è impegnato.

Il risultato della sua azione è importante ma lo è ancor di più l’amore, l’attenzione, lo spirito e la cura con cui ha cercato di conseguire l’obiettivo.

Del mio meglio!”

che è l’impegno insegnato ai lupetti – che vale per ogni scout – implica un dinamismo, l’esortazione a saper fare sempre meglio.

Nell’esame della sua vita lo scout impara a dare più valore al suo meglio” fatto che al successo ottenuto.

per compiere il mio dovere verso Dio e verso il mio paese”

Il senso del dovere racchiude in se il riconoscersi debitori” nei confronti di qualcuno.

Non si tratta di obbligo ma di consapevolezza morale.

Lo scout, infinitamente grato dei doni ricevuti, è animato dal desiderio di riconoscenza nei confronti del suo Creatore” e della Terra” che lo accoglie.

E lo fa con il suo stile di ricerca, di cura, di attenzione, di riflessione e di azione.

Una croce in cima ad un monte, un anziano accudito, una fronte ripulita, una preghiera per un malato, un diritto difeso possono essere le tracce di dovere” lasciate dallo scout.

per aiutare gli altri in ogni circostanza”

Lo scout, guidato dall’insegnamento di B.P. – per essere felici bisogna far felici gli altri -, si impegna perché nella sua vita non manchi mai la Buona Azione quotidiana. Innamorato delle parole di Gesù – ama il prossimo tuo come te stesso –, vive la sua vita con spirito di Servizio; non come un dovere ma come una vocazione.

Lo scout sperimenta quotidianamente l’”Estote parati” in ogni condizione di età, luogo, salute, malattia, ricchezza, povertà.

per osservare la Legge scout”

Sono i dieci articoli scolpiti nella mente di ogni scout.

Un decalogo non fatto di avvertimenti, di divieti, di proibizioni ma che pone stimoli, obbiettivi e sfide.

Qualità e caratteristiche che ogni scout si sforza di raggiungere e di rispettare anche quando ormai il suo fazzolettone è solo posto li a vista nella sua stanza a ricordarglielo.

L’osservanza della Legge per lo scout non è una costrizione ma l’orgoglio di sentirsi testimone di uno stile di vita.

E per concludere questa riflessione sull’essere scout non trovo di meglio che le parole usate dallo stesso fondatore in quello che è considerato il suo testamento spirituale, ossia il suo ultimo messaggio:

Cari scouts, se avete visto la commedia Peter Pan vi ricorderete che il capo dei pirati ripeteva ad ogni occasione il suo ultimo discorso per paura di non avere il tempo di farlo quando fosse giunto per lui il momento di morire davvero. Succede press’a poco lo stesso anche a me e per quanto non sia ancora in punto di morte quel momento verrà un giorno o l’altro; così desidero mandarvi un ultimo saluto, prima che ci separiamo per sempre.

Ricordate che sono le ultime parole che udrete da me, meditatele. Io ho trascorso una vita felicissima e desidero che ciascuno di voi abbia una vita altrettanto felice. Credo che il Signore ci abbia messo in questo mondo meraviglioso per essere felici e godere della vita. La felicità non dipende dalle ricchezze né dal successo nella carriera, né dal cedere alle nostre voglie. Un passo verso la felicità lo farete conquistandovi salute e robustezza finché siete ragazzi, per poter “essere utili” e godere la vita pienamente, una volta fatti uomini. Lo studio della natura vi mostrerà di quante cose belle e meravigliose Dio ha riempito il mondo per la vostra felicità. Contentatevi di quello che avete e cercate di trarne tutto il profitto che potete.

Guardate al lato bello delle cose e non al lato brutto. Ma il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri. Procurate di lasciare questo mondo un po’ migliore di quanto lo avete trovato e quando suonerà la vostra ora di morire potrete morire felici nella coscienza di non avere sprecato il vostro tempo, ma di avere “fatto del vostro meglio”. “Siate preparati” così a vivere felici ed a morire felici: mantenete la vostra promessa di esploratori, anche quando non sarete più ragazzi, e Dio vi aiuti in questo.

Il vostro amico

Baden Powell

La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

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